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Guida alla comprensione del programma russo CIAO,2020!


Sicuramente avrete notato, date le numerosissime condivisioni social, che il 31 dicembre il canale Pervyj kanal (Primo canale), tv di stato della Federazione Russa, ha trasmesso un bizzarrissimo show televisivo dal titolo CIAO, 2020!

La cosa particolare di questo programma è che vista con gli occhi dell’italiano medio può sembrare una grottesca imitazione dei programmi Rai di fine anni ’80. Un Fantastico reloded in salsa russa. A stupire i telespettatori italiani è stato, inoltre, l’utilizzo maccheronico della nostra lingua. Frasi che sembrano tradotte con Google traslator senza alcuna sincronicità idiomatica.

Sono già diventati virali alcuni video di canzoni cantate con questo italiano maccheronico ed alcune gag assolutamente assurde per un italofono.

Attualmente CIAO, 2020! è il video su youtube più visto in Italia.

https://www.youtube.com/watch?v=lYgu75EwuPo

I cinquanta minuti di questo programma per augurare il buon anno di Madre Russia hanno lasciato basito anche me: attimi di pura ilarità seguiti da minuti assolutamente assurdi. Un non sense che non poteva essere tale per la tv di stato russa.

Ho contattato per voi due miei ex colleghi di San Pietroburgo, Olga e Ivan. Nel 2012 ho lavorato e collaborato con diversi musei europei, tra i quali l’Ermitage, dove ho conosciuto Olga e Ivan.

Carissimi, in Italia siamo rimasti assolutamente divertiti quanto allibiti dallo show televisivo di fine anno CIAO 2020. Voi l’avete visto?

Assolutamente si! Anche qui in Russia, vuoi per il freddo e vuoi per l’emergenza da coronavirus, abbiamo passato l’ultimo dell’anno in casa. Inoltre attendevamo impazienti lo spettacolo di Ivàn Ùrgant. Noi siamo appassionatissimi del suo programma “Vechérnyj Ùrgant” (“L’Urgant della sera”), su Pervyj kanal. Lui è molto divertente sempre. Non sai mai cosa si inventerà nel prossimo spettacolo.

Mi spiegate perchè ha deciso di fare un programma che assomigliasse moltissimo ai programmi italiani degli anni ’80?

Qui in Russia siamo appassionatissimi dell’Italia da sempre. Abbiamo il mito dell’italianità. Negli anni ’80 la situazione sociale dell’Urss non ci concedeva molto. La popolazione desiderava ardentemente anche un po’ di lustrini e quell’idea di magnificenza felice che l’Italia trasmetteva. Noi siamo cresciuti con il mito di Toto Cutugno, la bellissima chioma rossa di Milva, la storia d’amore di Albano e Romina Power. Noi non ascoltavamo gli Abba ma i Ricchi e Poveri. Percepivamo l’Italia un po’ come il paese della felicità. Noi in quegli anni avevamo dei ticket per fare la spesa centellinata e si dovevano fare le file davanti ai negozi. Lo stato ci diceva cosa fare, come vestire. Era un’epoca di estremo cambiamento per la Russia sovietica, l’Italia ha favorito le idee di cambiamento. Voi forse non lo sapete ma per noi essere all’italiana era sinonimo di libertà. In questo ultimo anno, il 2020, qui in Russia abbiamo rivissuto una situazione simile a causa del coronavirus: file davanti ai negozi, sbarramenti e controlli. Per qualche mese sembrava di essere tornati indietro ai tempi dell’Urss. Però questa volta l’Italia l’abbiamo vista ferita. Ivàn Ùrgant, che è un genio in questo, ha capito che avremmo passato tutti un capodanno molto simile a quei tempi e quindi ha furbamente riproposto uno spettacolo che nostalgicamente ci riportasse a quei periodi lì.

Siete consapevoli che l’italiano usato nel programma non è assolutamente un italiano comprensibile da un italofono?

Veramente non lo abbiamo capito. Riflettendoci, le battute potevamo capirle solo noi russi. A dire il vero pensavo fossero traduzioni ponderate. Molti artisti hanno riproposto nello spettacolo le loro canzoni che nelle versioni originali erano in russo. Poi è stata cantata anche una super canzone che conosciamo tutti: Mamma Maria. Inoltre, devi sapere che sono state cantate delle canzoni tipiche del capodanno russo tradotte in italiano: “Пять минут” [si legge “Pjat minut” e tradotto significa “Cinque minuti” ndr] rappresentava il momento clou della colonna sonora di un film cult in russia “Карнавальная ночь” [si legge “Karnavalnaja noch” e tradotto sglifica “Notte di Carnevale” ndr]; da intendere come “Serata in maschera” o “Serata di festa”, e non nel senso stretto del “carnevale”, visto che narra di una notte di Capodanno. Oppure è stata cantata e tradotta una delle canzoni più popolari del capodanno russo che si intitola “Я спросил у ясеня…” [che si legge “Ja sprosìl u jàsenja…” e tradotto significa “Io chiesi al frassino” ndr]. È una canzone che è stata tratta da una poesia di Vladìmir Kirshón. Questo poeta fu arrestato e fucilato durante la dittatura di Stalin. Un uomo cerca la sua amata perduta e chiede dove sia al frassino, al pioppo, all’autunno, alle nuvole e così via, senza ottenere risposta, fino a quando lo chiede al suo migliore amico, il più fedele, e questi gli risponde “Era la tua amata, ora è mia moglie”.

https://www.youtube.com/watch?v=GCCjs4jhanA&list=PLxJ9E17D_AJ8c_-rljJxb5Nyck6Z00NCr&index=4

In effetti, guardando lo spettacolo ci si accorge immediatamente che lo show non è assolutamente indirizzato agli italiani. Ad esempio c’è tutta una gag sul Taxi a Como assolutamente incomprensibile per chi non conosce il gossip russo e la lingua della federazione:

E stasera ci guarda tutta l’Italia: Roma, Milano, Napoli, Genova, Venezia, Bologna. Como…”, dice il presentatore “Giovanni Urganti”. Sentendo “Como”, interviene la sua spalla “Matteo Crustaldi”: “Qualcuno ha detto Como? Ho una storia legata a Como. Una volta ho preso un taxi e mi sono svegliato sul lago di Como!”. Battuta esilarante per tutti i russi, assolutamente assurda per gli spettatori italiani. La battuta di “Matteo Crustaldi”, o meglio Dmitrij Khrustaljov, si riferisce ad un brutto episodio personale accaduto a fine novembre: mentre stava andando dalla madre in taxi, ha avuto un mancamento. Il tassista, vedendo che aveva perso conoscenza, lo ha portato in ospedale, dove si è presto ripreso poco dopo. Ma sui media sono uscite per almeno tre giorni notizie che lo davano “in coma” e ipotizzavano che avesse il Covid se non qualcosa di peggio. L’autoironia nera, funziona particolarmente bene in Russia, anche perché, per via della o non accentata, in russo “Como” e “coma” si pronunciano praticamente in modo identico.

Sicuramente CIAO,2020! diventerà la nuova fonte di Meme e battute trash sui social per molto tempo. Ad ogni modo è assolutamente un programma da vedere per capire meglio come gli abitanti russi percepiscono la nostra nazione.

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Di origine Abruzzese, ma ramingo come un nomade. Di molteplici interessi ogni sabato su Bl Magazine con la rubrica BL LIBRI.

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