Tara Fares è stata uccisa.
Tara Fares, ragazza irachena di 22 anni con una ambizione simile a tante donne della mia generazione, essere una influencer, è stata ingiustamente uccisa.
Una donna che, come le altre, aveva obiettivi e sogni che voleva realizzare. Come Tara ci sono milioni di donne, vittime dei loro padri, che sono state uccise perché hanno scelto di vivere secondo ciò che ritenevano giusto, scontrandosi con il pensiero comune del loro paese.
L’assoggettamento delle donne al patriarcato ha radici profonde, che affondano nella storia più lontana e che ancora oggi, nel XXI secolo, non sono state recise. Tara è solo una delle tante vittime di una società che pone la donna in uno stato di sottomissione. Portatrici di un forte ideale, tutte queste donne hanno combattuto affinché la donna, emarginata, ottenesse la sua emancipazione. Ecco chi è Tara.
Come le altre, nonostante la giovane età, non ha avuto una vita facile.
All’età di 16 anni è stata consegnata tra le braccia di uomo e costretta a sposarlo. Una volta deciso di separarsene, si è ritrovata con un bambino in grembo, che le è stato strappato con la forza. Da qui la decisione di partire, per arrivare in Grecia e poi in Turchia. Qui ha cominciato a farsi notare sui social, Instagram e Snapchat,e ha aperto un canale YouTube. Tara era felice,poteva indossare ciò che voleva senza il timore di essere giudicata e additata. I suoi followers si sono moltiplicati velocemente. Nei suoi post non appariva mai l’immagine di una persona costretta a fuggire dal suo paese, esiliata,ma resiliente nell’affermare il suo status di donna libera.
Tara era una donna bella, come molte altre, con la pelle olivastra, lunghi capelli neri e occhi castani. Una donna giovane, fragile ed ambiziosa, ma tutti questi attributi, in una società come la sua, non le sono stati riconosciuti come virtù.
Aveva molti tatuaggi, uno dei quali riportava l’espressione “sono invincibile”. Poi la decisione di tornare a Baghdad, la sua città natia. Qui è stata accerchiata da muri di violenza e minacce di morte. “Tara fuggi” le avrà detto sua madre, ma Tara era irremovibile sull’intenzione di restare.
Era alla guida della sua Porsche bianca, quando il 27 settembre 2018 due uomini in macchina le si sono avvicinati e, senza darle il tempo di capire cosa la attendesse, le hanno sparato tre colpi alla nuca e al torace.
Le sue foto sono simbolo di una donna che non ha paura di esprimere sé stessa,una donna protagonista, non rinchiusa nelle convenzioni ed alienata dal suo corpo di donna, come la Monnalisa di Leonardo.
In un mondo in cui la forza femminile è oscurata da colonne di paura e di silenzio, la morte di Tara deve farci aprire gli occhi e farci capire che una donna libera è una donna che vive senza avere paura.
a cura di Maria Sole Pianosi