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The  Pop  shoes di Daniele Ancarani

- 03/07/2024


“Lo stile è un modo di essere ed è strettamente personale. Non ha imposizioni né età: è sentirsi sempre a proprio agio con sé stessi”. (Daniele Ancarani)

Per rompere il ghiaccio partirei proprio dal tuo stile definito confortevole per via del tacco basso il vostro must e soprattutto strabiliante per i colori, che tipo di ricerca fai?

 Io sono un attentissimo osservatore mi piace proprio guardare le persone per strada, vedere come sono vestite, che tipo di scarpe portano e mi sono accorto col passare degli anni che ero attratto sempre di più dal movimento piuttosto che da un tacco alto che può essere carino per una sera, ma se ti devi muovere in continuazione serve comodità. Sul Colore, altra cosa che mi nutro guardando la strada sono proprio i colori che le persone indossano portano gli accostamenti difficilmente guardo riviste di moda; eppure, in passato ne ho fatto una scorpacciata oggi mi fermo di più a guardare un film.

Hai iniziato a lavorare con delle aziende famose come Bruno Frisoni, Philippe Model e Di Sandro, con loro hai creato la base del tuo futuro, poi c’è stato il distacco e la nascita del tuo brand. Come è avvenuto il passaggio, quando ti sei sentito pronto?

 Non mi sono sentito pronto subito. C’è stato sì il distacco, ma sono stati una serie di eventi che mi hanno portato a prendere una strada per conto mio.  C’era una voglia di esprimermi e di concepire la scarpa a mio modo. In realtà non mi sento pronto neanche adesso tutte le volte che faccio una collezione provo continuamente la combinazione dei colori e mi pongo sempre mille interrogativi.

B di Bologna B di Buccheri, perché’ da Bologna sei arrivato a Buccheri?

Perché Bologna è la mia città e lì per caso ho cominciato a lavorare presso un tacchificio che lavorava per le aziende migliori di allora, ti parlo degli anni 80: Sergio Rossi, Baldinini, Caovilla e Casadei.  Mi sono buttato in questa avventura così un po’ incoscientemente e in maniera non prevista, poi vedendo l’amore che queste persone nutrivano per le scarpe, ti devo dire che in un qualche modo ho assorbito la loro passione.

Una delle tue passioni è “viaggiare” per il mondo, questi viaggi ti aiutano a trovare l’idea innovativa per la tua scarpa?

Sì, viaggiare! come diceva Lucio Battisti. Viaggiare è sempre stata la mia passione, ma non il viaggio in sé, aeroporti o le stazioni, ma la scoperta di nuove persone, di nuove culture, cucine differenti e apprezzare modi i diversi di concepire la vita. Questo sono le cose che mi hanno spronato a viaggiare il più possibile.

Nel 2014 arriva Fabio Alibrandi, non solo compagno di vita, ma anche “socio”. Come vi dividete i compiti lavorativi, ma soprattutto come hai conosciuto Fabio?

 L’incontro con Fabio che è avvenuto ormai non so quanti anni fa è stato senz’altro un incontro fondamentale per il lavoro.  Amiamo fare questo lavoro, lo facciamo in una maniera totale, è un dialogo continuo con lui, sulle scarpe, sui pellami, sui tacchi e sulle forme, tutto viene condiviso. Chiaramente abbiamo divergenze e modi di pensare diversi, lui è più per una scarpa più femminile nel vero senso della parola, io sono un po’ più minimalista, trovo divertenti le sue idee e mi piace questo, però sono costretto in qualche modo a limare e togliere qualche eccesso di troppo.

Ti ricordi la prima scarpa e la prima collezione in assoluto col marchio “Ancarani”

La prima scarpa che ho fatto con il marchio che porta al mio nome è una scarpa leggermente a punta, scollo asimmetrico e laterali di vinile trasparente, me la ricordo bene perché vedevo che stava bene nei piedi di molti clienti e ci facevano i complimenti. Era una scarpa abbastanza nuova per l’epoca, perché aveva questi laterali “nudi” che creavano questo effetto“naked”.

Daniele Ancarani con Drusilla Foer

Una cosa che ci accomuna è Drusilla Foer, la vostra testimonial, mentre io lo dipinta in una mia opera Pop.  Come nasce la vostra collaborazione?

Con Drusilla è stato amore a prima vista. Con Fabio andammo a vederla in un piccolo teatro qua a Bologna, restammo folgorati da questa energia sul palco e da quello che diceva attraverso i monologhi, era uno spettacolo che ci divertiva ma aveva anche un lato malinconico questa sua duplicità ci ha proprio travolto. Senza contare l’eleganza che traspariva dai suoi movimenti. Quando dopo lo spettacolo ci siamo visti, abbiamo subito proposto di fare una campagna pubblicitaria con le nostre scarpe, lei è stata così contenta da accettare subito. Poi con Drusilla ne abbiamo fatte altre tre. Ultimamente abbiamo coinvolto   anche altre donne di spettacolo.

A proposito di testimonial, chi ti sarebbe piaciuto avere come testimonial del passato?

 Testimonial del passato? Senza dubbio Jackie Kennedy, la donna che io ritengo più elegante in assoluto, moderna, mai volgare, sempre in un ruolo di prima donna ma mai eccentrica. Altra scelta potrebbe essere Audrey Hepburn perché è stata moderna ma si contrapponeva alle donne “procaci” di allora. Un terzo nome è Katherine Hepburn, anche in questo caso una donna che andava oltre gli schemi portava scarpe sneaker, scarpe basse e indossava pantaloni, la sua personalità derivava proprio da questo modo così un po’ contro le regole di allora.

I colori nella moda fanno tendenza anno per anno, ma in realtà con quale criterio si sceglie un colore? Quale è il tuo colore preferito al di là della moda?

 Allora nelle collezioni non ho un colore preferito mi piacciono i colori, mi piace mescolare i colori, mi piacciono le tonalità del verde o dei rossi mischiati tra di loro oppure dei contrasti tipo un beige e nero, evito il contrasto molto forte come bianco e nero. Per quel che riguarda me, i colori che io preferisco su di me sono assolutamente il nero perché mi sposto per lavoro e prediligo un abbigliamento tecnico sono diventato più “zoticone” come direbbe mia madre. Oggi indosso molto meno giacche e cravatte, se non proprio nelle situazioni ufficiali, per il resto sono più per le scarpe sneakers oppure Timberland in inverno.

Quale e’ stata invece la tua prima collezione in assoluto.

Prima collezione nel 2001. Lo stile era “Metropolitano”. Avevo già aperto il mio primo negozio da qualche mese con marchi tipo Ernesto Esposito, Philippe Model Bruno Frisoni, insomma stilisti in auge in quel periodo. Mi resi conto nel corso di quella stagione che era necessario dare anche delle proposte alternative non solo scarpe da indossare per un “red carpet”, ma anche nel quotidiano.  Ho trasformato questa voglia di eleganza e di femminilità anche in una scarpa da giorno.

Un mio amico stilista catanese Giovanni Cannistrà compagno di classe al liceo, mi ha sempre meravigliato per il fatto che lui voleva fare lo stilista già da piccolo, aveva addirittura già il marchio, cartelle e book già prestampati ancora prima del liceo. Il Daniele Ancarani preadolescente, cosa voleva fare da grande?

 No! Non sono nato con il “fuoco sacro” di fare delle scarpe. Anche se debbo dire che avevo una tata di nome Giorgina, che comprava le scarpe di Buccheri, che erano scarpe molto eleganti e in auge negli anni ’60.  Io di queste scarpe ero particolarmente affascinato, ma ti parlo di un’età proprio piccolissimo 6 e 8 anni, poi crescendo invece volevo fare il giornalista che non l’ho mai fatto, perché ho iniziato a lavorare quell’estate a Milano.

Ultima domanda, doppia…

 Daniele: cosa ti piace di Fabio dal punto di vista lavorativo?

 Fabio da un punto di vista lavorativo mi piace tutto, sono stato un uomo fortunato a incontrare una persona così perché se io sono più creativo più con la testa per aria, lui è più solido.  Si occupa di tutte quelle “beghe” di cui io proprio non sarei capace o lo farei in maniera maldestra, lui ha questo spirito organizzativo che è perfetto in tutto quindi se dobbiamo organizzare un viaggio, si occupa di tutto, da trovare l’albergo, considera che noi viaggiamo spesso con due cani per cui non è sempre facile trovare l’albergo giusto ma lui lo trova. Ultimamente ci stiamo ritagliando un po’ di tempo in più per noi.

Fabio cosa ti piace di Daniele:

Mio marito, è una persona straordinaria: sempre disponibile, gentile e premuroso. la sua costanza e positività verso la vita sono fonte di ispirazione. Generoso e dedito agli altri, lavorare con lui è un privilegio che mi arricchisce ogni giorno con nuove esperienze e conoscenze.

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Vivo a Roma ma originario della Sicilia. Attivista nel volontariato sociale, mi occupo di pittura, fotografia, scrittura e arte pop: alcune mie opere sono state esposte in diverse gallerie e mostre nazionali.

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