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In Abruzzo un DDL per garantire la sepoltura dei bambini mai nati: basta!

- 28/07/2021


Per chi segue la battaglia sulla 194 a livello nazionale sa che l’Abruzzo è una delle regioni maggiormente colpite in Italia insieme all’Umbria, le Marche e il Piemonte, soprattutto in ambito amministrativo.

E’ una battaglia non solo culturale e sociale, ma prevalentemente politica, in quanto le transfemministe non devono combattere solo lo stigma dell’aborto, e tutto ciò che ne consegue, ma anche l’introduzione delle associazioni no-choice (e la loro ideologia maschilista) all’interno dei consigli comunali e regionali, creando non poche problematiche.

Ed ecco l’ultima: Fratelli d’Italia ha emanato un disegno di legge che consentirebbe di garantire la sepoltura ai “bambini mai nati”, un modo meschino e subdolo per denominare le cellule inseminate ed espulse durante una interruzione volontaria di gravidanza e quindi un evidente attacco alla legge 194 e alla libertà di abortire.

Una tiritera avvenuta anche a Pescara l’anno scorso, le cui polemiche sono state soffocate, purtroppo, dall’imminente lockdown e dall’emergenza sanitaria.

Riconoscimento e tutela del diritto alla sepoltura dei bambini mai nati è il tema del disegno di legge, n.203 del 15 luglio – da noi proposto e depositato nei giorni scorsi negli uffici regionali competenti – che riteniamo abbia un valore umano e simbolico incommensurabile. L’obiettivo è quello di intervenire in materia funeraria e di polizia mortuaria per legittimare il diritto alla sepoltura dei bimbi mai nati di età gestionale inferiore alle ventotto settimane, non solo in presenza della formale richiesta dei genitori ma anche laddove questa risulti mancante. Intendiamo colmare una rilevante lacuna normativa di questa Regione, affinché venga affermato il diritto ad una degna sepoltura a tutte quelle creature che non sono riuscite a venire al mondo, identificandole come vita.” Dice in una nota Guerino Testa, capogruppo di Fratelli d’Italia.

In sostanza, questo DDL, pericolosissimo e dannoso non solo per le donne che effettuano una IVG ma per saldare l’opinione pubblica di cui poi si riversano le decisioni politiche, impone, con o senza il consenso dei genitori, la sepoltura del “feto”, in quanto ha diritto ad una degna sepoltura. E sottolineo con o senza il consenso dei genitori o della madre, rendendo ancora più evidente non solo la loro violenza nei confronti delle nostre scelte, ma anche la loro manipolazione meschina che conduce al pensare che delle cellule possano essere considerate una vera e propria vita umana, che è proprio il centro del dibattito della legge 194.

Una politica basata sui sensi di colpa. E noi non ce la facciamo più.

Contestualmente, con codesto provvedimento” continua Testa “si rivolge la massima attenzione e tutela a quelle donne che abbiano già subito un importante trauma con la perdita del proprio figlio, impedendo che ne patiscano un altro con la scoperta, spesso tardiva, che il feto verrà smaltito tra i rifiuti speciali. La proposta di legge, che comporterà una spesa minima a carico del bilancio regionale, coinvolgerà fattivamente le aziende sanitarie che, oltre a dover garantire la sepoltura nei succitati casi di assenza di richiesta da parte dei genitori, dovranno provvedere ad assicurare un’adeguata informazione all’utenza. A settembre, con la ripresa dei lavori del Consiglio regionale, inizierà l’iter legis di una norma che affronta una tematica particolarmente delicata, attraverso una scelta eticamente irreprensibile perché promuove la cultura della vita”.

Facendo leva sull’inevitabile trauma dell’aborto (di cui scrissi un articolo in cui parlavo che una IVG non sempre è un trauma, ma molto spesso una liberazione e sollievo) bisogna assolutamente sottolineare la questione feto o non feto che come accennavo prima è il centro del dibattito. Gli ultimi studi sulla gravidanza sono abbastanza chiari: si è parlato tantissimo dell’interconnessione fra il corpo della gestante e quello del nascituro, e ad oggi si può affermare che gli organismi fecondati nelle prime settimane di gravidanza non sono un corpo estraneo alla madre (o alla persona con utero) bensì parte effettiva del corpo stesso, come se fosse un organo come un altro ( potete approfondire lo studio in questo articolo : https://www.iltascabile.com/scienze/parto-madre/ )

Questo va a sfatare totalmente l’ideologia no-choice e patriarcali di certe associazioni e delle destre. L’aborto rimane, di fatto, una decisione delle donne e persone con utero sul proprio corpo e non di un essere umano a se stante, rendendone alquanto folcloristica la sepoltura.

Le reti transfemministe, i partiti e i sindacati abruzzesi contrari a questo DDL si uniranno per contrastare l’ennesimo attacco alla nostra libertà di scegliere sui nostri corpi, nella speranza di poter bloccare l’ennesima violenza ai nostri diritti.

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Classe 1990, Pescarese di adozione. Attivista transfemminista e co-fondatrice del Collettivo Zona Fucsia, si occupa da sempre di divulgazione femminista. È speaker radiofonica e autrice in Radio Città Pescara del circuito di Radio Popolare con il suo talk sulla politica e attualità "Stand Up! Voci di resistenza". Collabora nella Redazione Abruzzo di Pressenza. È infine libraia presso la libreria indipendente Primo Moroni di Pescara e operatrice socio-culturale di Arci.

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