Come seconda proposta per il Pride Month, abbiamo deciso di recensirvi quello che è diventato un grande classico della Graphic Novel italiana. Quella che vi proponiamo è una nuova versione: una preziosissima appendice finale ci fa comprendere come pubblicare un libro sia anche un purissimo gesto politico capace di modificare il corso delle cose e la coscienza comune. IN ITALIA SONO TUTTI MASCHI di Sara Colaone e Luca De Santis, pubblicato in questa nuova versione da Oblomov, è la scelta settimanale di BL LIBRI.
LA TRAMA
Nel 1938 l’Italia fascista promulgava le sue leggi razziali. A differenza di quelle tedesche, non menzionavano particolari provvedimenti contro gli omosessuali. In Italia, infatti, erano tutti maschi, attivi, virili e poco inclini a tali debolezze.
Queste furono le parole con cui Mussolini liquidò ufficialmente la questione. Sappiamo invece che fu attuata una fitta repressione e che dal 1938 al 1942 circa 300 omosessuali italiani vennero mandati al confino.
Pochi ex-confinati omosessuali accettarono in seguito di parlare della repressione subita e i pochi che lo fecero preferirono nascondere la propria identità e il proprio volto.
La narrazione prende l’avvio da questi fatti e si ispira alla figura di uno dei testimoni di questa vicenda.
LA RECENSIONE
Spesso e volentieri ci si trova a leggere storie crude, cruente e massicciamente documentate nelle colonne di cronaca nera dei quotidiani. Questa storia, narrata e inchiostrata magnificamente, racconta d’una ingiustizia nazionale cui la nostra Repubblica non ha ancora fatto i conti adeguati. Il titolo di questa Graphic Novel riprende l’affermazione di Benito Mussolini che, cancellando gli articoli del “Codice Rocco” relativi all’omosessualità maschile, negò la stessa esistenza di persone cono orientamento sessuale omoaffettivo. Infatti, anche se non sembra imputabile alla dittatura fascista alcuna legge omofoba, de facto le questure di tutta Italia incriminarono per pederastia centinaia di uomini facendoli confinare come oppositori politici sull’Isola di San Domino alle Tremiti. La storia si svolge su due piani temporali. Una troupe romana, nel 1987, decide di realizzare un documentario sul confino degli omosessuali a San Domino. Riescono a rintracciare solo uno dei testimoni diretti: un sarto salernitano. Nonostante la sua continua riluttanza e i continui indugi nel ripercorrere all’indietro la sua storia personale circonfusa di dolore e vergogna, i tre raggiungono le Tremiti attraversando il Molise. Questa parte “road” è intervallata senza cesure nette con con le intense storie dei confinati durante il regime. Nonostante la condizione di prigionia emerge, potente, l’umana reazione che ci vuole animali sociali. Probabilmente, come scrisse Michela Murgia, in quell’occasione e in quel luogo nacque realmente la comunità LGBTQIA+ Italiana.
I fatti narrati e disegnati in questo libro non sono mai avvenuti in questo modo: chi ha scritto questo libro ha attinto ispirazione da una storia vera “intrappolata” in una intervista d’epoca priva di fotografie. Le vicende sono altamente verosimili. L’intreccio narrativo è sublime e rende super fruibile il testo ed immerge il lettore in una “realtà aumentata” dalla consapevolezza che quella orribile sciagura sia realmente accaduta.
Questo libro avrà sicuramente vita lunghissima. Rilanciarne la lettura è assolutamente necessario come sarebbe necessario farlo leggere nelle scuole in occasione del 27 gennaio: Giornata Internazionale della Memoria.