Il 27 gennaio ricorre la Giornata della Memoria, con la quale si commemorano le vittime della seconda guerra mondiale, in particolare le vittime dei regimi fascista e nazista.
Noi di BL Magazine siamo molto sensibili riguardo l’argomento e ne abbiamo parlato in molti aspetti, come per esempio la figura di Irma Grese. Se nel corso del tempo si è dato spazio, giustamente, alle vittime di maggior numero, poco o niente si dice dei gruppi più piccoli, quelli bollati come “vite indegne di essere vissute” e il programma Aktion T4: i disabili.
I princìpi del regime nazista
Oggigiorno i principi del regime nazista non sono un mistero per nessuno: sulla base di teorie e studi scientifici fuorviati, ogni nazione o zona mondiale aveva una razza umana. Alcune più evolute e degne di nota (razze superiori) e alcune barbare e animalesche (razze inferiori).
Dai tratti fisici e caratteristiche culturali varie, il popolo germanico era stato eletto dal suo leader come “razza superiore“: capelli biondi, occhi azzurri e alta statura sono solo alcuni dei tratti considerati “puri”, quindi da valorizzare rispetto ad altri. Questo poneva tutte le altre “razze” su un livello differente, da sottomettere o addirittura sopprimere. E cosa succedeva all’interno degli appartenenti alla stessa “razza”? Andavano tutti bene a prescindere? Oppure alcuni non erano portatori degli ideali o dei tratti a cui si appoggiava l’ideologia?
Ecco che ebbe inizio uno dei programmi più moralmente indegni del regime nazista: Il Programma Aktion T4.
Il Programma Aktion T4
Il programma Aktion T4 è il nome con cui si designa il programma di eugenetica tedesca.
Sotto responsabilità medica, si dichiaravano tutta una serie di tratti fisici e mentali da selezionare perché ritenuti utili (eugenetica positiva) e tratti fisici e mentali da eliminare (eugenetica negativa). Prima della seconda guerra mondiale, l’Aktion T4 prese piede in Germania con il pensiero di “igiene razziale“.
Il 14 luglio 1933 fu discussa dal parlamento tedesco la Gesetz zur Verhütung erbkranken Nachwuchses («Legge sulla prevenzione della nascita di persone affette da malattie ereditarie»). Questa legge stabiliva che le persone affette da malattie ereditarie (o identificate come tali) fossero sterilizzate.
Qualche esempio? Schizofrenia, epilessia, cecità, sordità e ritardo mentale. La legge prevedeva la sterilizzazione anche degli alcolisti cronici. Le disabilità fisiche furono lasciate da parte in un primo momento, specie se acquisite nel tempo e non dalla nascita (come perdita di arti, ferite di guerra e altro). Ci furono proteste popolari a riguardo, specie dagli appartenenti alla comunità cattolica, ma il programma andò avanti, sterilizzando circa 400.000 persone nei 12 anni di regime.
“Vite indegne di essere vissute”
Poco dopo l’avvio del progetto, Hitler espresse opinioni positive sul “mettere fine alle vite dei malati inguaribili“. Ci volle tempo, ma grazie a una forte campagna propagandistica e allo scoppio della guerra, poté mettere in atto il progetto agognato. Nel suo ribrezzo per le malattie mentali, influenzò profondamente l’opinione pubblica mirando ad argomenti come la purezza della razza, ma soprattutto il peso economico e di spazio in tempi di guerra.
Un esempio è il celebre problema di matematica citato ne La vita è bella
Un pazzo costa allo Stato 4 marchi al giorno. Uno storpio 4,50, un epilettico 3,50. Visto che la quota media è di 4 marchi al giorno e i ricoverati sono 300.000, quanto si risparmierebbe complessivamente se questi individui venissero eliminati?
Da “La Vita è Bella”
Vittime adulte e vittime bambine
Durante i 12 anni di regime vennero eliminati sia adulti che bambini.
All’inizio solo bambini al di sotto dei tre anni e con gravi riscontri, utilizzati poi per esperimenti scientifici. Data la grande mole di personale coinvolto, le voci trapelarono. Ma con l’inizio della guerra, i controlli si fecero meno severi, più veloci, e negli istituti statali per internare i malati mentali, le vittime non si contarono.
Certo, insieme ai sostenitori del trattamento c’era una fascia di popolazione (soprattutto di stampo cattolico) che si opponeva cercando di non far dichiarare i propri parenti malati, o curandoli a proprie spese in casa, ma poco si riuscì a fare.
Nel 1941 Hitler ordinò ufficialmente la sospensione del Programma, ma solo per poter riutilizzare il personale “formato” nei campi di concentramento per la “soluzione finale della questione ebraica“. L’uccisione di adulti e bambini continuò regolarmente fino al termine del conflitto. Ian Kershawn (storico britannico) sostiene che il programma T4 causò 75.000/100.000 vittime entro la fine del 1941, alle quali però devono essere aggiunte le vittime internate nei campi. Uno specifico, Hartheim, venne usato come centro di sterminio fino al 1945.