#3 – “Non mi drogo, sono gay!“
Il mio coming out ha del ridicolo. Avevo circa 25 anni. Stavo tornando a casa sul bus notturno (era all’incirca l’una) quando ricevo una chiamata di mia madre. Mi chiede di sbrigarmi a tornare a casa perché deve parlarmi. Siccome mia nonna aveva avuto da poco un ictus credevo fosse morta. Lei mi assicura di no. Nel tragitto che devo fare a piedi trovo un uomo riverso sul marciapiede. Chiamo la polizia. Mi chiedono di controllare se sia vivo, quindi lo smuovo con un piede e lo sento russare (poteva essere ubriaco o svenuto, mai saputo). Essendo vivo mi dicono di contattare una ambulanza. La chiamo e mi dicono che devo rivolgermi alla polizia. Andiamo avanti per 10 minuti a rimpallarsi al che io dico al poliziotto “Questo è l’indirizzo. Lo trovate qui. Io vado”. Arrivo a casa che sono quasi le 3 di notte. Mia madre mi dice di andare a parlare in terrazza (era estate) per non disturbare mio padre e mio fratello. Avendo avuto amici a cena, mi dice che aveva preso uno dei miei libri per far vedere loro quanti soldi buttavo in quelle cose. Quel libro mi era stato regalato dal ragazzo con cui stavo all’epoca e c’era la sua dedica col nome. Mamma mi chiede se sono gay, perché ultimamente mi vedeva diverso e se l’era chiesto. Tra le lacrime le confesso di si. La prese piuttosto bene. Ma siccome singhiozzavano entrambi sonoramente mio padre si sveglia. Viene in terrazza e chiede cosa stava succedendo. Non volevo dirglielo, ma mia madre insiste. Al mio ennesimo rifiuto papà dice “Ultimamente sei diverso… Ti droghi, io lo sapevo!”. Io no. Lui si. Io no. Lui si. Alla fine esasperato urlo “Papà, ma quale drogato, sono gay!!!” e nel cuore della notte rimbomba l’eco “GAY!!! AY!! AY!! Y… Y…”. Silenzio. Mio padre “Tutto qui?! A me basta che non ti droghi e va bene tutto”. Non l’avrei mai detto. Ovviamente il giorno dopo mi sentivo leggero come una piuma.