Lei, lui, l’altra. Sulla terra e pure sulla luna. Il ménage à trois prima o poi esplode, sempre. E certe volte in maniera improvvisa, irrecuperabile, inspiegabilmente teatrale.
Come nei migliori Harmony cofanetto rosso, si parte sempre con l’altra. Intelligenza poliedrica, personalità caparbia. Una fuori classe. Poi si passa a lui. Mente brillante, carattere carismatico. Fuori classe anche lui, non c’è che dire, ma uomo. E poi si arriva a lei, da cui tutto ha avuto inizio. La classica perbenista, impeccabile, filogovernativa Aeronautica Militare Italiana. Il tutto twittato tempestivamente sui social in configurazione gossip 4.0, come si addice alle più avvincenti storie d’amore nate ai tempi di “sta scrivendo…”
Bene. La caciara letteraria l’abbiamo fatta. L’interesse forse l’abbiamo destato. Ora possiamo colpire e affondare. Samantha Cristoforetti se n’è andata. AstroSamantha. La nostra lady delle stelle. Prima quota rosa e tricolore nell’equipaggio ESA (European Space Agency). Record femminile di permanenza in orbita nel 2015. Aviatrice pluristellettata. Ingegnere. Sognatrice.
È l’altra che in questo tragicomico copione deve lasciare la scena, l’Italia ed anche la terra.
Samantha Cristoforetti ha lasciato l’Aeronautica: i fatti
La storia è andata più o meno così. Lei, l’Aeronautica Militare, è un po’ old style. Per il prossimo programma spaziale ha messo un altro astronauta al posto di Samantha. Ha deciso così. Logiche dell’Arma, retroscena ignoti, questioni politiche. Non lo sapremo mai. Del resto, da buona conservatrice, la vecchia signora sa fare del mistero il suo stesso fascino. Quello che sappiamo e che ci deve bastare, è che in orbita sicuramente non manderà un tronista o un influencer (già qui possiamo tirare un sospiro di sollievo) ma uno dei più validi piloti dei nostri stormi.
“Nessuna discriminazione di genere”, dichiara AstroSam. Ci crediamo.
L’Italia è un paese lento ma non becero e la storia delle donne discriminate non mi ha mai veramente convinta. Nei corridoi degli uffici come in quelli delle officine o quelli delle forze armate, l’italiano medio si rivolge sempre ad una donna con una leggera riserva. Riconosciamoglielo, come un pregio però. Senza nessuna galanteria o maschilismo. Pura e semplice eredità di un’educazione anni 50, impartita univocamente in tutte le famiglie della penisola.
E scanserei senza troppi fronzoli anche il pericoloso trip delle polemiche di genere, dove l’obiettività passa attraverso le incontrollabili sfumature del comportamento umano, ambosessi, vicendevolmente colorato da egocentrismo, prepotenza, vittimismo, velinismo, arrivismo, comodità e chi più ne ha, più ne metta. Non offendiamo Samantha declinandola in uno di questi paradigmi. Se ha scritto che essere donna non le è costata la carica, noi le crediamo. È allora cos’è successo? Perché abbiamo perso un’altra icona made in Italy? Perché l’Italia è il solito paese da distruggere? I cervelli in fuga? La depressione? La distruzione? L’apocalisse? No, vi prego! Nel 2020 questa storia si può scrivere secondo diversi livelli di interpretazione. Vi do il mio.
La scelta di Astrosamantha
Samantha. La super ingegnera. Ha scelto. Mi illumino d’immenso quando lo scrivo. Ha scelto. Il gesto più forte che una persona possa compiere. Per una donna poi, un super potere. Il senso intrinseco del femminismo. L’antidoto ad di anni di stereotipi e occasioni mancate. Possiamo scegliere se restare nei ruoli che ci hanno assegnato oppure se occupare quelli pensati per qualcun altro. Possiamo anche scegliere di non vestirli entrambi solo per dimostrare di essere valide. Possiamo scegliere di inventare noi stesse, non-conventional, nuove di zecca. Ricevere, riflettere, rilanciare.
Davanti alla decisione delle forze armate, Sams poteva restare al suo posto oppure andare altrove, per esempio in ESA che le sta cucendo una missione spaziale su misura. Adoro!
Ha scelto obiettivamente il meglio. In Italia non c’era. In Europa sì. E allora “Sire, la fanciulla dileguossi!” [cit. Disney].
Samantha sentirà la mancanza del bel paese? No.
Una come lei è completa. Porta tutto con sé, ricordi ed emozioni. Ovunque si trovi, si trova a casa.
Canterà l’inno tedesco ai mondiali? No. Sarà sempre e per sempre italiana.
L’Italia ha perso la sua Astronauta? Neanche. Sams resterà l’orgoglio dell’Italia militare che l’ha lasciata andare e di quella nazional popolare che la trattiene ancora nel cuore.
Chi ha perso allora? Forse solo l’istituzione obsoleta di cui faceva parte e che vista dall’esosfera sembrerà sempre più piccola. Ecco. Questa è la morale della favola. È questo che ci deve ispirare. Uscire dal sistema. Guardarlo da lontano. Accettare che il premio per il nostro sacrificio potrebbe non crescere nel nostro giardino. Oppure ed è qui che sta il salto, è il nostro giardino ad essere più grande di quanto immaginiamo. Ci hanno abbattuto le dogane, aperto i porti, sciolto i controlli. Restiamo italiani per affetto, tradizione, folklore. Ma di fatto siamo europei. Dove c’erano confini ora ci sono orizzonti. La lotta di genere è superata. Ora c’è l’occupazione dello spazio, fisico, geografico, mentale.
E la nostra paleolitica nazione? Piano piano ce la farà. Il cambiamento è inevitabile. Silenziosamente progressivo. Apparentemente invisibile. Le battaglie (giustissime) con cui animiamo le piazze sono essenziali ma non accelereranno il flusso. È così che va la storia. Piano. Con chi resta e con chi torna. Ed anche con chi va, come Samantha, sulla stella più lontana a portare un po’ di bianco, rosso e verdone.
Ah, il lui chi è? Walter Villadei. Googlatelo per cronaca. Gli auguriamo di farsi valere e di brillare come la sua collega uscente. E soprattutto gli raccomandiamo di fare attenzione quando parcheggia l’astronave. Samantha non le ha fatto neanche un graffio, ora vediamo di non sfasciarla. Grazie.