Dopo il collegamento con la Francia con il giornalista italiano Paolo Alberto Valenti, che ci racconta della difficoltà del giornalismo europeo in questo periodo storico, la direttrice del festival Giovanna Di Lello e Matteo Cacco ci introducono nella seconda giornata del XIX “Festival John Fante”, che prosegue con la presentazione del libro di Giuseppe Sommario, dal titolo Spartenze: paesaggi di confini. Di Lello introduce lo scrittore facendo un ennesimo riferimento al titolo dell’edizione di quest’anno: Radici e Ritorni.
Oltre a ringraziare tutti i presenti, lo scrittore introduce la tematica del suo libro partendo dall’importanza di fare “comunità” tra gli emigranti partiti e quelli rimasti.
Sommario ha creato a questo proposito un festival cinque anni fa in Calabria. Contattando e invitando a scrivere dei saggi per il festival vari ricercatori italiani nel mondo, dal loro punto di vista, sulla parola e sul significato di Spartenze.
Ne sono usciti anche dei sinonimi che danno vita a delle spiegazioni intrinseche: immigrazione, viaggi, identità, luoghi, e confini. I ricercatori sono 13 che hanno appunto condiviso il progetto ma anche spartito, che è un altro termine collegato all spartenze di cui prima. Emerge un dato: ogni anno in Italia partono per l’estero centomila italiani, tra cui i famosi “cervelli in fuga”, ma Sommario aggiunge che non vanno via solamente i cervelli, ma anche il loro cuore, la loro vita e la loro famiglia e quindi , per invertire la rotta, è necessario raccontare l’immigrazione e prenderne consapevolezza.
Altra presentazione letteraria di oggi è il libro di Valentina di Cesare, docente e scrittrice che vive a Milano, dal titolo “E c’erano gerani Rossi dappertutto. Voci femminili della diaspora italiana in Nord America“. Dal 2020 la Di Cesare ha creato un osservatorio dal nome “strade dorate“. Il saggio contiene racconti di scrittrici italo-americane e anche canadesi, autrici famose nei loro territori ma non in Italia. Immigrate di terza generazione e anche di prima e seconda. Ci raccontano soprattutto l’identità letteraria italiana. Loro hanno apprezzato subito il progetto ed erano contente del fatto che sono state tradotte in italiano e quindi lette in italiano – prosegue la Di Cesare coadiuvata da Di Lello – queste autrici ci raccontano la povertà dei loro avi, lo spaesamento e del dolore causati da un’ emigrazione a volte forzata.