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Combattere l’HIV con le cellule staminali? È possibile!

- 30/03/2020
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Un passo in avanti nello studio della lotta all’HIV potrebbe aprire la strada a cure future. Una persona sieropositva, dopo aver ricevuto un trapianto di cellule staminali che hanno sostituito i suoi globuli bianchi con delle versioni resistenti all’HIV, sembra essere libera dal virus.

Il paziente è solo il secondo caso mai registrato ad essersi liberato dall’HIV con questo metodo. I ricercatori, tuttavia, avvertono che è troppo presto per dire che siano stati curati del tutto.

Il paziente – la cui identità non è stata rivelata – è stato in grado di interrompere l’assunzione di farmaci antiretrovirali, senza alcun segno di ritorno del virus 18 mesi dopo. La tecnica che utilizza le cellule staminali è stata utilizzata per la prima volta, un decennio fa, per Timothy Ray Brown, noto come il “paziente di Berlino”, che è ancora libero dal virus.

Come battere l’HIV

Finora, l’ultimo paziente a ricevere il trattamento sta mostrando una risposta simile a quella di Brown“, afferma Andrew Freedman, un medico clinico di malattie infettive dell’Università di Cardiff, nel Regno Unito. “C’è una buona ragione per sperare che avrà lo stesso risultato“.

Come Brown, anche l’ultimo paziente aveva una forma di cancro del sangue che non rispondeva alla chemioterapia. Avevano bisogno di un trapianto di midollo osseo, durante il quale le loro cellule del sangue sarebbero state distrutte e sostituite con cellule staminali trapiantate da un donatore sano.

Ma piuttosto che scegliere un qualunque donatore adatto, il team – guidato da Ravindra Gupta, un medico di malattie infettive dell’Università di Cambridge, nel Regno Unito – ha scelto un donatore che avesse due copie di una mutazione del gene CCR5, che dà alle persone resistenza all’infezione da HIV. Questo gene codifica un recettore che si trova sulla superficie dei globuli bianchi coinvolti nella risposta immunitaria del corpo.

Normalmente l’HIV si lega a questi recettori e attacca le cellule, ma una delezione (mutazione cromosomica) del gene CCR5 impedisce ai recettori di funzionare correttamente.

Circa l’1% delle persone di origine europea ha due copie di questa mutazione e sono resistenti all’infezione da HIV. I ricercatori di Gupta riferiscono che il trapianto ha sostituito con successo i globuli bianchi del paziente con la variante resistente all’HIV. Le cellule che circolano nel sangue del paziente hanno smesso di esprimere il recettore CCR5 e, in laboratorio, i ricercatori non sono stati in grado di reinfettare queste cellule con la versione dell’HIV del paziente.

Il team ha scoperto che il virus è completamente scomparso dal sangue del paziente dopo il trapianto. Dopo 16 mesi, il paziente ha smesso di assumere farmaci antiretrovirali, il trattamento standard per l’HIV.

Nell’ultimo follow-up, 18 mesi dopo l’interruzione del trattamento, non c’era ancora alcun segno del virus.

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Un trattamento aggressivo

Gupta afferma che non è ancora possibile dire se il paziente sia guarito. Ciò può essere dimostrato solo se il sangue del paziente rimane
privo di HIV più a lungo, afferma. Lo studio, tuttavia, suggerisce che il successo del trattamento di Brown dieci anni fa non è stato un caso isolato.

Gupta afferma che l’ultimo paziente ha ricevuto un trattamento meno aggressivo di Brown per prepararsi al trapianto. Al nuovo paziente è stato somministrato un regime costituito da chemioterapia insieme a un farmaco che prende di mira le cellule cancerose, mentre Brown è stato sottoposto ad una radioterapia completa, oltreché ad un farmaco chemioterapico.

Ciò suggerisce che, per avere successo, i trapianti di cellule staminali, nei pazienti con HIV, non dovrebbero necessariamente essere accompagnati da trattamenti aggressivi che potrebbero avere effetti collaterali particolarmente gravi.

Graham Cooke, un ricercatore clinico presso l’Imperial College di Londra, sottolinea che questo tipo di trattamento non sarebbe adatto per la maggior parte delle persone con HIV, ossia chi non ha il cancro e non ha bisogno di un trapianto di midollo osseo, una procedura seria che a volte può avere complicazioni fatali. “Se stai bene, il rischio di avere un trapianto di
midollo osseo è di gran lunga maggiore del rischio di assumere compresse ogni giorno
“, afferma.

La maggior parte delle persone con HIV risponde bene al trattamento antiretrovirale quotidiano ma Cooke aggiunge che, per coloro che hanno
bisogno di un trapianto per curare la leucemia o altre malattie, sembra ragionevole provare a trovare un donatore con la mutazione CCR5, che non aggiungerebbe alcun rischio alla procedura.

Gero Hütter, che ha guidato il trattamento di Brown ed è ora direttore medico della società di cellule staminali Cellex a Dresda, in Germania,
concorda sul fatto che questo tipo di trattamento potrebbe essere usato solo per un piccolo gruppo di pazienti, ma spera che lo studio possa suscitare un rinnovato interesse per le terapie geniche rivolte al CCR5, applicabili ad un gruppo molto più ampio. Per la svolta definitiva è ancora presto.

articolo tratto dalla rivista scientifica Nature, scritto da Matthew Warren e tradotto da Chicco Grassellini

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