Il mese di marzo, come tutti gli anni, lo dedichiamo ad una certa letteratura “positivamente sovversiva” che ha come nucleo centrale le donne ed il superamento del patriarcato. Un anno fa inaugurammo su BL Magazine una rubrica che si occupasse soltanto di queste tematiche. Mi riferisco a “Desdemona” che piacevolmente contamina tutte le rubriche e tutta la redazione. Marzo comunque lo celebriamo in egual modo e continueremo sempre a farlo!
Questa settimana il consiglio bibliografico di BL Magazine è “Stai zitta e altre nove frasi che non vogliamo sentire più” di Michela Murgia edito da Einaudi.
IL LIBRO
Se si è donna, in Italia si muore anche di linguaggio. È una morte civile, ma non per questo fa meno male. È con le parole che ci fanno sparire dai luoghi pubblici, dalle professioni, dai dibattiti e dalle notizie, ma di parole ingiuste si muore anche nella vita quotidiana, dove il pregiudizio che passa per il linguaggio uccide la nostra possibilità di essere pienamente noi stesse. Per ogni dislivello di diritti che le donne subiscono a causa del maschilismo esiste un impianto verbale che lo sostiene e lo giustifica. Accade ogni volta che rifiutano di chiamarvi avvocata, sindaca o architetta perché altrimenti «dovremmo dire anche farmacisto». Succede quando fate un bel lavoro, ma vi chiedono prima se siete mamma. Quando siete le uniche di cui non si pronuncia mai il cognome, se non con un articolo determinativo davanti. Quando si mettono a spiegarvi qualcosa che sapete già perfettamente, quando vi dicono di calmarvi, di farvi una risata, di scopare di piú, di smetterla di spaventare gli uomini con le vostre opinioni, di sorridere piuttosto, e soprattutto di star zitta. Questo libro è uno strumento che evidenzia il legame mortificante che esiste tra le ingiustizie che viviamo e le parole che sentiamo. Ha un’ambizione: che tra dieci anni una ragazza o un ragazzo, trovandolo su una bancarella, possa pensare sorridendo che per fortuna queste frasi non le dice piú nessuno.
La Recensione
Questo libro probabilmente non sarebbe mai nato se l’Italia intera non avesse assistito, in diretta, all’aggressione verbale ai danni della sua autrice. Mi riferisco all’orribile e deprecabile confronto radiofonico tra Raffaele Morelli e Michela Murgia.
Proprio da questo episodio di vita vissuta coralmente (anche il sottoscritto, in macchina, aveva ascoltato le orrende esclamazioni di Morelli in diretta) ha scatenato l’ingegno di Murgia di mettere nero su bianco una chiara e condivisibile invettiva al patriarcato della nostra nazione. Il lavoro di Murgia, assolutamente didascalico e capillare, mette in luce la profonda consuetudine di un maschilismo velenoso, attaccato e avviluppato in tutti gli ambiti sociali della nostra nazione. L’immensa riflessione riguarda innanzitutto il maschilismo interiorizzato, non solo degli uomini, ma anche delle donne. Nel suo saggio Murgia disegna lo schema di sottomissione di genere. Nel capitolo “Le donne sono il peggior nemico delle altre donne”, attraverso il parallelismo con il romanzo cult “Il Racconto dell’Ancella” l’autrice delinea come il patriarcato utilizzi pillole di potere e responsabilità ad alcune donne con il solo scopo di annichilire la voce femminista e la vera conquista della parità di genere.
Il libro in se è leggibile in pochissimo tempo. In molto più tempo sono dimenticabili le tematiche e le argomentazioni che ne scaturiscono. Dopo aver letto “Stai Zitta” si rimette in gioco qualunque forma di comunicazione o azione che diamo per scontata quando interagiamo con una donna. Murgia afferma che in Italia si muore, civilmente, anche di linguaggio e che il sessismo passi nell’interstizio del lessico facendo diventare “normalità” lo schiacciamento del 51% della popolazione nazionale: le donne. Ogni singola tematica viene enunciata e vivisezionata con l’utilizzo di poche, semplici e chiare frasi. Sembra quasi che Murgia voglia arrivare al nocciolo della questione coinvolgendo il maggior numero di persone possibili. Negli altri libri l’autrice ha sempre creato prelibatezze lessicali e semantiche. Evidentemente “Stai Zitta” ha un sogno intrinseco: quello di diventare manifesto intellettuale per giovani donne e per uomini stufi dell’egemonia eteronormata dal maschio ɑlfa. Stai zitta dovrebbe entrare nelle classi di ogni ordine e grado. Se dalle medie in su può essere letto da tuttə lə alunnə, nei primi ordini di scuola dovrebbe essere letto da tutto il personale scolastico: tutta questa realtà tossica è assolutamente curabile rivedendo tutti i gesti che la scuola e le famiglie instillano alle nuove generazioni già nei primi anni di vita di un individuo. Ribadendo il concetto che il Femminismo non è cosa da femmine, come scrissi in un editoriale qualche anno fa, Stai Zitta di Michela Murgia è un libro per tutti anzi… per tuttə da leggere accuratamente!