Questa settimana il consiglio bibliografico di BL MAGAZINE è un grande classico che tutti, ma proprio tutti, dovrebbero possedere. Ricordo che una volta, attorno ad un fuoco, un mio vecchio capo scout, ci spiegò che i libri non hanno ditta né, tantomeno, una data di scadenza. I libri sono un prodotto umano atipico, concepiti per durare nel tempo e per dare la possibilità, a chiunque, di poter attingere conoscenza e aumentare gli orizzonti per poter rispondere all’socratica domanda “Che ci facciamo qui sulla terra?”
Il libro che vi presenterò oggi è una raccolta di racconti del genio indiscusso della letteratura ispanoamericana: Finzioni di Jorge Luis Borges edito da Adelphi.
La Trama
Un falso paese scoperto in «un’enciclopedia pirata», Uqbar, e un pianeta immaginario, Tlön, «labirinto ordito da uomini» ma capace di cambiare la faccia del mondo; il Don Chisciotte di Menard, identico a quello di Cervantes, eppure infinitamente più ricco; il mago che plasma un figlio nella materia dei sogni e scopre di essere a sua volta solo un sogno; l’infinita Biblioteca di Babele, i cui scaffali «registrano tutte le combinazioni possibili della ventina di simboli ortografici … cioè tutto ciò che è dato di esprimere: in tutte le lingue» e che sopravvivrà all’estinzione della specie umana; il giardino dai sentieri che si biforcano; l’insonne Funes, che ha più ricordi di quanti ne avranno mai tutti gli uomini insieme; il perspicace detective Lönnrot, che risolve una serie di delitti grazie a un triangolo equilatero e a una parola greca, Tetragrammaton, e si condanna a morte; lo scrittore ebreo Jaromir Hladìk, cui Dio concede di portare a termine una tragedia in versi davanti al plotone di esecuzione tedesco, in un immoto istante che dura un anno.
Sono i lemmi di un’enciclopedia illusoria e al tempo stesso, non diversamente da quella di Tlön, di arcana, irresistibile potenza. Un’enciclopedia che ha scompaginato le nostre certezze in materia di letteratura e che tuttavia sembra riflettere il nostro paesaggio interiore – come un’antica mappa che, riaffiorata d’improvviso alla luce, riveli segni e simboli inspiegabilmente familiari. Un’enciclopedia che, forse, avevamo già sognato.
Finzioni (1944) giunse in Italia nel 1955, e la traduzione di Franco Lucentini fu la prima di un’opera di Borges.
La Recensione
Ho deciso di recensire un vecchio classico per dare uno spunto di decodifica del presente. Questo 2021 si è aperto nel peggiore dei modi, in Italia e nel Mondo. Crisi di governo, l’assalto a Capitol Hill e la rielezione di Museveni in Uganda sono solo tre degli episodi singolari che sono avvenuti in questo inizio del nuovo anno. Tutti e tre gli eventi, ma anche moltissimi altri, hanno una radice comune: la narrazione della realtà. Ecco dunque, che il Libro di Borges può stimolarci nel comprendere i meccanismi moderni e la possibilità di analizzarne una più che puntuale decodifica. Il titolo di questa raccolta è quanto mai eloquente: Finzioni (è l’esatta traduzione dallo spagnolo). La struttura di questo libro ha più volte visto e rivisto edizioni. In effetti tutti i racconti narrati sono estrapolati da una rivista letteraria argentina , SUR, dove furono pubblicati di prima mano. Dopo alcuni anni, l’editore di Borges decise di incastonarli insieme in un unico libro donandoci, quindi, degli spunti filosofici che vanno al di la del tempo e delle carte geografiche.
Borges delinea in maniera onirica diversi temi, che vanno dal plagio di un libro al tentativo di racchiudere tutte le conoscenze umane in poche lettere. Finzioni è un meraviglioso tentativo di rendere palese l’inclinazioni degli uomini e delle donne di poter raggiungere ad ogni costo i propri obiettivi, giocando, spesso, carte false. Accurato fino all’inverosimile, Borges scrive con il suo personalissimo stile: un ibridazione di saggio e romanzo per creare, nella finzione narrativa, l’opportunità di sperimentare le finzioni umane. Per ultimo, invece, voglio descrivere il primo racconto, Tlön, Uqbar, Orbis Tertius , è un espediente singolare per poter parlare di politica. L’io narrante ripercorre la fatica umanistica nel ricercare informazioni su un presunto luogo, Uqbar. La presenza di questa ipotetica città è menzionata solo in una enciclopedia Americana dalla dubbia rilegatura. Non v’è menzione alcuna in altri testi o documenti. Si desume che ci sia qualcuno che creda che la città di Uqbar sia realmente esistita. Più avanti l’io narrante viene a conoscenza di un pianeta addirittura, con delle caratteristiche particolarissime. Questo pianeta e Tlön. Lì accadono cose stranissime. La percezione del tempo e dello spazio sono assolutamente differenti. Il computo avviene su base 12. Borges descrive nei minimi dettagli le scuole di pensiero di quel pianeta delineando un sofisticatissimo intreccio per definire al meglio quella presunta località dell’universo. Si snocciolano una enormità di episodi, di idee e descrizioni altamente verosimili.
Solo a conclusione del racconto, in una lettera dell’autore si comprende la finzione. Borges aveva immaginato un meccanismo umano: credere ad una narrazione divergente. Tlön, Uqbar, Orbis Tertius , è un arguto espediente per far credere al lettore quello che si vuole. Borges aveva immaginato che il tutto potesse nascere dalla consultazione di una fonte “pirata”: l’Enciclopedia Americana. Nel 1940 le fonti alla base di ogni pensiero dovevano nascere necessariamente da un libro stampato.
È lampante quanto questo racconto possa enormemente farci analizzare il presente. Basta pensare a come schiere di persone cambino opinione attraverso un post su internet. La necessità delle fonti, ufficiali o “pirata”, sono un bisogno intangibile per credere quello che si vuole. Le narrazioni sono sempre molteplici ed ognuno cerca la narrazione più verosimile. In questa spasmodica ricerca di fonti ci si muove velocemente, andando necessariamente a “prelevare” ed utilizzare quella che più facilmente si incastra con l’immaginazione del reale che abbiamo deciso di scegliere.
Nel 1940 Borges non sapeva assolutamente che questa dinamica oscura dell’intelletto umano si sarebbe totalmente innescata ad inizio 2021. L’acme dello scontro di narrazioni è appena cominciato. A Capitol Hill abbiamo visto migliaia di persone che credono ardentemente alle teorie Qanon, rinnegando totalmente l’esito dei voti americani. Milioni di persone credono che il covid non esista e che il vaccino sia una mera opportunità di un governo totalitaristico ombra per tracciarci costantemente. Museveni, il dittatore ugandese, si è fatto rieleggere raccontando l’incombente minaccia LGBTIAQ+ che a breve attraverserà la sua nazione e minaccerà lo status quo dell’Uganda (uno spauracchio simile è un deja vù degli anni ’30 in Germania).
Tornando al libro, Finzioni è una lente d’ingrandimento per comprendere queste acutissime dinamiche che si innescano nei popoli umani. Alla base della realtà presente c’è sempre una narrazione a cui credere…. spetta a noi comprendere quale scegliere per immaginare il futuro migliore.