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BDSM e Femminismo: intervista al Non Collettivo Queer di Genova.

- 02/08/2020


Molto spesso sento alcuni discorsi delle Femministe Radicali che attaccano il movimento BDSM, sostenendo che sia un modo tossico e sbagliato di concepire la sessualità e che quindi una “vera” femminista non può praticarlo.

Ma perché le Femministe Radicali pensano questo? Cos’è il BDSM?

Partiamo dal principio.

Il termine BDSM, citando Wikipedia, identifica una vasta gamma di pratiche relazionali e/o erotiche che permettono di condividere fantasie basate sul dolore, il disequilibrio di potere e/o l’umiliazione tra due o più partner adulti e consenzienti che traggono da queste soddisfazioni e piacere.

BDSM è infatti una sigla che sta per:

Molte sono le pratiche che possono essere ricondotte a queste macrocategorie, e ogni persona potrebbe essere interessata solo a una o a molte di esse; per questo motivo chi ha l’intenzione di cominciare a fare BDSM con un nuovo partner solitamente apre un aperto confronto sui reciproci gusti, arrivando in alcuni casi a dettagliate contrattazioni di quanto si andrà a fare.

Questo “disequilibrio di potere” e umiliazione crea però attrito con alcuni femminismi, che non accettano il “ricreare” tali dinamiche di stampo patriarcale nell’intimità delle persone, soprattutto quando è la donna ad essere una sottomessa.

Ma se tale dinamica crea piacere reciproco e c’è consenso da parte di entramb*, perché considerarlo tossico?

Ne ho parlato con alcun* attivist* femminist*del Non Collettivo Queer che praticano BDSM e che trattano l’argomento dal punto di vista politico.

Parlatemi un po’ del vostro “Non Collettivo”.

Andrea: “Noi come gruppo ci siamo formati un paio d’anni fa, da un nucleo di amici. La nostra base è che i rapporti interpersonali tra di noi sono tanto importanti quanto le nostre idee politiche e il nostro nome vuole indicare proprio questo. Politicamente ci identifichiamo come transfemminist* intersezional*, lottiamo contro ogni stigma e in particolare in quest’ultimo periodo stiamo facendo un lavoro incentrato sul neuroqueer, ovvero la sintesi tra la teoria neurodivergente e la teoria queer. Oltre a questo siamo attiv* su diritti de* sex worker, BDSM, body positive e molto altro .”

Da poco mi sono riavvicinata al movimento BDSM. Mi reputo femminista a tutto tondo, ed ho notato che tra i due mondi ci sono degli “attriti”. Voi cosa ne pensate?

Alessandro: “Beh noi come NoNCollettivoQueer abbiamo un nostro discorso aperto sul BDSM che si pone come obiettivo di “normalizzare” alcuni aspetti della vita di ognun* . Attraverso la diffusione della Cultura del Consenso e della politica del potere. Nel movimento transfemminista c’è un dibattito aperto e attivo: workshop, fanzine… E scendere in piazza al Pride per rivendicare la propria identità e libertà sessuale è forse il punto che rimane più indigesto ad alcun* e crea quegli “attriti” di cui tu accenni. Abbiamo ospitato alcune persone che hanno già prodotto una serie di workshop sul consenso, nell’ambito BDSM per principianti.”

Cosa pensate quindi di questo rapporto tra “dinamica del potere” nel BDSM e il Femminismo? Un* femminist* può praticare BDSM?

Andrea: “Io ho un DS (N.d.e.: Dominazione-Sottomissione) con Thrix e sono il suo sub. Vista dalla prospettiva della mia esperienza, quello che posso dirti è che trovo che il BDSM sia uno strumento utilissimo per esplorare tutte le varie dinamiche di potere. Ti trovi in quello che è un ambiente sicuro in cui puoi giocare, cedere il controllo ad una persona di cui ti fidi e che sa fino a dove può spingersi con il tuo consenso. E’ un bel modo per svelare le dinamiche di potere che vivi nella vita di tutti i giorni ed imparare ad affrontarle meglio.

Un’altra cose che vorrei dire è che essendo che il BDSM è uno stile di vita leggo spesso pagine radfem (N.d.e.: femministe radicali), dove il BDSM è additato come una orrenda pratica patriarcale, che ha il solo scopo di sottomettere la donna, anche quando si sta parlando di donne e uomo sub. Non è assolutamente vero perché di fondo il rapporto è assolutamente paritario: così come la mia mistress ha il potere di farmi quello che vuole, io ho il potere di mettere dei paletti e decidere se una cosa mi va o meno. cosa molto importante che va sottolineata ogni volta che si parla di BDSM, per zittire subito tutti quelli che vogliono vederci qualcosa di malato e abusante.

Nel mio caso specifico posso dire anche che, al di fuori del gioco, c’è un rapporto assolutamente paritario tra me e Thrix.”

Thrix: “I giochi di potere, al contrario, servono a riconoscerne le dinamiche, destrutturarle, imparare a negoziare i limiti, appropriarsi del proprio piacere, e questo è potentemente femminista. Peraltro il fatto di giocare permette di vedere le contraddizioni e i sottotesti, io vivo malissimo l’essere accudente, attribuito stereotipicamente femminile, farlo da top nel gioco mi permette di esserlo alle mie condizioni. Viceversa, fare la sub permette di chiedere esplicitamente quello che si vuole, ed essere accudite, altro che cazzi!”

Avete voglia di raccontarmi qualche episodio particolare in cui avete avuto screzi con femminist*…? Voi vi considerate femminist*?

Thrix: “Io sono femminista, punto è se lo sono le essenzialiste!” (ne parlo nel mio articolo qui)

Andrea: “Io non direi screzi con femminist*, direi screzi con gente che si crede femminist*… appunto come ti dicevo prima mi ritrovo alle volte a fare delle litigate via telematica con persone che basano tutto su una comprensione palesemente sbagliata della cosa, che sostengono che i giochi di potere sono inerentemente antifemministi, per tutta una serie di motivi che come diceva Thrix non stanno in piedi.
Nella vita reale devo dire che almeno io non ho mai avuto incontri di boxe verbale su questo tema, anzi al contrario, quando ci si trova a giocare in pubblico c’è una reazione positivissima da chi guarda.

Sull’essere femminist* sì direi proprio di sì. Il BDSM ti permette di prendere tutti quei costrutti patriarcali del potere, dei ruoli, della norma, distruggerli, piegarli e ricostruirli per servire il tuo divertimento e il tuo piacere. Io ci vedo un modo molto potente per prendere una posizione in antitesi a quello che vorrebbero farti essere.”

Dalla vostra esperienza, quanto sessismo c’è nell’ambiente BDSM?

Thrix: “Nell’ambiente “tradizionale” eteronormato ce n’è, tanto. Che è il motivo per cui riteniamo di dovercene riappropriare in chiave femminista e non eteronormata e non binaria”

Andrea: ” Considera che chi si avvicina all’ambito bdsm dal mainstream lo fa attraverso delle narrazioni che mettono in luce positiva comportamenti assolutamente abusanti, è chiaro che se il primo contatto è questo il tuo rapportarti con l’ambiente è tutto in ottica abusante, eteronormata e binaria.
Noi nei nostri eventi presentiamo il bdsm dall’altra prospettiva, quella sana, sicura e consensuale, appunto per riappropriarci della nostra scena ai nostri termini. Anche quando giochiamo in pubblico, ai pride per esempio, diamo sempre l’impressione di persone che si divertono in quello che stanno facendo, senza violenza, non tanto perché ci sforziamo di dare quest’idea ma perché è come la viviamo e come vorremmo che tutto l’ambiente fosse.”

Esistono delle realtà BDSM correlate alle tematiche femministe?

Patapony: “Io sono una persona non binaria e pratico BDSM sia all’interno della mia relazione di coppia che con altre relazioni che ho al di fuori. Quello che faccio di solito è giocare molto con le corde e il bondage e farmi legare. Però il masochismo è la cosa che mi appartiene di più, perché penso che dolore e piacere sono strettamente legati e che il dolore e i lividi che ti rimangono hanno un potere di archiviare le esperienze e le sensazioni che tu provavi mentre ti è stato inflitto. Quindi se le sensazioni sono state positive, la tua memoria automaticamente ti porta in superficie quella sensazione, appunto positiva, che tu stavi provando in quel momento.

Il nostro Non Collettivo tratta del BDSM a livello politico e transfemminista. Io conosco un insegnante di shibari a Roma e un’altra persona che ha un sito che hanno questi due progetti BDSM chiamati “Shibari House” gestito da Beatrice Gigliuto e “Quarta Corda” ed entrambi stanno costruendo delle comunità attorno a loro cercando di divulgare un modo di fare BDSM consapevolmente, quindi legato moltissimo al concetto di consenso.

Inoltre a Roma c’è questo evento che si chiama “KinkyGirls” a tema fetish e BDSM in cui possono partecipare solo donne o soggettività non binarie. Sono serate dove si pratica ed è molto interessante perché è l’unica serata queer in Italia e credo che sia un argomento che bisogna assolutamente approfondire e sviluppare.

In questi ambienti dove le dinamiche di potere sono così palesi l’esclusione della soggettività maschio cis è importante perché può aprire a delle possibilità alle altre soggettività di svilupparsi più liberamente.”

Quindi la domanda è: è “più femminista” reprimere la propria sessualità o esplorarla consapevolmente in tutte le sue forme?

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Classe 1990, Pescarese di adozione. Attivista transfemminista e co-fondatrice del Collettivo Zona Fucsia, si occupa da sempre di divulgazione femminista. È speaker radiofonica e autrice in Radio Città Pescara del circuito di Radio Popolare con il suo talk sulla politica e attualità "Stand Up! Voci di resistenza". Collabora nella Redazione Abruzzo di Pressenza. È infine libraia presso la libreria indipendente Primo Moroni di Pescara e operatrice socio-culturale di Arci.

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