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CORONAVIRUS. Diario di un redattore in quarantena. -Giorno 24-


Ventiquattresimo giorno di quarantena.

Mi chiedo quando finirà e se finirà….

Stiamo sperimentando gli arresti domiciliari esattamente come Previti. E chi lo avrebbe mai detto che fosse così insolitamente dolce questa pena?

E quando dico dolce, non intendo la dolcezza della reclusione, ma proprio le leccornie zuccherose che si susseguono per spezzare la routine… dite la verità: anche voi vi state cimentando nella preparazione di ciambelle e torte… lo vedo dalle innumerevoli notifiche social che ucciderebbero i diabetici alla sola vista….

Anche oggi però mi sono “recato a lavoro”. Mi sono alzato. Caffè. Doccia e poi mi sono connesso al computer. Smart working… non ho capito cosa abbia di “smart” se non la dicitura anglofona che addolcisce la pena di una segregazione casalinga.

Scopro inoltre che ieri la Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, in una intervista a La7 ha affermato «Le scuole riapriranno quando avremo la certezza che il quadro epidemiologico dell’Italia ci permetterà di mandare gli studenti a scuola in massima sicurezza», aggiungendo che se la chiusura delle scuole sarà prorogata o meno oltre il 3 aprile «ce lo diranno le autorità sanitarie» . Inoltre ha spiegato, visto i dati e i feedback degli Istituti di tutta Italia e dato che è stata attivata la didattica a distanza, che non verrà invalidato l’anno scolastico.

Olè!

Per quanto mi riguarda, da insegnante di primaria, è tutto alquanto irreale: dover caricare video lezioni ed inviare schede. Si è rafforzata dentro di me la consapevolezza che insegnare ai più piccini non sia soltanto somministrazione di esercizi e schede. L’apprendimento, quello vero, avviene soltanto se vi è relazione ed empatia con lo/la scolaro/scolara. È inutile. La didattica a distanza, senza l’umana presenza fisica è fine a se stessa e non è sostituibile a nulla.

Prevedo che dopo questa emergenza il mondo del lavoro muterà in altro. Facciamo in modo che questo non accada per la scuola!

Oggi l’UNESCO, pubblicando un report sulla situazione attuale delle scuole, ha scritto che in questo momento 870 milioni di studenti europei, di ogni ordine e grado, non stanno andando a scuola. Praticamente più della popolazione della Federazione Russa. Un’armata rossa di persone in fase evolutiva rinchiusa in casa.

Qui in Italia ci siamo attivati immediatamente con la didattica a distanza. Chi in un modo e chi in un altro ha raggiunto i propri alunni. Docenti di ogni ordine e grado, nel giro di 24 ore hanno dovuto inventarsi una scuola che prima non esisteva.

Siamo stati i primi in questo. Vi dico anche che il ministero dell’istruzione spagnolo e quello austriaco stanno prendendo esempio da noi docenti italiani. E non è solo perchè in ordine cronologico abbiamo chiuso per primi le scuole!

Per quanto lo stereotipo populista abbia relegato l’insegnamento a “lavorino”, per di più sottopagato, all’estero ci vedono con grande ammirazione e seguono i nostri modelli.

Pensate alla Montessori, o a Orsi, o a Bortolato… sono tutti Italiani!

Nemo profeta in patria

Tornando alla didattica a distanza che obbligatoriamente stiamo applicando, ho tracciato i pro e i contro di questo evento pedagocico di cui si parlerà in futuro. Consultandomi con colleghe e colleghi un po’ da tutta Italia vi dico che indubbiamente i vantaggi sono molteplici:

nessun alunno fa ritardo, e se è in ritardo, non ha scusa alcuna che lo giustifichi. I docenti possono fare verifiche continue avendo un più oggettivo e preciso quadro della situazione: alunno per alunno.

Si possono creare link ed approfondimenti open source senza dover ricorrere a lim, ed espedienti tecnologici. È il tripudio dell’interdisciplinarietà! Si possono creare dei tutorial che rimarranno sempre in qualche memoria di Pc o tablet. Si può assolutamente accedere a delle piattaforme ben fatte come MyEdu, che permette addirittura di personalizzare gli esercizi; oppure di avere un diario aperto con l’app SeeSaw dove insegnanti e alunni possono comunicare senza intralciare le privacy!

Poi però, ci sono i contro….

Vedo gente in mutande….

Sì vedo gente in mutande senza alcun pudore nello sfoggiare lisi boxer da outlet dell’intimo. Mutande di ogni foggia o ricamo. Da quelle di intimissimi a quelle di Victoria Secret. Le alte temperature casalinghe hanno abbassato le coperture tessili dei corpi di genitori e nonni. Rivoglio i pigiami di una settimana fa. Le pudiche flanelle e le tristi camice da notte.

Inoltre, dato che è diventata routine quotidiana la cattività domestica e la didattica a distanza, i riti familiari, privi di restrizioni dell’italico Galateo, hanno ceduto inesorabilmente…. Il rutto libero e la puzzetta ad honorem in video call hanno livellato i secoli di separazione di classi sociali. Che siano figli di notai o figli di dipendenti, questa rumorosa quotidianità ha reso tutte le classi sociali evidentemente simili.

Ed io, con tutti i miei colleghi e colleghe, ne siamo passivi ed inorriditi spettatori.

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Di origine Abruzzese, ma ramingo come un nomade. Di molteplici interessi ogni sabato su Bl Magazine con la rubrica BL LIBRI.

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