L’azienda farmaceutica e biotecnologica Moderna, già produttrice di uno dei vaccini autorizzati dall’EMA per il contrasto alla pandemia di Covid-19, inizierà molto presto una fase di sperimentazione sull’uomo per testare due nuovi vaccini contro l’HIV a base di mRNA.
Sarà utilizzato per l’occasione un meccanismo simile al rivoluzionario sistema mRNA utilizzato nel vaccino contro il Covid-19, riferisce Science Alert. Lo studio, secondo un record di studio pubblicato nel Registro degli studi clinici del National Institutes of Health degli Stati Uniti, dovrebbe svolgersi a partire dal prossimo 19 settembre e protrarsi fino a maggio 2023.
Per diversi anni, gli scienziati hanno studiato l’efficacia e il potenziale dei vaccini mRNA per i trattamenti contro il cancro e altre malattie in modelli animali. I vaccini contro il Covid-19 prodotti da Pfizer-BioNTech e Moderna sono stati i primi vaccini a mRNA utilizzati nell’uomo.
Come abbiamo imparato in questi mesi, i vaccini a mRNA funzionano dando alle cellule le istruzioni per produrre frammenti delle stesse proteine presenti sul guscio esterno di un virus. Le proteine quindi preparano le cellule immunitarie a riconoscere e distruggere il virus.
La difficoltà di produrre un vaccino per l’HIV
Nell’ultimo decennio, i progressivi miglioramenti nel campo delle terapie di contrasto all’HIV hanno portato a nuove combinazioni di farmaci antiretrovirali da assumere giornalmente, per ridurre la quantità di RNA dell’HIV presente in circolo.
L’assunzione di queste terapie ha portato molte persone sieropositive allo stato U=U, ossia Undetectable = Untrasmittable: uno stato di non rilevabilità e non trasmissibilità dovuto al mantenimento della carica virale (cioè la quantità di virus presente nel sangue/secrezioni) a livelli non misurabili da almeno 6 mesi.
Più recentemente, invece, si è assistito all’introduzione di profilassi per il trattamento pre e post esposizione.
In tutto questo tempo, tuttavia, il virus dell’immunodeficienza umana (HIV) è riuscito a eludere i tentativi del sistema immunitario di eliminarlo. Ciò è dovuto a diversi fattori, inclusa la capacità del virus di evolversi rapidamente per produrre nuove mutazioni, che lo aiutano a eludere gli anticorpi.
Il virus dell’HIV ha anche trovato un modo per camuffare il suo strato esterno (la glicoproteina dell’involucro dell’HIV) “mimetizzandosi” con le proteine umane, in modo che rimanga nascosto agli attacchi. Come il coronavirus, l’HIV utilizza la proteina Spike per invadere le cellule ospiti e infettarle.
Lo studio clinico avviato da Moderna e altri partner valuterà la capacità del candidato al vaccino mRNA eOD-GT8 60 mer (mRNA-1644) e dell’adiuvante del vaccino mRNA (mRNA-166v2-Core ) per generare in sicurezza anticorpi ampiamente neutralizzanti (bnAbs) in adulti sani.
In che modo sarà possibile?
In particolare IAVI (International AIDS Vaccine Initiative) e Scripp Research (un centro di ricerca di scienze biomediche), partner di Moderna, potrebbero aver scoperto una chiave importante per rompere l’impenetrabile armatura del virus HIV. Si è escogitato un modo per progettare un immunogeno (un tipo di antigene che suscita una risposta immunitaria), somigliante alla struttura del gene virale env dell’HIV, che possa indurre specifiche cellule B immature (cioè che non proliferano ma vanno incontro a selezione in base alla loro affinità verso gli antigeni) a sviluppare anticorpi ampiamente neutralizzanti prima che una persona sia esposta al contagio.
È importante sottolineare che solo il 10%-20% delle persone infette dall’HIV sviluppa da solo anticorpi ampiamente neutralizzanti, solitamente dopo un lasso di tempo di diversi anni. L’ipotesi che il candidato al vaccino mRNA-1644 possa attivare alcuni tipi di cellule B immature per produrre anticorpi mirati ampiamente neutralizzanti è stata prima esplorata in studi di laboratorio e su animali, e poi in soggetti umani. Nello studio sull’uomo, 48 adulti sani e negativi all’HIV hanno ricevuto due dosi di un immunogeno a base di proteine scientificamente progettato o di un placebo, a distanza di 2 mesi.
I risultati, che sono stati presentati all’inizio di quest’anno alla riunione annuale della ricerca sull’HIV per la prevenzione, sono stati incoraggianti in quanto non sono emersi problemi di sicurezza e il 97% delle persone che hanno ricevuto il vaccino hanno cominciato a produrre cellule di tipo B immaturi specifici.
Lo studio all’avvio
Nella fase di test in partenza, secondo quanto riporta The Independent, 56 adulti di età compresa tra 18 e 50 anni, negativi all’HIV, saranno divisi in quattro gruppi e riceveranno il vaccino mRNA 1644, l’antigene mRNA 1644v2-core o entrambi. Due gruppi che riceveranno un mix di vaccini e gli altri due gruppi che riceveranno solo uno dei due. Tutti i soggetti coinvolti saranno a conoscenza del tipo di vaccino che sarà loro somministrato.
Lo studio utilizzerà un approccio graduale, prima per attivare le cellule B immature e poi per guidarle lungo il percorso per la produzione di anticorpi contro un’area specifica dell’ambiente HIV: il sito di legame del CD 4. Nello specifico, lo studio utilizza la piattaforma mRNA di Moderna (la stessa utilizzata nella produzione del vaccino COVID-19), che contribuirà ad accelerare il processo di scoperta e sviluppo del vaccino HIV. Questa fase di studio avrà una durata di circa 19 mesi.
La tecnologia biomedica alla base del vaccino allo studio di Moderna è altamente sofisticata e avanzata: l’obiettivo ultimo è quello di avviare una risposta immunitaria contro l’HIV e il modello a mRNA potrebbe essere la chiave giusta per arrivare a un successo di portata storica. La particolare complessità del virus HIV, tuttavia, richiederà un processo pluriennale di sperimentazioni e test per valutare l’efficacia del vaccino e i suoi effetti, diretti e indiretti, sull’uomo. Siamo finalmente vicini a una svolta?
Fonti (oltra a quelle citate nel testo): Smithsonianmag, Webmd
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