Devo ammetterlo: leggo fumetti da sempre. Ho imparato a farlo, per emulazione, da mio padre (accanito lettore di Topolino e Diabolik) e da Zio Raffo la cui libreria è stracolma di Tex, Zagor, Dylan Dog. Troppo di rado, però, ho la possibilità di poterne recensire uno. Quasi, quasi allargherei la redazione alla ricerca di qualcunə che voglia recensirne con continuità!
Nel caso siate interessati contatateci in redazione!
Ad ogni modo sono stra-felice di potervi presentare l’ultimo capolavoro del romanissimo Zerocalcare. Con il suo “Scheletri”, edito da Bao, sono convinto che scoprirete un punto di vista divergente sull’umano partendo, ovviamente, dall’agglomerato urbano di Roma Est.
La Trama
Diciotto anni, e una bugia ingombrante: Zero ogni mattina dice alla madre che va all’università, ma in realtà passa cinque ore seduto in metropolitana, da capolinea a capolinea. È così che fa la conoscenza di Arloc, un ragazzo un poco più piccolo di lui che ha altri motivi per voler perdere le sue giornate in un vagone della metro B di Roma. Man mano che la loro amicizia si fa più profonda, le ombre nella vita e nella psiche di Arloc si fondono con le tenebre del mondo dello spaccio di droga della periferia romana. Un romanzo grafico che Zerocalcare definisce “più efferato del solito” a cavallo tra realtà e invenzione, tra oggi e vent’anni fa, tra la paura del futuro e quella del presente.
La Recensione
Questa ultima graphic novel mi ha turbato notevolmente. Ero abituato a trame forti inchiostrate da Zerocalcare, ma in Scheletri ci si immerge in un personalissimo thriller che dura vent’anni.
L’ambientazione è Rebbibia in due momenti ben distinti: i primi duemila e l’estate 2020 post lockdown.
Zero, suo malgrado, è costretto a vivere una vita strettissima fatta di menzogne che quotidianamente rivolge a quella Gallina della mamma. Zerocalcare affronta nella maniera più dissacrante il male dell’aspettativa genitoriale concedendoci la vista di quei mostri interiori che, a fine adolescenza, tutta l’umanità è costretta ad affrontare. Il ricatto mentale di appagare le aspettative dei genitori fa affogare le personalissime ambizioni. Vivere fingendo d’essere quello che mamma e papà s’aspettano, genera creature maligne pronte a prendere il sopravvento. Mentre Zero vive tutto questo sulle carrozze della metro B di Roma, incontra Arloc un sedicente problematico.
Insieme cercano di comprendere quello che sta mutando nelle loro esistenze.
Nel giovanissimo Arloc poi ci immergiamo in un tema di altissima opportunità sociale: la violenza domestica. Quello che viviamo con i protagonisti di Scheletri è una delle migliaia di storie di sopraffazione di genere che imperversano in Italia. Zerocalcare ha sapientemente messo nero su bianco le dinamiche violente delle famiglie tradizionali. Il padre di Arloc gambizza la madre con una pistola. Vignetta dopo vignetta, poi, si comprende come tali dinamiche patriarcali possano diventare il modus operandi delle nuove generazioni.
Forse solo Tucidide era riuscito a spiegare questa complessità relazionale in maniera così semplice. Zerocalcare l’ha addirittura disegnata!
La straordinaria narrazione, oltre questo tema, si immerge nei meandri sociali della generazione dei “millennials maggiori” ossia di quelle persone nate negli anni ’80 del tutto incapaci di equilibrarsi tra adolescenza e adultità.
Lo Zero dei giorni nostri ci fa comprendere come si possa subire il corso degli eventi e le dinamiche sociali riuscendo a vivere intensamente le emozioni di venti anni prima.
Zerocalcare con Scheletri ci ha dimostrato di essere un grandissimo scrittore oltre che un formidabile artista.
Leggete Scheletri assolutamente!