Oggi è la Giornata Mondiale della Memoria. Tanti anni sono passati dal piano di sterminio nazista, dalle gigantesche mostruosità che l’ideologia di Hitler ha realizzato e perpetrato a scapito di milioni di persone.
Ho letto attentamente nelle ultime settimane l’opera scritta dal dittatore tedesco edita nel 1925: “Mein Kampf” (La mia lotta) pubblicata nel 1925.
Tutto ciò che la Germania Nazista ha tentato di realizzare era già tutta scritto, architettato e pianificato.
Pensare che quasi nessuno si sia opposto a quanto predicava il leader unico, lascia basiti. Questo libro, che qui di seguito recensirò, fu studiato e oculatamente analizzato anche da un grande intellettuale del ‘900: George Orwell, uno dei pochi occidentali che mise in guardia dal fascino nazista l’Inghilterra.
Mein Kampf: IL LIBRO
Mein Kampf è a tutti gli effetti un libro di filosofia politica. L’architettura dialogica del libro è un intimo labor lime dell’autore per rendere il suo pensiero qualcosa di accettabile e perseguibile.
Una prima parte del testo venne dettata da Hitler all’amico di prigionia Rudolf Hess, ritenuto da molti il più fedele fra i suoi seguaci, durante il periodo di reclusione nel carcere di Landsberg am Lech seguìto al tentativo fallito del colpo di Stato di Monaco del 9 novembre ’23
Hitler rivela il suo odio per ciò che riteneva fossero i due mali gemelli del mondo: comunismo ed ebraismo.
Hitler dichiara la necessità di estendere territorialmente la sua nazione per i bisogni dei propri cittadini. Tale obiettivo, a cui Hitler si riferiva parlando del Lebensraum (spazio vitale), spiega perché il nazismo, con modi aggressivi, volle estendere la Germania ad est e, in particolar modo, invadere la Cecoslovacchia e la Polonia, prima ancora di lanciare il suo attacco contro la Russia.
Nel libro Hitler sostiene apertamente che in futuro la Germania “dovrà dipendere dalla conquista dei territori ad est a spese della Russia”.
I punti salienti del libro si suddividono in categorie ben specifiche a mo’ di ricettario stizzando l’occhio anche al “De Bello Gallico” di Cesare. Le categorie che evidenzia vanno dalla creazione di un socialismo nazionale alla lotta al bolscevismo; l’imprescindibile antisemitismo e la caratterizzazione della razza ariana pura e superiore; infine vede chiara ed utile l’alleanza con il Regno Unito al fine d’evitare un’eventuale guerra su due fronti.
Riferendosi all’opera Così parlò Zarathustra di Friedrich Nietzsche, Hitler si rappresenta come “Übermensch“, intendendo con “superuomo” un uomo capace di essere superiore a se stesso e ai propri impulsi e che, quindi, in questa accezione, andrebbe tradotto con un più esplicativo “oltreuomo“.
Nel libro sono presenti inoltre numerosi elogi a Mussolini, da Hitler considerato il suo principale ispiratore politico contemporaneo.
Nel Mein Kampf è presente anche una diffusa enfasi sul cristianesimo quale base ideologica della dottrina di Hitler, che paragona l’ascesa del nazismo a quella del cristianesimo originale ed equipara se stesso a Gesù Cristo nella sua opposizione alle istituzioni ebraiche.
Mein Kampf fu profondamente influenzato dalle teorie sull’evoluzione di Ernst Haeckel e dalle teorie lombrosiane.
Mein Kampf: LA RIFLESSIONE
Ammetto che andare in libreria ed acquistare il libro ha suscitato in me profonde emozioni avverse, un po’ come se stessi per leggere qualcosa di profondamente peccaminoso. Credo fortemente che l’unico modo per poter comprendere le cose sia immergersi totalmente nel pensiero dell’altro. Il Mein Kampf è un libro da far leggere per comprendere quali derive possano prendere le ideologie umane per alimentare l’egocentrismo e nutrire un credo orrendo.
Hitler, inoltre, dà degli “ottimi” spunti sulla comunicazione da utilizzare con le masse: una sorta di vademecum del Principe di Machiavelli. Vi riporto una frase che mi ha fatto riflettere moltissimo, riapplicabile anche nelle vicende quotidiane:
La propaganda deve essere popolare e deve adattare il suo livello intellettuale alla capacità recettiva del meno intellettuale delle persone a cui si desidera rivolgersi. […]
La ricettività delle grandi masse è molto limitata, la loro intelligenza modesta, ma il loro potere di dimenticare enorme. In conseguenza di queste evidenze, tutta la propaganda che funziona deve essere limitata a pochissimi punti e deve ripetere i messaggi finché l’ultimo membro del pubblico comprenda ciò che volete che egli capisca dai vostri slogan.
da ” Mein Kampf ” di A. Hitler
A chiare lettere Adolf Hitler inaugura uno stereotipo e uno stigma nei confronti della comunità ebraica che sfocerà con la “Soluzione Finale”. Hitler aveva già programmato tutto nel 1925.
Per Hitler gli ebrei non sono una comunità religiosa, ma una razza, e cioè la razza che vuole rovinare tutte le altre. Mescolandosi con gli altri popoli, gli ebrei cercano di imbastardirli, distruggendo la purezza della razza e eliminando così la loro forza, necessaria per la lotta per la supremazia. L’ebreo è il nemico più pericoloso, è cattivo fino in fondo. Hitler dice: “Gli Ebrei sono come i vermi che si annidano nei cadaveri in dissoluzione.” L’antisemitismo diventa in Hitler una vera e propria ossessione. Pacifismo, marxismo, la democrazia, il pluralismo, persino il capitalismo internazionale e la “Lega dei popoli”, (predecessore del ONU), tutto questo è risultato del lavoro distruttivo e sotterraneo degli ebrei.
“L’Ebreo è colui che avvelena tutto il mondo. Se l’ebreo dovesse vincere, allora sarà la fine di tutta l’umanità, allora questo pianeta sarà presto privo di vita come lo era milioni di anni fa.”
da ” Mein Kampf ” di A. Hitler
Leggere questo testo permetterà a chiunque di tracciare una linea netta di quello che è stato e di quello che potrebbe ripetersi. Magari non a scapito di milioni di ebrei, omosessuali, rom , zingari o di qualunque minoranza… e se tu facessi parte di quella minoranza?