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CORONAVIRUS. Diario di un redattore in quarantena -Giorno 41-


Quarantunesimo giorno di quarantena.

Il sole splende in tutta Italia. Il meteo non c’è d’aiuto… sento le necessità della grigia coltre lombarda che anestetizza qualunque tentazione di vita all’aria aperta. Così non è… resistiamo…

da giorni non si parla più di raggiungimento del picco di contagi. Quella scienza inesatta che è la statistica si sta beffando nuovamente di noi.

L’attesa psicologica di quella tanto agognata vetta fatta di numeri non arriva mai… l’orografia del contagio da coronavirus non ha assolute certezze empiriche. Si va a tentoni data la novità virologica. Sostanzialmente da picchi e vette assistiamo alla comparsa di un altipiano. Ricordo che sul massiccio della Majella vi è un lunghissimo altipiano. L’estate scorsa, partendo da Palena e salendo fino a “Guado di Coccia” (passo appenninico notissimo agli storici della resistenza) continuai il sentiero fino alla cima detta “Tavola rotonda”. Per arrivare fino al monte Amaro, la vetta del massiccio, puntando a nord-ovest, ho dovuto attraversare un lunghissimo altipiano che da sempre è chiamato “Femmina Morta”. Ecco mi ritrovo a constatare dai bollettini della protezione civile che stiamo attraversando proprio quel lungo altipiano. E il nome, aimè, calza a pennello.

Oggi ho voluto fare una ricerca sui consumi. Non intendo quelli del supermercato. Proprio quelli necessari a fronteggiare questo stramaledetto virus.

I presidi medici intendo.

Delle tanto agognate mascherine ne sappiamo fin troppo. Ognuno ha iniziato a fabbricarsele come può. Sindaci ed associazioni si stanno prodigando per fornire alla popolazione italiana questa effimera barriera che, se comunque non ci ripara dal virus, sicuramente ci tutela dalla paranoia.

Anche mia madre, ad esempio ha iniziato a fabbricarne di proprie. Sicuramente non saranno il top a livello di barriera, ma, conoscendo la mano artistica e creativa, sicuramente farebbero impazzire le Drag a Domicilio.

Nel giro di poche settimane abbiamo assistito alla riconversione produttiva dei ventilatori polmonari. Grandi case automobilistiche emiliane hanno iniziato ad occuparsi di quello. I parametri e i margini di guadagno di queste grandi aziende sono assolutamente top secret. Dobbiamo auspicarci umana compassione e assoluta filantropia.

Insomma tutti, chi in un modo , chi in un altro, ci stiamo rimboccando le maniche contro l’invisibile nemico.

Fatto più grave e sicuramente da portare alla luce è che stanno per finire le scorte per l’ossigeno terapia. Gli impianti di estrazione atmosferica del gas nobile negli ultimi vent’anni sono dimezzati. Le poche fabbriche hanno avuto un implemento di domanda del 200%. la materia prima non manca: prelevare dall’atmosfera l’ossigeno, fino a quando ci sarà aria da respirare è comunque reperibile. L’irreperibilità, invece, è data proprio dalle bombole. Sono pochissime le industrie che producono i contenitori per conservare l’ossigeno. Se aumenterà la richiesta, e presto accadrà vista la diffusione mondiale del virus, avremo sicuramente da fronteggiare questo enorme problema su scala internazionale.

L’ossigenoterapia non è fondamentale solo per i malati Covid19, sia chiaro. Qualunque paziente in situazione pneumologica critica ne ha bisogno per superare una infinità di mali o superare interventi chirurgici. In fondo sin dai primi pensatori delle civiltà, i filosofi presocratici, sappiamo quanto sia indispensabile il respiro divinizzandone il meccanismo fisiologico.

Ma perchè sono diminuite le fabbriche di estrazione di gas per uso sanitario?

La risposta è semplicissima: negli ultimi vent’anni moltissimi ospedali hanno chiuso. La domanda si è abbassata notevolmente dovuta all’impossibilità di stoccaggio delle bombole d’ossigeno. È arrivata su questo settore industriale la mano dei monopoli multinazionali andando ad innescare un lento processo di equiparazione tra domanda e offerta evitando quindi l’utilizzo di magazzini.

Attualmente la situazione potrebbe collassare in pochissimo tempo.

I lavoratori di questo settore, da quando sono apparse le prime avvisaglie di contagio, hanno iniziato a vivere una quarantena estremamente particolare. Rigidi protocolli e procedure affinché essi fossero rigorosamente sotto controllo evitando qualunque forma o rischio di contagio. Vi immaginate se l’ossigeno nelle bombole avesse qualunque tipo di contaminazione data dal virus?

Una ecatombe.

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Di origine Abruzzese, ma ramingo come un nomade. Di molteplici interessi ogni sabato su Bl Magazine con la rubrica BL LIBRI.

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