Oggi ricorre il 45° anno dall’omicidio di Peppino Impastato, giornalista, politico, attivista, che nella notte tra l’8 e il 9 Maggio 1978, fu barbaramente fatto esplodere a Cinisi.
Il caso volle che il 9 maggio del 1978 fu ritrovato il corpo di Aldo Moro in via Caetani a Roma. Due stragi che rimarranno impresse nella memoria del popolo italiano.
Mentre a Roma si sono svolte le celebrazioni della Giorno della Memoria delle vittime di Terrorismo dove il Presidente Sergio Mattarella ha dichiarato: “In Italia ci sono stati troppi episodi di sangue che hanno ferito una giovane Repubblica, che si è trovata a fare i conti con il terrorismo politico; con le stragi, talvolta compiute con la complicità di uomini da cui lo Stato e i cittadini avrebbero dovuto ricevere difesa; con la violenza politica, tra giovani di opposte fazioni che respiravano l’aria avvelenata di scontro ideologico“, volgiamo la nostra attenzione attenzione anche alle celebrazioni avvenute a Palermo.
Il sindaco del capoluogo siciliano, Roberto Lagalla, ha dichiarato “A 45 anni dalla sua scomparsa, la figura del giornalista e attivista Peppino Impastato continua a rappresentare un simbolo e un esempio di ribellione e lotta ai condizionamenti della mafia. Ha portato avanti una rivoluzione culturale, parlando apertamente di mafia in un territorio in cui c’era paura anche solo a nominarla. Il mio pensiero – aggiunge Lagalla – oggi va a Peppino Impastato e ai suoi familiari che, dopo la sua uccisione non si sono mai stancati di lottare per trovare la verità su quell’agguato mafioso di 45 anni fa”
Importantissimo, invece, il monito del segretario generale di Cgil Sicilia Alfio Mannino che mette in guardia dal rischio di commemorazioni vuote. “Assistiamo oggi a un calo di tensione nella lotta contro la mafia. Si varano provvedimenti come quelli sugli appalti che allargano le maglie della discrezionalità, la pubblicistica – denuncia Mannino – privilegia il gossip piuttosto che la ricerca della verità su complicità e collusioni, viene riabilitato un ceto politico che per quanto abbia scontato i suoi debiti con la giustizia non può tornare illibato. E’ come se Peppino Impastato e Giovanni Falcone fossero morti invano. L’attuale clima ci preoccupa, la mafia è entrata in tanti settori economici, dai rifiuti alla sanità, anche grazie a un ceto politico se non colluso compiacente“. Mannino sottolinea “la necessità di una Sicilia libera dai condizionamenti mafiosi in economia, nel lavoro e nelle istituzioni. Libera dal malaffare che la sta strozzando e che le impedisce di progettare il proprio futuro. Il tempo di Pio La Torre, Impastato, Falcone è ora, è ora che dobbiamo mobilitarci e la Cgil è pronta a organizzare questa lotta. Come Impastato vogliamo che la bellezza della nostra terra e dei giovani sconfigga la misera di chi lucra e affama il popolo“.