In una calda mattinata con 30 gradi, mi ritrovo a Roma nello studio -casa di Lillo Sauto. La casa rispecchia la semplicità ma anche il caos calmo dei suoi dipinti. Caos fatto di ricordi, come i viaggi con le classiche calamite o i suoi souvenir, le opere sono dappertutto il colore regna e la fa da padrone e sappiamo come i colori sono la” vita” nei quadri di Lillo, così come si firma.
Nato nell’assolata e colorata Sicilia esattamente a Butera nel 1978, Lillo fa tappa dopo la maturità a Firenze per conseguire la Laurea in Scienze dell’educazione e poi dopo qualche anno approda a Roma. Ma prima di Roma c’è una piccola esperienza in Messico, quindi ecco spiegato la forte contaminazione dei colori tra Sicilia e Messico.
Ma quando nasce il Lillo Sauto artista?
In realtà nasce nel 1978, da piccolo mi sono ritrovato con questa indole artistica, la consapevolezza di esserlo e farlo emergere avviene intorno al 2015. Quindi molto di recente. Ho sempre disegnato o dipinto, ma non mi ero mai messo lì a dire da oggi faccio artista, poi improvvisamente nasce l’esigenza e l’urgenza di doverlo fare e quindi ho iniziato, era esattamente il 2015.
Le tue opere sono soprattutto astratte. Ma in alcune opere abbiamo anche la progressiva aggiunta di oggetti o elementi identificativi della tua Sicilia, in qualche opera ma in maniera sporadica abbiamo anche dei volti. Dove si trova il bivio che porta ai due percorsi?
Come si dice in gergo vado molto di “pancia”, nel senso che quando dipingo è perché’ è una necessità, sento un’emozione interiore che rielaboro con i colori, mi esprimo soprattutto con i colori e le figure possono nascere o meno. Nel caso di “Sciatu mio” del 2017 ci sono dei fichi d’India. La maggior parte delle volte vado avanti quasi senza sapere nulla, nel senso che ispirato da un colore, comincio a dipingere e quello che succede è un divenire, aggiungo man mano, in questo caso tornavo da un viaggio a Lampedusa ero ispirato dal blu del mare e ovviamente dai fichi d’India, ho impresso quelle immagini che ho riportato nel dipinto. Però per la maggior parte delle volte non c’è un vero e proprio progetto, mi sveglio ispirato da alcuni colori e procedo sino alla fine.
Nel mondo si parla dei famosi “Crop Circles” cioè i “cerchi nel grano”, ma con te aggiungiamo “i cerchi di Sauto”. Lo stile di un artista è importante, soprattutto se riconoscibile che è uno degli elementi cardini per far sì che un artista sia riconosciuto. Questi tuoi cerchi lo sono sicuramente, ma come nascono? la prima volta? Da dove sei partito con questi cerchi?
Nascono dipingendo, cercavo di trovare un mio linguaggio espressivo, inizialmente erano cerchi incompleti, non perfettamente tondi, ho cercato di perfezionare ed evolvere questi gesti, vorrei sottolineare che vengono realizzate, sempre con lo stesso pennello che diventa un mio “feticcio”.
Van Gogh o Klimt? che tra l’altro sono anche i miei artisti preferiti, quale tra questi accendiamo?
Direi entrambi e hai azzeccato appieno! Sono i miei maestri di perenne e continua ispirazione i paesaggi di Van Gogh e rimango estasiato con i colori e ghirigori dorati di Gustav Klimt. Ma anche la Pop Art fa parte del mio percorso perché’ come dicevo sin dall’inizio sono attratto dal colore.
C’è un tuo colore preferito? Un colore presente in tutti i tuoi dipinti?
Non esattamente! perché spesso non è necessario, però si l’ottanio o verde smeraldo sono dei colori che cerco durante le mie creazioni.
Allora questa è la domanda che io chiamo fil- rouge. Quale è la tua prima opera d’Artista? Il passaggio da esercizi a qualcosa di più, dove dici “Ecco questo è il mio stile, mi piace, forse ce l’ho fatta!”
Non ti so dire esattamente l’opera che mi ha fatto fare il “salto mentale” o che mi ha fatto svoltare, però ho un’opera che comunque mi è rimasta nel cuore, ci sono affezionato e soddisfatto per come l’ho realizzata. Purtroppo, non ce l’ho più perché l’ho venduta, il titolo è “Una notte luminosa”, completamente ispirata a Van Gogh, anche se lavoro ad altre opere e rimango soddisfatto del risultato il mio pensiero va ha un’opera.
Hai mai pensato di fare ritratti? Anche se ho visto dei visi abbozzati e una Raffaella Carrà tra le tue opere un’esplorazione? Un’evoluzione?
Ma guarda non amo fare ritratti e non escludo nulla magari in futuro. Capita a volte come è successo con Raffaella Carrà, un mito con il quale tutti siamo cresciuti in questo caso è stata un’esplorazione. È capitato invece di collaborare con artisti che magari sono un po’ più ritrattisti più figurativi rispetto a me. Ho realizzato a quattro mani con una artista che si chiama Giusy Guerriero in quel caso mi è piaciuta la contaminazione Pop.
Molto spesso i titoli rappresentano in primis lo stato d’animo dell’artista è comunque gli appellativi dati “suggeriscono” chi guarda,
Parto da un esempio “Sciatu miu” del 2019 doveva essere “codice 17”. il titolo viene nel 90% delle volte a dipinto finito, fisso il dipinto per un po’ e poi dai colori e dalle forme che vengono fuori do il titolo. Per rimanere su: “Sciatu mio” l’ho realizzato al rientro da un viaggio a Lampedusa, quindi completamente travolto dai colori dell’isola ed è venuto fuori il titolo che in italiano vuol dire “fiato mio “quello è anche un modo di dire siciliano e anche di Lampedusa.
Mentre dipingi e realizzi i tuoi cerchi, quando pensi che quello è l’ultimo cerchio da porre nel dipinto? Perché nell’insieme si vedono tanti di quei cerchi che creano delle onde cromatiche, ma quando decidi che quello è l’ultimo da aggiungere? O se nel tempo ci ritorni?
Non ti so dire! nel senso che probabilmente non c’è una cosa scientifica che dice ok, ho finito questo è l’ultimo cerchio. Durante la creazione a volte capisco che siamo verso la fine è poi proprio il quadro che me lo dice:” basta fermati” e mi capita anche di riprenderlo dopo settimane a volte anche dopo mesi.
Ho notato che la dimensione dei cerchi è sempre uguale?
Facile uso lo stesso pennello. In totale uso solo due pennelli uno più grande e uno più piccolo per le sfumature cromatiche. Poi c’è il pennello preferito, quindi se succede che cambio pennello poi non sono soddisfatto quindi aspetto, pulisco il pennello, aspetto e riprendo… sostanzialmente sì sono più o meno quasi sempre le stesse dimensioni un po’ più piccole un po’ più grandi.
Social, influencer e arte, se ne parla tanto in questo periodo, cosa ne pensi tu?
I social sono una meravigliosa vetrina, ho conosciuto diversi artisti da tutto il mondo, la maggior parte delle volte rimane una conoscenza superficiale dal punto di vista personale ma di scambio e ispirazione artistica sicuramente.
Siamo tutti invitati alla prossima mostra di Lillo Sauto “NEL SOGNO”, a Roma alla “Medina Art Gallery” in via Merulana, 220