Questa settimana, per la rubrica BL LIBRI, vogliamo consigliarvi un romanzo che mette luce sulle relazioni tossiche familiari. Il romanzo è L’ALTRA METÀ DELLA COLPA scritto da Anna Francesca Vallone pubblicato da ENSEMBLE.
LA TRAMA
Martha è solo una bambina quando la madre l’abbandona. Da quel giorno, vive nella convinzione di esserne l’unica responsabile e di meritare il peso della colpa. Ma c’è un altro colpevole: il padre. E allora decide di dargli la caccia per chiudere definitivamente i conti con il passato. Con uno sguardo sempre attento alla meccanica dei corpi, Anna Francesca Vallone elabora una grammatica della manipolazione, dell’ossessivo incedere di azioni e reazioni, della vulnerabilità del pensiero che porta a sabotare se stessi e gli altri.
Anna Francesca Vallone (classe 1992) vive a Torino, dove lavora come terapista psichiatrica in una comunità femminile minorile. Dopo aver frequentato la Scuola Holden, insegna scrittura creativa presso le scuole e le comunità che ospitano bambini e fa parte del gruppo “Ti leggo perché” (Circolo dei Lettori). Nel 2016 pubblica il suo romanzo d’esordio (Non lo saprà nessuno) e nel 2018, con L’altra metà della colpa, vince il Premio InediTo – Colline di Torino.
Libro vincitore del Premio InediTo – Colline di Torino (2018).
LA RECENSIONE
Questo romanzo è per stomaci forti! Prima di leggerlo servirebbe un bugiardino con le avvertenze e la posologia. Quest’opera è un po’ un farmaco degno dei titoli più altezzosi utilizzati nella libroterapia. Ma, come tutti i farmaci, ha il problema del sovradosaggio. Io l’ho letto tutto d’un fiato e ne sono uscito a pezzettini. La storia di Martha è la storia di tutti: un’adolescenza conflittuale col mondo esterno e, soprattutto, con noi stessi. Martha deve prendere le misure con la realtà, ma mentre si sveglia dal torpore infantile, deve fare i conti (e che conti!) con due figure genitoriali disastrose. La protagonista della storia evolve in balia della rabbia pura, trasformandola in un mostro emozionale. Alla fine del libro s’impara bonariamente a detestarla. Ad un certo punto m’aspettavo una vera e propria carneficina stile Baccanti di Euripide con annesse scene di cannibalismo. Invece la storia evolve in maniera divergente sorprendendo il lettore. Il piano narrativo è abbastanza sconnesso: l’autrice ha fatto in modo che sia il “sentire” dei personaggi a fare evolvere la storia. Una tecnica difficilissima ma ben riuscita. Lo stile di scrittura è assolutamente crudo. La scelta della lingua è assolutamente opportuna per Martha, Angelica e Grinco. Menzion d’onore alle parole chiave scritte tutte in maiuscolo: un po’ come quando si vuol fare percepire in chat che si sta urlando. Ho passato tutta la lettura del libro a cercare una via di espiazione che non c’è. Ma non sempre c’è bisogno di trovare la colpa del titolo. Probabilmente le colpe sono sempre da ricercare nelle dinamiche relazionali e non nei fatti.
Libro consigliatissimo!