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Fantesche e Fantini – le anime del Festival – GIORGIO IL LIBRAIO

- 23/08/2024


di Alessandra Ventura

Pineta comunale di Torricella Peligna, 22 agosto, prima giornata del festival “Il dio di mio padre” 2024.
Chi, come me, frequenta inesorabilmente questi luoghi, anno dopo anno, si è abituato a misurare lo scorrere del tempo con il numero delle partecipazioni al festival fantiano.

La persona che ho intervistato oggi pomeriggio, ad esempio, ne ha fatte già dodici, ed è ancora giovanissima.
Giorgio, 34 anni, libraio, di origine pugliese, vive a Bologna dai tempi dell’università, dove si appassionò a Fante tanto da dedicargli la tesi di laurea. Arrivò qui la prima volta nel 2013, sulle tracce di Dan, figlio di John, e del mai troppo compianto Francesco Durante, traduttore e massimo conoscitore dell’opera di
Fante, che lo avrebbero aiutato nella stesura della tesi. Si era accampato con degli amici proprio qui in pineta, quando l’allora vice-sindaco(oggi primo cittadino) Carmine Ficca lo raggiunse solerte con la sua auto per portarlo “da Angelina”, dove era stata allestita una megaspaghettata condita da tanto vino che solo in Abruzzo… Quella sera Giorgio comprese che probabilmente John Fante non sarebbe esistito alla maniera in cui lo conosciamo e amiamo se i suoi avi non fossero nati esattamente qui, sotto il profilo
aspro ma generoso della Maiella.
All’età di 26 anni Giorgio comincia a lavorare come libraio, prima all’estero poi a Bologna, dove nel 2016 apre “La confraternita dell’uva”, libreria indipendente. Dal 2017 è presente a Torricella con il suo banchetto.
Alessandra: Perché una libreria dedicata a John Fante nel cuore di Bologna e perché proprio a “La confraternita dell’uva”?
Giorgio: John Fante mi ha dato un lavoro: era il minimo che potessi fare per ringraziarlo. Fante è un autore “letterario”, che parla di scrittura e di scrittori, ma anche uno scrittore “di passione”, perché i lettori si affezionano a lui in modo speciale.
Non si può dire che sia sconosciuto al grande pubblico, ma non è neanche così famoso, proprio come ciò che propongo nella mia libreria, invitando i clienti a scoprire nuovi autori e nuovi sguardi.
Il mio primo incontro con l’opera fantiana è stato, come per molti,“Chiedi alla polvere”, che forse resta il suo capolavoro, tuttavia la scelta del nome per la libreria è caduta su “La confraternita dell’uva”, altra pietra miliare, perché inizialmente avevamo anche un wine bar; non è più così dal 2022, ma oggi la
libreria continua a essere il fulcro della “Confraternita dei lettori”, un gruppo di lettura che vi si riunisce mensilmente per discutere del libro letto in comune.
Alessandra: Parliamo proprio della clientela… Che cosa differenzia i lettori bolognesi da quelli del Festival?
Giorgio: Sicuramente l’età anagrafica è diversa, perché a Bologna abbiamo mediamente clienti più giovani, ma la passione è la stessa!

Alessandra: Ci sono altri festival a cui partecipi con il tuo banchetto di libraio?
Giorgio: Da tre anni, a Bologna, abbiamo intrecciato una rete di una quindicina di librerie indipendenti che ogni 23 aprile organizza la versione italiana del festival catalano di “Sant Jordi”, che ho scoperto a “Le nuvole”, libreria italiana di stanza a Barcellona. In quel giorno è tradizione scambiarsi un libro e
una rosa…
Alessandra: Tornando a Torricella… Dal tuo osservatorio strategico, qual è stato l’evento più memorabile di questi anni?
Giorgio: Sai, la cosa particolare di questo festival è che da un lato ha un carattere internazionale e dall’altro familiare. Per farti un esempio, non posso dimenticare la scena di Nada e Dan
Fante seduti a giocare a carte con due vecchietti del posto.

Alessandra: Ogni anno carichi sul tuo furgone scatole e scatole di volumi…
Giorgio: Sono migliaia di volumi in effetti…
Alessandra: Qual è stato il libro che ha venduto di più?
Giorgio: Mah, ricordo che quando venne Gianrico Carofiglio avevo finito tutto e cominciarono a chiedermi il libro del fratello, Francesco Carofiglio, pur di avere qualcosa da farsi autografrare…
Anche Galimberti non scherzò con le vendite.
Alessandra: Ma, insomma, questa fissazione per John Fante a te da dove ti viene?
Giorgio: Beh, c’è una componente di immedesimazione, perché anch’io ho le radici altrove… ma voglio risponderti con una frase di Charles Bukowski, da “Panino al prosciutto”:
Quando la verità di qualcuno è la tua stessa verità, e lui sembra
dirla solo per te, è una cosa fantastica […]”.

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