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“Memorie di un’orsa polare”, di Yoko Tawada (GUANDA)

E continuiamo il nostro tour di romanzi ursini con questa “bomba atomica” letteraria.


Yoko Tawada è un’autrice giapponese trapiantata in terra teutonica, che oltre che portare con sé la sua cultura estremo-orientale, ha implementato la sua verve di superlativa autrice con le tinte fosche berlinesi.

Tawada è una delle poche scrittrici che scrive in una lingua che non è la sua.
E l’esperimento, oltre che ardito, appare pazzesco!

MEMORIE DI UN’ORSA POLARE (Guanda) è un romanzo particolarissimo, transgenerazionale che racconta la storia contemporanea attraverso tre generazioni di Orsi Bianchi da circo, dotati di qualità eccezionali.

Nessuno di essi, però, ha mai vissuto nel proprio habitat naturale.

Menziono il fatto che il titolo originale, nella versione italiana sia stato totalmente cambiato dall’editore Guanda:

“Etüden im Schnee” è il titolo in tedesco che tradotto significa “Studi sulla Neve“: continuiamo a non capire perché in Italia, sia per i libri che per il cinema, i titoli vengano totalmente stravolti seguendo chissà quali arzigogolate tecniche di marketing che risultano frustranti per i lettori appassionati.

Il romanzo

La prima voce narrante è quella della Matriarca.

Una eccezionale “acrobata” da circo che convive con il pittoresco Ivan che ad un certo punto della propria vita scopre di essere una talentuosa autrice. Singolare è il passaggio in cui lei vuole pubblicare la sua autobiografia: “Pioggia di applausi sulle mie lacrime” è il titolo che le impone l’editore; ma lei protesta contrariata: gli orsi non piangono. 

Gira il Mondo la Matriarca, “orsa di vita“, tra Mosca , il Canada e Berlino. Quasi quasi si prova invidia per la sua roboante vita movimentata da Diva pelosa.

Subito dopo prende voce Tosca, sua figlia, che si trasferisce in Germania dell’Est dove assieme ad altri nove orsi e la addomesticatrice Barbara, è la stella del Tango. Balli sinuosi e linguaggio del corpo sono il coriandolo di una realtà del tutto grigia.

Ed infine Knut,  “la voglia di latte chiamata Knut” – il figlio che Tosca abbandona per seguire la sua vena artistica – che si ritrova affidato alla mamma adottiva, il custode dello zoo di Berlino, il quale cresce assediato da giornalisti e visitatori, avendo in pugno l’alta e la bassa marea del pubblico.

Questi orsi attraversano un secolo di storia e diventano paradigma dell’umanità: nomade, in evoluzione e, malgrado tutto, adattabile alle nuove situazioni pur avendo cicatrici profonde.

Questo libro è da leggere assolutamente con molta attenzione. Un punto di vista analitico sulla nostra storia ma vista attraverso gli occhi di una nipponica che immagina degli apolidi orsi nel pieno del panico del secolo trascorso.

Tutto ruota attorno alle radici e all’identità ed al concetto di Integrazione con la I maiuscola.

Come in un percorso salvifico, ogni orso concentra in sé questa natura adattabilissima ponendo la propria vera forza al centro: accettando l’essere sé stessi, ovunque tu possa vivere, cercando di portare valore e miglioramento a ciò che ti sta intorno.

La scrittura risulterà semplice a chi, almeno una volta nella vita, ha cercato disperatamente di volersi accettare senza necessariamente incasellarsi in una trama sociale prestabilita.

Gli etologi sostengono che gli Orsi Polari siano tra gli esseri più nomadi che abbiano mai vissuto sulla terra. Essi riescono agilmente a vivere su tre continenti: nascono in America, vivono in Europa, si riproducono in Asia  e non necessariamente si stabiliscono in un determinato territorio. Si sentono realmente cittadini del mondo.

Ma è vero anche che sono in via di estinzione.

Altro spunto interessante della vita di questi protagonisti è la ricerca disperata di radici, dicevo.

Sanno bene che appartengono alle Aurore Boreali, anche se non ne hanno mai vista una. Sono consapevoli di essere “il diverso”, ma non per questo sottraggono pezzi di vita o si limitano nell’essere quello che sono.

Insomma, più che un romanzo sembra un vero e proprio  <Manifesto di Integrazione>

Leggetelo! Leggetelo! Leggetelo!

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Di origine Abruzzese, ma ramingo come un nomade. Di molteplici interessi ogni sabato su Bl Magazine con la rubrica BL LIBRI.

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