#2 – “Come il mare e le sue onde”
Avevo circa 20 anni quando ho finalmente realizzato di essere gay. L’ho capito innamorandomi di un altro ragazzo: Stefano. Insieme eravamo volontari in una casa famiglia.
Ricordo di aver avuto paura, tanta, troppa paura. Permeato da tutti i pregiudizi assorbiti fin dall’infanzia, non riuscivo a vedermi “come una donna” e non mi sentivo tale, anzi. Non capivo. Mi sentivo diverso, ma più diverso. Mi sentivo solo.
Lui non mi volle. Se ne andò e scelse la via del monastero.
Io scelsi la mia vita. Scelsi che il dolore era l’unica via per vivere come avrei dovuto. Lo attraversai fino in fondo. Fino alla catarsi. Mi chiusi in lunghi pianti, lontano dagli amici, dal cibo, da tutto. Percorrevo ore in macchina su una strada che costeggia in modo lineare il mare. Piangendo. Ma quella strada era sempre dritta ed un po’ mi rassicurava. Arrivai a pesare circa 58 kg. Lessi libri di tutti i tipi pur di capire…
Uscito dal buio, parlai prima con le mie amiche che trovarono il loro modo per essermi vicino e poi un giorno, con mia madre. Lei mi scrisse “sei il figlio migliore che possa aver desiderato. Sii felice! Ti voglio bene”.
E poi arrivò la comunità del Mieli di Roma…il rumore, le discoteche e la vita notturna. Ma io cercavo altro. Ed arrivò il mio attuale compagno, con il quale abbiamo costruito pian piano, nonostante le turbolenze, un progetto di vita insieme.
Oggi se penso a quei duri mesi e a quegli anni complessi, provo una profonda tenerezza e soprattutto mi riscopro più forte per avere avuto il coraggio di non aver tradito me stesso. E continuo a ringraziare il mare che in tanti aspetti ci somiglia in quell’andirivieni delle onde verso la riva e in quegli abissi che solo lui può conoscere e custodire.