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Cosa c’è dietro l’articolo di Libero su Nilde Iotti?

- 22/12/2019


La settimana scorsa, per commemorare l’anniversario della morte di Nilde Iotti, politica, partigiana e prima donna Presidente della Camera, la Rai ha prodotto un docu-film sulla sua vita.

All’inizio volevo scrivere un articolo solo sui “giornalisti” di Libero e sulla recensione del docu-film in questione, ma poi, avendolo visto, in ritardo, su Rai Play mi sono fermata un attimo e mi son decisa di scrivere qualcosa su tutta la narrazione sbagliata e sessista che c’è stata sulla figura di Nilde Iotti.

Attenzione spoiler (ma non troppo):

Il Docu-film sulla ex Presidente della Camera Iotti è un racconto completamente romanzato sulla storia di una grande donna che è riuscita a cambiare un paese intero. La Rai è riuscita a rendere completamente sterile la sua figura, declassandola come semplice amante, a tratti madre (di una figlia adottiva) ed infine, poiché vedova, una politica. La sua attività in parlamento e nel partito nel film, viene marginata in una cornice poco profonda. Le sue lotte si nominano (tranne nella seconda parte del film in cui la Iotti è senza il suo amante e quindi ha tempo di fare politica) superficialmente e solo in qualche battuta tra una scena ad un altra, mentre c’è sempre qualcosa di più importante di cui il regista porta l’attenzione al pubblico: una piccola fan che la insegue, la figlia che protesta alla Sapienza, l’amante a cui viene sparato ecc ecc.

Di Nilde Iotti quindi c’è ben poco, anche della sua reale persona.

Non solo l’hanno sminuita nella figura sociale stereotipata di amante e madre (che non per tutt* è negativa, ovviamente) quando lei in realtà era molto altro, ma anche nella sua figura fisica rendendola più piacente e più conforme al canone di bellezza imposto dalla società (e quindi dalla Rai stessa).

Di fronte a tanta superficialità, mi rimane un po’ più semplice comprendere (ma non giustificare) l’assurdità della recensione del “giornale” Libero su questo docu-film: non c’è stato quindi un balzo diretto verso la totale mancanza di rispetto verso la Iotti, ma vi è stato uno step intermedio di cui il film ne è colpevole. Il raccontare la Iotti come una scontata figura di amante di un politico (e che è per questo che è riuscita a fare politica) ci fa perdere il vero ricordo di una donna rivoluzionaria che ha cambiato profondamente il nostro paese.

Il classico film Rai fatto con lo stampino , liberamente ispirato alla vita di Nilde. Ma in quanto anche documentario, c’è qualcosa che non va.

Penso davvero che il film non abbia realmente centrato il punto focale della vita della ex Presidente della Camera e della sua reale missione di vita: la politica, non il politico (Togliatti).

E da qui, ne esce fuori quella spiacevolissima recensione del “giornale” Libero, che rincara la dose su una questione già sessista di suo. Ma si sa, Libero deve sempre essere sensazionalistico e deve sempre suscitare scalpore e per molti anche rabbia, come in questo caso.

Cosa c’è dietro questo articolo di Libero?

“… bella emiliana simpatica e prosperosa, come solo sanno essere le donne emiliane. Grande in cucina e grande a letto. Il massimo che in Emilia si chieda ad una donna”.

Per essere ancora più chiara, cercherò di fare un ‘analisi del testo della frase evidenziata che a mio avviso è la sintesi meschina di un articolo altrettanto meschino.

“Bella emiliana simpatica e prosperosa”.

Nilde Iotti, come scritto prima, è stata una politica e partigiana, che non solo ha contribuito in prima persona alla Resistenza, ma è riuscita a sfondare un soffitto di cristallo (glass ceiling) che ha dato poi la possibilità a tante altre donne dopo di lei nel ricoprire cariche importanti al governo e in politica.

Quindi esattamente, cosa c’entra la simpatia? Perchè dovrebbe interessarci il suo essere simpatica o meno? Ma soprattutto… perché fare un apprezzamento al fisico verso una donna che faceva politica (lavoro in cui non serve assolutamente avere un fisico prosperoso per poterlo fare)? Vi consiglio di leggere il mio articolo sul body shaming, dove spiego perchè commentare il corpo altrui senza il consenso della persona in questione è di fatto una forma violenza. Il corpo delle donne è uno spazio politico in cui l’uomo ci sguazza purtroppo da sempre.

“Come solo lo sanno essere le donne emiliane”.

Dietro a questa espressione c’è un fenomeno che ha generato l’alterazione della realtà nel nostro paese: la generalizzazione.

  • Sei nero? Vieni dal barcone.
  • Sei rom? Sei un ladro,
  • Sei cinese? Mangi i gatti
  • Sei una donna? Zitta e stira
  • Sei emiliana? Sei simpatica e prosperosa.

Il processo di generalizzazione ha reso la popolazione priva di senso critico, perché non riesce a fare quello sforzo in più per percepire la realtà così com’è: piena di sfumature. Si preferisce invece, per pura pigrizia, utilizzare questa banale associazione mentale per interpretare la realtà. Questa pigrizia sta generando non solo dei dannosi stereotipi , ma anche mostri.

“Grande in cucina e a letto”.

Qui si arriva al sodo. Questa è la parte che ha scatenato (fortunatamente) l’ira di tantissime donne. La domanda anche qui sorge spontanea; cosa ci interessa sapere le sue doti culinarie o la sua bravura a fare sesso, se è stata una Parlamentare, Professoressa e Presidente della Camera? Non sono due qualità necessarie per il lavoro che ha svolto.

Non faceva ne la pornostar, ne la chef. Quindi, esattamente, cosa c’entra?

Infatti, non c’entra.

Ma lo hanno detto perché con questa espressione il “giornalista” è riuscito a svilire una grande donna al potere (e femminista) declassandola nei due attributi che ogni donna, in un sistema patriarcale, dovrebbe avere per essere amata ed accettata: la capacità di cucinare per il proprio uomo che torna a casa da lavoro, quindi il lavoro di cura, e la capacità di soddisfare il proprio uomo a letto.

(Ma attenzione, solo ed esclusivamente il SUO uomo, perchè se soddisfi più di un uomo non sei una brava donna, sei una puttana! Quindi mi raccomando, esuberante, ma non troppo.)

Nilde Iotti quindi, era sì una donna al potere, ma a casa, aveva comunque un uomo a cui rendere conto.

Ma perché questi uomini hanno sentito la necessità di svalutare e sminuire una donna al potere?

Perchè il potere è sempre stato nelle mani degli uomini. Non solo lo hanno sempre avuto loro, ma se lo sono sempre preso a discapito della donna. Se una donna riesce ad averne un po’, crede che l’uomo ne avrà un po’ meno, quindi c’è paura.

C’è paura perché tutte quelle sovrastrutture patriarcali che si sono create e consolidate nel tempo possano crollare e quindi con esso crolli anche il privilegio intoccabile (e invisibile, ad occhio poco allenato, ahimè) dell’uomo.

Se l’uomo non ha più privilegi, la donna non è più subordinata. Crolla la sua mascolinità che diventa fragile di fronte ad una donna che tiene il potere.

A Dimartedì Sallusti continuava a ribadire a gran voce:

“Le abbiamo solo fatto dei complimenti!!”.

Non confondiamoci: purtroppo il sessismo molto spesso non si mostra nella sua parte più violenta e macista, ma con estrema gentilezza (anzi, cavalleria).


Il sessismo benevolo, difatti, è un atteggiamento protettivo nei confronti delle donne, ma che ha lo scopo, esattamente come il sessismo violento, di giustificare il loro stato subalterno e si manifesta attraverso gesti tradizionalmente definiti ‘galanti’ (come ad esempio, fare dei complimenti).

La donna accettandoli, si arrende allo stereotipo che la vuole debole e l’uomo si conquista la patente di suo “protettore”.


Sono sicura che la Iotti non li avrebbe mai accettati, ma molte donne lo hanno fatto accettando quindi a loro volta il loro essere subalterno.

In conclusione, il linguaggio sessista crea la cultura sessista.

Più questi giornali e questi giornalisti continueranno a scrivere, a pubblicare e ad essere letti da più persone possibili e più sarà difficile fare marcia indietro, o meglio, fare un passo avanti verso la parità.

Ecco perchè ti ringrazio, doppiamente, per avermi letta fino a qui.

Perchè fin quando si denuncia il linguaggio sessista e si scrive e si legge di femminismo, sarà sempre più semplice avanzare tutt* insieme.

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Classe 1990, Pescarese di adozione. Attivista transfemminista e co-fondatrice del Collettivo Zona Fucsia, si occupa da sempre di divulgazione femminista. È speaker radiofonica e autrice in Radio Città Pescara del circuito di Radio Popolare con il suo talk sulla politica e attualità "Stand Up! Voci di resistenza". Collabora nella Redazione Abruzzo di Pressenza. È infine libraia presso la libreria indipendente Primo Moroni di Pescara e operatrice socio-culturale di Arci.

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