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Identità e orientamento sessuale, come e quando si sviluppano?

- 13/06/2020
orientamento sessuale come si sviluppa


Lo sviluppo dell’identità ha a che fare con un processo precoce, legato a fattori biologici e ambientali.

È importante, ovviamente, che l’identità di genere coincida con quella biologica affinché ci sia equilibrio e serenità. In caso contrario, quando il corpo posseduto è differente dall’identità di genere, sorge forte il disagio, la difficoltà nel vivere quotidiano, nelle piccole abitudini che diventano scogli insormontabili, come guardarsi allo specchio, fare una doccia, usare una toilette pubblica e dover attraversare una porta con un simbolo che non è rappresentativo.

Formazione dell’identità

Proviamo a riassumere gli stadi nella formazione e sviluppo dell’identità:

  • l’infanzia: intorno a 1 anno di vita inizia l’erotizzazione. Il mondo viene conosciuto attraverso i sensi che ci permettono di avere un’esperienza assoluta del mondo, del quale sentiamo di essere totalmente parte;
  • la prima fanciullezza: intorno ai 2 anni d’età si inizia a sviluppare la percezione della propria identità biologica (solitamente maschio/femmina) che si basa sui genitali e sui caratteri sessuali secondari, iniziamo quindi una prima differenziazione rispetto agli altri e al mondo fuori di noi. È qui che possono sorgere già i primi malesseri, certo non consapevolizzati, rispetto alla propria identità di genere;
  • l’età del gioco: fra i 3 e i 5 anni comincia la consapevolezza dell’identità di genere e del ruolo sociale, ossia da “come sento di essere (generalmente M o F)” a “come gli altri si aspettano che io mi comporti (essendo M o F)”;
  • l’età scolare: mentre fino ai 9 anni vi è una fase di latenza, come di “addormentamento” di alcuni aspetti, fra i 9 e gli 11 anni inizia la consapevolezza della propria meta sessuale, ossia dell’orientamento sessuale, il quale porta con sé molteplici vissuti, a volte non piacevoli (sensi di colpa, inadeguatezza, bisogno di negare la propria sessualità o nasconderla);
  • l’adolescenza: da “come vorrei essere” a “come mi vedo”, da “come vorrei essere” a “come sono realmente”,  dal pensiero magico al pensiero concreto, si sviluppa il pudore (un filtro per le pulsioni, ma un freno alla comprensione) e la contrapposizione agli adulti, per un bisogno di determinarsi come individui separati;
  • la giovinezza: le relazioni sono generalmente sempre meno esplorative e più tese alla costruzione di legami;
  • l’età adulta: nella coppia si incontrano due patrimoni culturali, due universi che danno vita ad una nuova “forma” con un sistema di relazioni, di regole che non possono essere la mera somma delle regole delle famiglie di provenienza, norme spesso contrastanti tra loro e non assimilate neppure dai singoli individui;

Il passaggio da uno stadio all’altro avviene nei termini di quella che possiamo definire una crisi, intesa come un conflitto tra due elementi bipolari contrapposti.

Appartenenza o differenziazione

L’identità inoltre può svilupparsi per appartenenza o per differenziazione.

Nel primo caso parleremo di appartenenza per nascita (categorie sociali) o per scelta. Nell’appartenenza per nascita, che l’individuo lo voglia o no appartiene a un genere, ceto socio-economico-culturale e il processo per uscirne può implicare costi importanti nella costituzione dell’identità. Nell’appartenenza per scelta, si possono attraversare dei periodi che sono diversamente strutturati nell’ambito di culture più o meno individualistiche o collettivistiche.

La semplificazione come necessità o come limite

Ovviamente il concetto di identità è estremamente complesso e questo articolo ne è una decisa (ma anche voluta) semplificazione.

Attualmente il concetto di identità, soprattutto quella di genere, è al centro del dibattito sociale.

Proprio per la sua complessità e indefinibilità tout-court, molte fasce di popolazione restano nel timore di ciò che è difficile comprendere e avviano crociate allo scopo di ripristinare un concetto di identità estremamente limitato e per nulla rappresentativo della realtà. Il nostro cervello è abituato a “semplificare” ciò che è complesso e a essere “cauto” con l’ignoto. Sono retaggi di processi mentali del cervello rettiliano, ossia quella parte di cervello che è la più antica formatasi nella nostra evoluzione di specie.

Con questo articolo non avremo esaurito il concetto di identità, ma sono certa che chi legge ha la ferma volontà di andare oltre i processi mentali delle origini della specie.

Articolo a cura della Dott.ssa Pamela Pellegrini
Psicologa Psicoterapeuta, Consulente Sessuale
Per Dr. Rainbow

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