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Su Sanremo dovremmo fare tutt* un passo indietro.

- 24/01/2020
amadeus passo indietro


All’inizio non pensavo fosse necessario dire la mia su quello che sta succedendo a Sanremo. Ormai ne hanno parlato ovunque. Però poi mi sono resa conto, parlandone un po’ in giro, che era necessario spiegare perché tutto quello che stava succedendo intorno al Festival fosse maschilista e sessista e che quindi, a mio avviso, non andava guardato. Se c’è ancora qualcuno che pensa che sia tutto ok allora non se n’è ancora parlato abbastanza, a quanto pare.

Partiamo subito con l’uscita di Amadeus nella conferenza stampa del 14 Gennaio , la scintilla che ha fatto scoppiare la polemica, che tra i mille mila “bella, bellissima, super belle” (credo l’abbia ripetuto una centinaia di volte) inizia ad elogiare una delle vallette in particolare, che ha come “qualità” quella di riuscire a stare un passo indietro al suo fidanzato (famoso):

“Francesca (Sofia Novello) è una sorta di mia scommessa personale, lei è una ragazza molto bella, lo sappiamo tutti no, che è la fidanzata di Valentino Rossi. Ma è stata scelta da me perché non vedevo solo la bellezza, ma anche la sua capacità di rimanere vicino a un grande uomo stando un passo indietro…”

conferenza stampa amadeus francesca noviello
La conferenza stampa del 70° Festival di Sanremo

Con questa dichiarazione è davvero scoppiata una discussione. Un vero e proprio vaso di Pandora, che sta facendo parlare tantissimo di gender equality giornali e riviste di tutti i tipi, anche di gossip.

E non solo il gossip, ma anche la politica: ben 29 deputate hanno chiesto per iscritto le scuse ufficiali da parte conduttore televisivo e lui, a modo suo, le ha fatte. “Volevo solo farle un complimento” diceva.

E forse un po’ gli credo, perché non è Amadeus il problema. Lui è solo una piccola rotellina di una macchina culturale (e sociale) che funziona ancora così. Come negli anni ’50. E che non riesce a trasmettere un modello culturale adeguato senza alcun tipo di stereotipo di genere.

Amadeus è esattamente ciò che è: lo specchio di un retaggio culturale di prevaricazione maschile che appartiene in Italia più che in altri paesi civilizzati. Lui rispecchia, esattamente come il Festival stesso, la situazione sociale italiana, pregna di disparità e misoginia.

Il vero campanello di allarme non è la sua uscita del “passo indietro”, ma del fatto che lui pensava fosse una carineria nei confronti di Francesca. Il campanello d’allarme è che la disparità è così normalizzata da diventare quasi un vanto, non solo per l’uomo (che sta un passo avanti) ma anche alla donna (che sta un passo indietro), e il fatto che moltissime donne non pensano che ciò che è stato detto in quella conferenza stampa non sia maschilista.

Dai, sarà stata una gaffe, non lo ha fatto apposta, dopo tutto. E’ un caso isolato.

No, purtroppo non è stato un caso isolato.

Perché il passo indietro è stato chiesto di farlo anche ad un altra donna, a Rula Jebreal, giornalista israeliana naturalizzata italiana. Prima l’hanno invitata, poi l’hanno respinta. Poi hanno di nuovo cambiato idea: l’hanno invitata ancora una volta, a patto che non parlasse di politica (per parlare di politica intendevano non parlare di immigrazione…) ma solo di violenza sulle donne (come se la violenza sulle donne non fosse un tema politico, damn it!). E qui si scoprono due tasti dolenti: la donna non può parlare di politica (perché è roba da uomini) ma solo di violenza sulle donne (come se le competesse solo questa tema) e che il populino sovranista italiano ha molto più potere di quello che pensavo.

rula jebreal sanremo

Insomma, non è quindi solo Amadeus ad essere sbagliato. E’, come detto in precedenza, tutto il meccanismo-Sanremo che non va. Tutto il festival si porta dietro decenni e decenni di cultura sessista che anche nel 2020 si fa vergognosamente sentire.

Già avere delle vallette è imbarazzante, l’apice della donna-oggetto televisivo. Ma in questa edizione si sono voluti superare: non bastavano due vallette, bensì undici.

Proprio quello che ci mancava, più vallette al festival di Sanremo. Grazie mille Amadeus!

Sperava forse che facendo così desse più spazio alle donne e invece il risultato è esattamente l’opposto. Undici vallette, interscambiabili tra di loro che non hanno alcune funzione di rilevanza nel festival se non quella di supporto ancillare al padre-padrone di casa/conduttore maschio che invade perennemente la scena, tra le toccate e fuga delle vallette, che andranno tristemente a rotazione (non sia mai che una donna/valletta tolga la scena all’uomo/conduttore).

Non basta avere un conduttore uomo e una conduttrice donna, e basta? Con parità di compiti e di tempo in scena? Togliamo così definitivamente la figura della valletta che è il clou dell’oggettivazione della donna in TV (la prima valletta è stata inventata da Mike Bongiorno ed era muta. Oggi parla, ma non dice nulla)?

A quanto pare non si può fare. Sarebbe troppo discordante con la società italiana del 2020.

Sanremo è la scatola nera del nostro paese. E’ lo specchio di un Italia alla deriva in cui 11 donne che servono un uomo è accettabile, mentre una donna al pari dell’uomo da fastidio.

La donna in TV deve essere come l’italiano medio la vuole: “moglie di”, “fidanzata di”. Esattamente come negli standard del canone imposto dal patriarcato. E qui c’è un salto ulteriore: non solo moglie e fidanzata ma anche ancella del padrone di casa, che può avere intorno a se più donne (anche undici, volendo).

junior cally amadeus
Il rapper Junior Cally e Amadeus

Dal sessismo benevolo di Amadeus, certo non poteva mancare un tocco di sessismo malevolo. Passiamo dal discorso contro la violenza sulle donne in programma con la Jebreal, all’accettazione nel Festival di un giovanissimo rapper, Junior Cally, le cui canzoni si scontrano frontalmente con il discorso che la giornalista israeliana dovrà affrontare.

Un paio sono le canzoni incriminate, di cui una è Strega:

“Mi piace danzare la notte, Sopra le punte, fra queste mign**te, uscito dalle fogne, Fratello le rimando a casa con le calze rotte”

e l’altra è Gioia :

“Lei si chiama Gioia, beve poi ingoia. Balla mezza nuda, dopo te la da. Si chiama Gioia, perché fa la tr*ia, sì, per la gioia di mamma e papà’… Questa non sa cosa dice. Porca tro*a, quanto ca**o chiacchiera? L’ho ammazzata, le ho strappato la borsa. C’ho rivestito la maschera. State buoni, a queste donne alzo minigonne…”

Canzoni che denigrano del tutto il corpo e la sessualità della donna.

Davanti a questa scelta, non rimango stupita che tutto il resto venga considerato nella norma. Junior Cally è un rapper molto seguito sui social dai giovani e dalle giovani, gli stessi che per educarsi alla sessualità e al respetto verso l’altro vanno su internet perché gli adulti non sono presenti nel momento delle loro domande. E su internet trovano testi misogini, trovano Strega e Gioia e cresceranno pensando che tutto questo sia normale. Certo che lo sarà, dopotutto questo rapper viene inserito in una festival così importante come Sanremo, no?

E poi c’è Salvini, alltro specchio (spettarle) della nostra società sessista, che con il suo post butta i riflettori su un altra questione allarmante. La violenza sulle donne no, ma solo in pubblico. A casa tua puoi fare quello che ti pare. Come se il problema della violenza non sia la violenza di per se, ma il “decoro” pubblico. Altro vaso di Pandora che fa emergere una grande emergenza…

lo fai a casa tua salvini

Insomma, ecco qui il 70esimo Festival di Sanremo: da una parte il massimo elogio alle donne che stanno al loro posto, e dall’altra il disprezzo per quelle donne che invece nel posto assegnato non ci vogliono assolutamente stare.

E quello che mi chiedo è quando l’Italia inizierà ad allinearsi sulla questione della gender equality con tutti gli altri paesi civilizzati?Quando prenderà delle misure attive per promuovere il cambiamento nei comportamenti sociali e culturali sessisti degli uomini (e donne)? Perché questo comportamento, fondato sul concetto di inferiorità delle donne, deve essere eliminato. E continuare a trasmettere modelli non adeguati nelle TV nazionali certo non aiuterà.

In Italia il sessismo non è ancora riconosciuto appieno perché appartiene alla nostra cultura e si riversa nei nostri programmi televisivi, sui giornali, nelle pubblicità. Amadeus come la maggior parte degli italiani non riconosce il reale ruolo della donna nella nostra società. Anche Junior Cally non ne è consapevole e lo trasmette nei testi delle sue canzoni. Ma una canzone ha un potere di diffusione di cui non si comprenderà mai fino in fondo la sua potenza. Ma è ormai oggettivamente vero che alla fine della filiera ci sarà sempre qualcuno che renderà in azione ciò che vede o ascolta. Ce lo dicono i femminicidi che avvengono ogni 72 ore nel nostro paese e il mal funzionamento del Codice Rosso appena approvato.

Infatti, non basta una legge per fermare la violenza. Ci vuole ben altro. Ci vuole tanta tanta cultura e la consapevolezza che gli stereotipi sono nocivi per tutt*. Normalizzarli poi in TV è devastante.

La violenza contro le donne nasce dai modelli trasmessi in tutti i contesti, non c’è alibi che tenga.

Allora io farò un passo indietro quest’anno su Sanremo e non lo guaderò. Non posso contribuire da spettatrice a questa macchina simil-culturale che non mi rappresenta. Fatemi sapere se lo farete anche voi.

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Classe 1990, Pescarese di adozione. Attivista transfemminista e co-fondatrice del Collettivo Zona Fucsia, si occupa da sempre di divulgazione femminista. È speaker radiofonica e autrice in Radio Città Pescara del circuito di Radio Popolare con il suo talk sulla politica e attualità "Stand Up! Voci di resistenza". Collabora nella Redazione Abruzzo di Pressenza. È infine libraia presso la libreria indipendente Primo Moroni di Pescara e operatrice socio-culturale di Arci.

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