La diagnosi di cancro ha un effetto profondo su chiunque, inclusi il paziente, chi se ne prende cura, la famiglia e i membri della comunità del paziente.
L’orientamento sessuale e l’identità di genere sono due dei molteplici fattori che influenzano la maniera di rispondere alla diagnosi di cancro.
Disparità in termini di salute
Secondo il National LGBT Cancer Network degli USA, le persone LGBT affrontano una maggiore possibilità di avere una diagnosi di cancro ai polmoni, al seno, al fegato, al retto e alla cervice rispetto alle persone non-LGBT.
Ciò può essere attribuito a una combinazione di fattori socio/economici e
comportamentali. È importante capire che l’essere LGBT non implichi di per sé un aumento del rischio, ma queste ultime, in quanto gruppo e comunità, sono più probabilmente coinvolte in specifici comportamenti che possono aumentare la possibilità di sviluppare un cancro.
Per esempio, il fumo è responsabile dell’80% di tutti i tumori ai polmoni e aumenta il rischio per il cancro al colon, all’esofago e al retto. Diversi studi, anche pubblicati dal CDC Center for Desease Control and Prevention, confermano che gli uomini gay e le lesbiche sono più spesso dei fumatori rispetto a persone che non si identificano come tali.
In particolare, il 20.5% di adulti LGB fumano sigarette rispetto al 15,3% dei corrispettivi adulti eterosessuali. Vuol dire che il rapporto di fumatori LGB è di 1 ogni 5, mentre vi è un fumatore etero ogni 6. Questi dati si riferiscono ovviamente agli Stati Uniti d’America.
Anche abitudini poco salutari come una dieta ad alto contenuto di grassi, l’assunzione di alcol e l’uso di droghe ricreative, contribuiscono all’aumento del rischio di sviluppare un cancro.
Altri dati statistici mostrano che l’avere figli sotto i 30 anni, o non averne affatto, è associato al rischio di cancro al seno. Ne segue che le lesbiche, che meno probabilmente hanno figli rispetto alle donne non-lesbiche, sono maggiormente vulnerabili al rischio di cancro al seno.
Inoltre, il papilloma virus (HPV) può causare diverse varietà di cancro, incluso quello alla cervice nelle donne e quello al retto negli uomini.
L’infezione da HIV/AIDS, allo stesso modo, aumenta il rischio di cancro alla cervice invasive, il sarcoma di Kaposi e il linfoma non-Hodgkin, che sono
categorizzati come cancro-AIDS-correlati. La ricerca ha dimostrato che anche l’infezione da HIV/AIDS può aumentare il rischio, incluso melanoma, di cancro al fegato, al polmone, alla gola e alla bocca, ai testicoli e alla pelle.
Negli Stati Uniti gli uomini gay, bisessuali e altre persone che fanno sesso con uomini rappresentano la popolazione più colpita dall’HIV. Nel 2017, i gay e gli adulti bisessuali adulti e adolescenti costituivano il 70% (27.000) delle 38.739 nuove diagnosi di HIV nella Nazione. Circa 492.000 uomini gay e bisessuali sessualmente attivi sono ad alto rischio per l’HIV (fonte: CDC)
Effetti collaterali di essere un malato oncologico lgbt
Identificarsi come una persona LGBT può essere una parte di un’esperienza di vita che rende più complesso cercare e ottenere le cure di cui si ha bisogno.
Vi sono una serie di ragioni per cui le persone LGBT riportano vissuti di disagio nel chiedere aiuto: paura di discriminazione o di aggressione; precedenti esperienze negative con dottori, infermiere o altri operatori della salute; vergogna.
Uno dei benefici di svelare la propria identità sessuale/di genere è la totale trasparenza con cui ci si può rivolgere al proprio medico oncologo di riferimento, ad esempio sul tipo di supporto a disposizione, il che include anche quelle persone che in generale si occupano, insieme a noi, delle nostre cure.
Da una prospettiva di coping [ossia di capacità di reagire, n.d.t.] il senso di riconoscimento e accettazione può migliorare emozioni, fiducia e un senso di supporto, che è alla base di una comunicazione efficace con i vari membri del proprio team oncologico.
Tratto da “COPING WITH CANCER AS AN LGBT PERSON“
Pubblicato da Cancercare
Tradotto da Pamela Pellegrini per Dr. Rainbow
Editing: Nicola Napoletano