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A Pescara si pianterà un albero per ogni aborto in città.

- 10/03/2020


Il 2 Marzo 1320.. ops, scusate, volevo dire, 2020!

Il 2 Marzo 2020 il comune di Pescara ha approvato (praticamente unanime) una mozione proposta da due consiglieri di “centro-destra”, la cui notizia sta facendo il giro del paese.

Tale mozione viene creata riprendendo la legge 10/2013 nel quale prevede che ogni comune con più di 15.000 abitanti debba piantare un albero per ogni nascituro, ma fino ad ora la città adriatica non ha mai eseguito tale norma. Così, i due consiglieri di centro-destra han ben pensato di riacquisire questa legge aggiungendoci però una postilla: non solo bisogna piantare un albero per ogni bambino nato, ma anche un albero per ogni bambino mai nato.

E per bambino mai nato si intende ogni volta che vi è un interruzione di gravidanza spontanea, volontaria, per morte in utero o per morte improvvisa del lattante.

La cosa ha scatenato moltissime polemiche non solo dalle associazioni femministe locali, ma anche dai partiti di sinistra. Perché la mozione, promossa dalla destra, è stata approvata anche dall’opposizione del centro-sinistra. Rendendo la situazione ancor più complessa.

Una situazione di piena armonia all’interno del consiglio comunale, ma la società civile, nonostante il Coronavirus che sta dilagando anche a Pescara, è in rivolta. Come è possibile che nessuno in comune si sia indignato di fronte a questo scempio?

Ma perché tale mozione ha scatenato tanta polemica?

Sicuramente il piantare un albero è un bellissima celebrazione della vita ed è giusto che lo Stato sancisce di volergli donare un albero (vista anche l’emergenza climatica ed ambientale!). Ma qui è davvero palese la strumentalizzazione del verde urbano per un vero e proprio attacco alla 194.

Prima di tutto non si può paragonare un bambino vero e proprio con una morula, quindi un insieme di cellule. La medicina ci insegna infatti che gli embrioni fino al completamento del terzo mese di gravidanza non possono essere considerate in alcun modo persone e quindi bambini. L’equiparazione è dunque scorretta e strumentale, poiché tenta di colpevolizzare la scelta di una donna facendole pensare che con l’aborto si uccida un essere umano, quando in realtà sono dei semplici organismi a cui ogni donna ha piena libertà di scelta a riguardo.

Il discorso del consigliere non lascia dubbi.

A rendere ancora più evidente l’attacco verso la libera scelta della donna è anche il discorso che il consigliere Scurti, uno dei due promotori della mozione, ha tenuto in aula lunedì scorso per l’approvazione.

Prima di tutto, ha infatti apertamente paragonato l’interruzione di gravidanza allo sterminio di massa della Shoah. Ha specificato che l’idea di tale mozione proviene da talune associazioni che lavorano per evitare l’IGV (le così dette associazioni pro-life che il 30 Marzo scorso a Verona ci lanciavano i feti di gomma…). Ed infine ha anche accennato che il luogo in cui si terranno tali piantumazioni sarà creato a mo’ di “pensatoio” dove le donne potranno rifugiarsi per pensare a come sarebbe potuta essere la loro vita da madre… (??)

E’ ovvio che con tali affermazioni, l’attacco alla libertà della donna nello scegliere sul proprio corpo diventa un campo minato.

Il loro obiettivo non è ne piantare alberi, ne omaggiare la vita, ma solo ed esclusivamente quello di imputare e incriminare le donne costrette all’aborto (per un motivo o per un altro) e nel mettere l’attenzione sul numero preciso di IVG nel territorio pescarese (trovando quindi una scusa per reperire tale numero, invadendo la privacy delle donne che hanno eseguito un IVG)

Il testo della Mozione approvata il 2 Marzo al Comune di Pescara

Perché dedicano mozioni ed energie verso degli embrioni abbandonando totalmente a loro stessi i bambini già nati?

Perché forse non sono capaci.

Come è possibile che la politica di oggi pensi a queste pagliacciate e non propone invece servizi sulle tutela della salute della donna od anche di servizi per l’infanzia (permettendo dunque alle donne di lavorare nonostante siano madri)?

Un amministrazione comunale se vuole davvero sostenere le donne e la maternità può e deve farlo ma con altre tipologie di azioni politiche.

Sono altissime le statistiche che individuano le donne come soggetti deboli nel mondo del lavoro, spesso costrette a scegliere fra lavoro, maternità e cura familiare proprio perché hanno un carico mentale nettamente superiore rispetto all’uomo.

Pescara ha sicuramente bisogno di più alberi, ma soprattutto di adeguata manutenzione di quelli esistenti (l’anno scorso ne hanno tagliati un bel po’ senza un motivo ben preciso…), e tutto ciò non può essere mascherato strumentalizzando l’esperienza delle donne che compiono una scelta.

Pescara non ha bisogno di battaglie contro l’interruzione di gravidanza travestite da altro. Le scelte delle donne dovrebbero essere sostenute e garantite senza colpevolizzazioni, con più medici non obiettori di coscienza che pratichino un atto sanitario sicuro, difendendo un diritto imprescindibile conquistato dalle donne.

La lotta femminista non si potrà fermare fino a quando le donne saranno cittadine di serie B e ci si sentirà in diritto di banalizzare le questioni femminili.

Non ci possiamo fermare fino a quando non si cercherà seriamente di dare applicazione alla legge sull’interruzione di gravidanza 194/78 e permettere a tutte le donne di esercitare liberamente e pienamente le proprie scelte.

E non ci fermeremo fino a quando non si cercherà seriamente di risolvere la piaga degli aborti clandestini, cui troppe donne senza documenti sono costrette a ricorrere.

La donna che abortisce non sempre si sente colpevole.

Un altro punto strumentalizzato dall’amministrazione comunale di Pescara (come anche tutti i partiti/associazioni antiabortisti) è proprio quella dell’estrema vittimizzazione della donna che subisce un aborto.

So che quello che sto per dire potrà dare fastidio a qualcun*… ma non tutte le donne che subiscono un aborto si sente colpevole o distrutta. Certo, effettuare un IVG non è certo una passeggiata, ma ci sono donne che dopo averlo effettuato si sentono bene (anzi benissimo) proprio perché confortevoli nella loro scelta di non voler un bambino. E ciò non implica che la vita di queste donne sia incivile (cit.), ma che semplicemente hanno pieno potere sul loro corpo e sulle loro vite.

Blog femminista contro l’estrema vittimizzazione e colpevolizzazione delle donne che eseguono un IVG

Molte associazioni locali hanno (giustamente) puntato l’attenzione sulla mancanza di rispetto nel piantare un albero in seguito ad un evento difficile come quello di un aborto e certo non è rispettoso ricordarglielo così. Ma io credo che semplicemente non sia giusto (ne logico) voler ricordare la scelta intima e privata di una donna con un qualcosa che è invece pubblica (“res publica“: cosa dello stato)

Ancora una volta la politica usa il corpo della donna per il proprio tornaconto, usandolo come se fosse di sua proprietà, sfruttandolo a suo piacimento.

Ricominciamo quindi a ribadire a gran voce che nessun* oltre noi stess* può scegliere sul proprio corpo. E se c’è una cosa che questa storia ci può insegnare è proprio quello di non abbassare mai la guardia.

Basta pochissimo che con una mozione si torni nel Medioevo.

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Classe 1990, Pescarese di adozione. Attivista transfemminista e co-fondatrice del Collettivo Zona Fucsia, si occupa da sempre di divulgazione femminista. È speaker radiofonica e autrice in Radio Città Pescara del circuito di Radio Popolare con il suo talk sulla politica e attualità "Stand Up! Voci di resistenza". Collabora nella Redazione Abruzzo di Pressenza. È infine libraia presso la libreria indipendente Primo Moroni di Pescara e operatrice socio-culturale di Arci.

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