Questa settimana ci occupiamo di uno degli esordi letterari più convincenti di questa primavera.
“Fiori senza destino”, edito da SEM, è scritto magistralmente dalla siciliana Francesca Maccani.
Questo sabato vi proponiamo anche l’intervista all’autrice, che con delicatezza cosmica, ci farà entrare nel mondo delle sue ragazzine e dei suoi ragazzini che, come fiori recisi, vivono vite al limite nella periferia est di Palermo.
LA TRAMA
Sul limite estremo della città di Palermo, nella più difficile delle periferie di oggi, dieci ragazzi raccontano in prima persona la loro vita, i loro sogni, il loro poco destino. Il quartiere è il Cep, Centro Edilizia Popolare, dove promiscuità e malavita regnano sovrane, e dove l’unica legge sembra essere il possesso delle cose e delle persone. In queste spianate di cemento i bambini possono allontanarsi e non fare più ritorno, le ragazzine diventano donne troppo in fretta e i maschi crescono con l’idea che per ottenere ciò che desideri ogni mezzo è lecito. Lontanissima c’è Palermo, con i suoi splendidi monumenti e le chiese antiche che i ragazzi del Cep non hanno mai visto, come il mare. In un avvicendarsi di speranza e rassegnazione ognuno dei personaggi si racconta, con lucidità, senza filtri. Scopriamo così che la crudeltà non è una prerogativa degli adulti, ma un peccato originale che si trasmette di padre in figlio in un contiguo gioco dei ruoli, alternando vittime a carnefici. Francesca Maccani, alla sua opera prima, compone un romanzo corale, struggente e verissimo, indimenticabile.
L’INTERVISTA
Il suo libro “nasce” e “finisce” col mare. Un paradosso pensando che il quartiere palermitano in cui è ambientato il libro, il CEP, è più vicino all’asfalto della E90 che alla spiaggia di Mondello. Ci racconti la dicotomia degli abitanti di quella periferia narrati nel suo libro.
Il libro in effetti è incorniciato dal mare che è un elemento presente quasi quanto un personaggio. Ma questo mare amato e odiato dalla protagonista, per alcuni abitanti del quartiere resta un miraggio, perché non possiedono un mezzo per raggiungerlo, perché non hanno i soldi nemmeno per un gelato in spiaggia, perché hanno una vita troppo incasinata per potersi permettere il lusso di uno svago.
Alcuni ragazzi ci vanno al mare, con l’806, il bus che raggiunge Mondello e ci vanno perché le madri non li vogliono fra i piedi, poco importa poi che per pagarsi una brioche o una pullanchia tenera e saporita, scippino le persone sul bus.
Al mare ci vanno in gita con la scuola alcuni ragazzini e forse lo vedono per la prima volta perché il paradosso di questo quartiere è quello di essere a due passi dalle spiagge e dalla città ma di pensarsi cosa altra, a sé stante, una sorta di ghetto, una ciste proprio.
Ogni capitolo è una storia, ogni capitolo è un nome. Lei, da insegnante, è a contatto quotidianamente con i giovani. E’ stata semplice la scelta dei personaggi? Ha dovuto rinunciare alla storia di qualcuno?
Non è stato difficile scegliere i personaggi poiché ho attinto ai ricordi. Avere insegnato un anno in una scuola così grande e problematica mi ha fornito materiale per scrivere moltissime storie.
Ho chiaramente fatto una scelta, ho raccontato in primis i personaggi che mi stavano più a cuore e poi alcune altre storie rappresentative di una realtà di degrado tale che mi sono dovuta spesso censurare per non appesantire ulteriormente i racconti già di per sé duri e crudi.
È ovvio che poi ogni storia che racconto è romanzata, ma gli spunti sono assolutamente reali e aggiungo purtroppo.
C’è una storia che ho scelto di non raccontare e riguardava un ragazzino con evidenti problemi cognitivi e è fisici nato da un rapporto incestuoso. In questo caso ho preferito sorvolare perché temevo di addentrarmi in uno spazio sacro, parlo per il lettore, che ho preferito non violare.
Si dice che l’autore ami ed odi due personaggi della sua opera: quali sono i suoi?
Su questo non ho dubbio alcuno.
Il personaggio che amo più di ogni altro è Rosy perché di tutti è stata la più sfortunata e paradossalmente l’unica che a modo suo si è davvero salvata.
Quella che ho più odiato è Sciaron perché, anche nella realtà in classe, ogni santo giorno, provocava e boicottava le lezioni in tutti i modi. Perché Sciaron esiste ovviamente, non è un personaggio di fantasia e nel romanzo l’ho davvero resa molto meno antipatica di quanto fosse nella realtà. Ho cercato di giustificarla e di far sì che il lettore potesse trovare uno spiraglio per empatizzare.
Io faticavo molto a gestirla e a tollerare la sua maleducazione. Così come ho faticato con Gaetano, era davvero insopportabile sotto ogni punto di vista.
Lavorare ogni giorno a contatto con questi ragazzi così problematici senza avere mezzi per aiutarli e seguirli è devastante.
Una dei protagonisti che mi ha colpito di più è Rosalia con il suo “fattaccio”. Ecco: come è essere giovane Donna in un contesto del genere?
Anche nel caso di Rosalia la vicenda è ispirata a un fatto reale.
Le gravidanze alla scuola media non sono rare e le fuitine nemmeno. È come se diventare madri costituisse un rito iniziatico potentissimo. Il vero passaggio dall’infanzia all’età adulta. Fuggire e farsi mettere incinta per le ragazzine è un modo per uscire da case spesso sovraffollate e da situazioni di miseria, salvo poi precipitare in una condizione peggiore.
Perché a 14 anni non si può essere in grado di badare a un figlio e così intervengono le nonne spesso giovanissime pure loro ma già piegate da anni di vita coniugale e di un quotidiano retto per la maggior parte su espedienti. Se chiedessimo a ogni docente di ogni periferia d’Italia di raccontare aneddoti sulla vita dei suoi ragazzi ci sarebbero da scrivere altri 100 libri forse più crudi e tremendi del mio.
Oltre che essere scrittrice ed insegnante, lei ha un suo blog. Non dà affatto impressione che lei possa annoiarsi un solo momento della giornata. Ci racconti questa sua attività parallela…
Leggere è sempre stata la mia passione. Fortunatamente nonostante tre figli, il lavoro e mille impegni riesco sempre a trovare uno spazio per la lettura.
Leggo ovunque, in coda alla posta, mentre aspetto i miei figli che si allenano, nelle ore buche, e soprattutto la sera. Mi serve per staccare la spina e per bloccare il loop dei miei pensieri.
Il blog o meglio la pagina fb è nata diversi anni fa non tanto con l’intento di proporre recensioni, quanto con la volontà di dispensare consigli di lettura e favorire il passaparola. Questo perché alcuni libri, specie di case editrici indipendenti, non hanno la forza logistica per arrivare a un gran numero di lettori. Il passaparola è un mezzo potente e in un certo senso libero dalle logiche del mercato editoriale perché basato sul puro piacere.
Io parlo quasi esclusivamente di romanzi e narrativa prodotti da realtà indipendenti anche se non mancano le major.
«Perché qui siamo tutti come tanti fiori che spuntano in mezzo al cemento, veniamo su nella polvere e solo così sappiamo vivere. Se ci strappano via, le radici restano piantate qui e noi finiamo che secchiamo tutti quanti come le rose nei vasi senza acqua»
“Fiori senza Destino” di Francesca Maccani
LA RECENSIONE
Mi sono portato questo libro in viaggio, mi ha accompagnato in voli e spostamenti dall’Italia alla Grecia, e non potevo fare a meno di continuare a leggerlo nonostante le turbolenze e gli infiniti tapis-roulant dell’aeroporto Eleftherios Venizelos della capitale greca.
Avete presente la sensazione che v’incolla alle pagine creando una bolla invisibile tra voi ed il mondo?
“Fiori senza destino” lo si legge che è un piacere, ma questo libro è un pugno allo stomaco. Le vicende di ogni protagonista entrano nelle ossa e la sensazione di essere spettatori inermi , fa si che “Fiori senza destino” sia una deliberata denuncia sociale di uno spaccato di realtà italiana nell’ ombra. Verrebbe quasi da dire che questo è un romanzo Neo- Realista 3.0.
Francesca Maccani descrive un territorio che ha conosciuto da testimone oculare. Ogni singola vicenda, scritta in maniera asciutta e materica, fanno in modo che tutte le storie trasudino di sconfinata amarezza per due motivazioni lampanti.
La prima è che essere adolescenti oggi non è la medesima cosa in tutto il bel paese. Ragazzini che si ritrovano circonfusi di realtà dove ogni idealismo adolescenziale è scarnificato dal cemento e l’ignoranza dilagante. Il diventare Adulti prima del previsto è ancora una triste realtà.
La seconda è che il mestiere dell’insegnante è una missione grande. L’insegnante è come un Eroe solitario che tenta di poter tracciare destini diversi per i protagonisti del futuro comune.
“Fiori senza Destino” è un libro consigliatissimo ai grandi, a chi si occupa di essi. È un libro consigliatissimo anche ai lettori giovani. Maccani ha fatto centro con questo suo esordio regalandoci sicuramente il più bel libro di questa primavera 2019.