956 views 10 min 0 Comment

Un femminicidio ogni due giorni durante il lockdown: rompiamo la catena con i Centri Antiviolenza

- 25/11/2020


Si celebra oggi la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre, 1999, questa data ha lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul fenomeno della violenza di genere.

La data scelta ricorda la tortura e l’uccisione delle sorelle Mirabal, che nel 1960, in Repubblica Dominicana, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione. Vennero condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze e stuprate, massacrate a colpi di bastone e strangolate. I militari, per nascondere la violenza, simularono un incidente gettando i cadaveri delle donne a bordo della loro auto giù da un precipizio.

2020, anno di lockdown: aumenta la violenza domestica

Un appuntamento che quest’anno, più che mai, fa riflettere per i dati che provengono dal Dossier Viminale pubblicato in agosto che mettono in luce la difficile situazione delle donne italiane nell’ambito familiare.

Negli 87 giorni di lockdown per l’emergenza Covid19 (9 marzo – 3 giugno 2020), dei 58 omicidi registrati in ambito familiare-affettivo, di ben 44 (il 75,9%) sono state vittime le donne. Un dato che impressiona e rileva una realtà agghiacciante: durante il lockdown, ogni due giorni una donna è stata uccisa in famiglia.

Oltre alla denuncia, il supporto più importante per le donne maltrattate è l’ascolto. È per questo che il lavoro dei centri antiviolenza presenti sul territorio si fa sempre più prezioso: rappresentano il primo avamposto di salvezza per le donne che necessitano di allontanarsi da situazioni di disagio, violenza e maltrattamenti.

A questo proposito, vi riportiamo qui la testimonianza di D., una donna che si è rivolta al Centro Antiviolenza Safiya di Polignano a mare. La speranza è che la sua storia possa spingere altre donne nella sua situazione a ribellarsi ad un sistema ciclico di umiliazione e prevaricazioni e chiedere aiuto.

Vivo nella stessa città da oltre vent’anni. Ad un certo punto la mia vita è andata letteralmente in pezzi, ero disperata, mi sentivo persa e sopraffatta dal dolore: era stata la violenza psicologica e fisica dell’uomo che avevo sposato a ridurmi cosi. Un maltrattamento costante, proseguito nel tempo che mi aveva tolto la voglia di vivere.

Cercavo aiuto e ho trovato l’indirizzo ed il numero di telefono del Centro Antiviolenza più vicino a me. Per la prima volta stavo dando un nome a ciò che mi aveva rovinato la vita: la violenza domestica. È il primo importantissimo passo da compiere.

Al primo appuntamento ho trovato una volontaria che mi ha accolta con dolcezza e mi ha ascoltata, anche se quello che riuscivo a fare era solo piangere e raccontare un po’ confusamente della mia vita. Gli incontri son proseguiti con una psicologa, la quale poi, d’accordo con la coordinatrice del centro, ha ravvisato per me la necessita anche di un sostegno psicoterapeutico esterno. Questo dimostra come sia professionale e competente l’aiuto offerto dalle operatrici: c’è precisa consapevolezza di ciò che realmente possono fare e di ciò che esula dalle loro competenze. Ho ascoltato il loro consiglio e ho proseguito con gli appuntamenti, per me di grande importanza perché qui mi sono sentita accolta, creduta e non giudicata, e ho intrapreso un percorso per riacquistare forza e fiducia in me stessa.

Oltre agli incontri individuali ho partecipato ad un progetto di gruppo, esperienza coinvolgente, emozionante e “liberatoria”: ho potuto guardare negli occhi e stringere le mani di altre donne nelle quali mi sono rispecchiata e riconosciuta, pur nella diversità delle nostre storie personali, sperimentando l’importanza del sostegno reciproco.

Se penso adesso a com’ero quando ho iniziato questo percorso, non mi riconosco più in quella donna disperata. Grazie all’aiuto qui ricevuto ho ripreso in mano la mia vita e guardo avanti con più forza e serenità, con la mia carissima figlia, con il mio lavoro e la certezza che ci sarà sempre la porta aperta per me se ne avrò bisogno.

Come ho detto a gran voce in uno degli incontri di gruppo: SONO LIBERA! Non sarei potuta arrivare a questo senza le donne speciali che in questo centro ho incontrato e che mi hanno supportata con professionalità e naturalmente grande umanità, poiché senza quest’ultima nella sua accezione migliore, non esisterebbero questi luoghi di aiuto, di riparo e anche di “ricovero” nelle situazioni più gravi, dove si può ricevere anche gratuito sostegno legale. Quindi grazie infinite a tutte le operatrici del centro, che è stato e ancora rappresenta per me il faro che illumina il mare in tempesta, guidando la barca verso la salvezza.

Vorrei anche rivolgere un appello alle istituzioni perché non facciano mancare il loro sostegno, essendo veramente necessaria la loro presenza sul territorio, poiché purtroppo la violenza di genere è una realtà sempre attuale, da combattere seriamente, e lo si può fare solo con il concreto contributo di tutti.

Il Centro Safiya Onlus

il Centro antiviolenza Safiya Onlus, presente sul territorio da ben 16 anni, vuole, con le sue operatrici, dare un messaggio a tutte le donne. “Il centro antiviolenza– ha detto Sabrina Ruggiero, psicologa operatrice –accoglie le donne vittime, le ascolta e le supporta nel loro percorso di uscita dalla violenza. La violenza contro le donne deve essere nominata e riconosciuta: non esiste un profilo specifico della donna che subisce violenza perché può coinvolgere ciascuna di noi in quanto insito nella cultura patriarcale che permea la nostra società. Esistono tante forme di violenza: domestica, fisica, verbale, psicologica, sessuale, economica… tutte caratterizzate da un unico filo conduttore, ovvero il dominio e il controllo da parte dell’uomo sulla donna. Le vittime di violenza arrivano al centro spaventate e isolate. Insieme alle altre operatrici, ognuna secondo le proprie competenze, le aiutiamo a prendere in piena libertà ed autonomia le migliori scelte per sé, fornendo loro gli adeguati strumenti per riconoscerla e liberarsene per sempre”.

Anche l’avvocata civilista Isabella Rinaldi, che da oltre sei anni è operatrice del centro antiviolenza, mette la sua professionalità a disposizione delle donne per salvaguardarne i diritti: “Purtroppo ancora oggi scontiamo secoli di esclusione e subalternità nella vita familiare, sociale e professionale. La mia missione non è solo quella di accompagnare le donne nei tribunali (ancora intrisi di cultura patriarcale) e affiancarle nel percorso di separazione dai loro mariti o compagni, ma renderle più consapevoli di se stesse, dei propri diritti, delle loro potenzialità e capacità. Incontriamo di continuo donne con volti tumefatti o ferite profonde ed invisibili, donne che credono di essere finite senza il loro carnefice ed, invece, con il giusto sostegno si trasformano in donne libere”.

In ossequio alle fonti internazionali e, in primis, alla Convenzione di Istanbul, il legislatore ha inasprito, negli anni e, da ultimo, con il c.d. Codice Rosso, le pene previste per la punizione dei predetti delitti.

Pertanto – ha proseguito l’avvocata penalista operatrice del centro Irma Pastore – se si è vittime di violenza di genere è fondamentale sporgere una formale denuncia-querela alle autorità competenti, da sole o con l’ausilio di un legale esperto. Il predetto atto è il mezzo più forte e più utile per iniziare un percorso legale e giudiziario che porterà il colpevole a pagare per i suoi delitti. L’ordinamento Italiano ha fatto in modo che le vittime di questo tipo di reati siano sempre assistite per mezzo del patrocinio a spese dello Stato, indipendentemente dal loro reddito. Ciò è molto importante per stimolare le donne a denunciare, perché spesso si nutre il timore di non potersi permettere un’adeguata difesa” . Alle donne vogliamo dire: “ Vogliatevi bene, credete in voi stesse e sappiate che ogni forma di violenza subita non è colpa vostra perché avete scelto l’uomo sbagliato, ma è colpa di chi la violenza l’ha commessa

Il Centro Antiviolenza Safiya Onlus si trova a Polignano a Mare BA)
via Don Luigi Sturzo n.c.
operativo h24 al num.3332640790

Clicca qui per accedere al sito di Safiya onlus

<hr>Condividi: