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Il “matrimonio riparatore” in Turchia legittimerà ancora di più la violenza sulle donne

- 31/01/2020


Sposa il tuo stupratore”, così le donne turche, scese in piazza, tra manifestazioni e proteste, hanno nominato il nuovo disegno di legge di Erdogan, portato all’attenzione dell’Assemblea di Ankara all’interno di un pacchetto di riforme giudiziarie il 16 Gennaio scorso.

Definizione “azzeccatissima”, poiché la legge consente attraverso il matrimonio tra la vittima e l’autore del “reato” l’estinzione del “reato” stesso. Ma il reato in questione è lo stupro.

Immaginatevi una ragazza, giovane, magari studentessa, con i suoi sogni ed aspirazioni. Che una sera esce con delle amiche per bersi qualcosa in tranquillità. A fine serata, aspettando l’autobus, un uomo la inizia a fissare insistentemente. Arriva l’autobus, e lui sale con lei. Continua a fissarla, pian piano si avvicina. Poi, arriva la sua fermata, ma lui scende con lei… la insegue. Cammina sempre più veloce, a passo svelto, ma lui è più veloce di lei

Quante storie di violenza sono iniziate così? Tante, troppe. Sicuramente molte più di cui siamo venuti a conoscenza in Italia e nel mondo. Cosa si prova a sposare un uomo che una sera, sotto casa tua, dopo averti inseguita, ti mette una mano sulla bocca per non farti urlare e ti violenta?

Ma per al governo turco tutto questo non interessa. Non è importante cosa prova la sopravvissuta, del suo dolore fisico e mentale o della sua scelta. Importa solo il sottrarsi dal disonore pubblico.

E il carnefice? Basta sposarsi con lei, e sarà impunito, facendoci passare il messaggio che basta convolare a nozze con la vittima e la violenza sarà cancellata per sempre.

erdogan turchia
Il Presidente della Turchia Recep Tayyip Erdoğan

Una legge ad hoc, che permetterà di cancellare le prove del grave aumento della violenza di genere in Turchia dell’ultimo decennio. Secondo l’ONU, infatti, ben il 38% delle donne turche hanno subito violenza fisica e/o sessuale. L’anno scorso si sono verificati ben 474 femminicidi.

E non solo renderà “legale” la violenza sulle donne, ma farà chiudere un occhio anche sul fenomeno allarmante delle spose bambine, poiché il DDL permetterà il matrimonio anche alle minorenni.

Nel paese, infatti l’età minima dello sposalizio è di 18 anni (17, con il consenso dei genitori), ma non in tutto il territorio è così. Infatti, nelle zone periferiche e rurali molto spesso avvengono matrimoni tra minorenni o tra bambine e uomini molto più grandi di loro per convenienza.

Stiamo parlando del 15% delle bambine. Un dato preoccupante .

Quel 16 Gennaio, quando Erdogan ha proposto la legge, l’opposizione durante la seduta ha intonato in segno di protesta la canzone cilena “lo stupratore sei tu, lanciata dal collettivo femminista cileno Las Tesis un mese fa, simbolo della lotta contro la violenza sulle donne.

Ma ciò non turba il presidente, anzi, è già la seconda volta che propone di legalizzare il matrimonio riparatore. Nel 2016 però le manifestazioni e le proteste bloccarono la proposta, facendo prevalere l’opinione pubblica sfavorevole sul disegno. Oggi purtroppo, la situazione è cambiata. Erdogan ha recuperato un enorme consenso popolare grazie alle sue posizioni prese nella politica estera, tra la repressione cruda e il pugno di ferro in Libia, rendendo quindi difficile il suo dietrofront, questa volta.

Non si conosce ancora bene la data di discussione della legge, ma una cosa è certa: il provvedimento è un gravissimo attacco ai diritti delle donne, che farà balzare indietro di decenni il paese, se non addirittura secoli. Farà aumentare i casi di violenza poiché legittimerà la mentalità che le donne sono solo oggetti da possedere e che esistono solo per una mera soddisfazione sessuale. Come potrebbe essere altrimenti, se la violenza non viene punita?

Matrimonio riparatore: ricordiamoci di Franca Viola

Il matrimonio riparatore è la violenza definitiva che si somma alla violenza. E’ un ipocrisia cancellarla con una legge, rendendola “normale” e “legittima”, annullando completamente la donna, con la sua consapevolezza ed autodeterminazione.

franca viola matrimonio riparatore
Franca Viola, vittima del matrimonio riparatore

Ricordiamoci, mentre guardiamo verso est, di Franca Viola, quando il nostro paese non era tanto differente da quello di Erdogan. A 17 anni venne rapita, violentata, sequestrata e lasciata per giorni a digiuno dal suo ex fidanzato Filippo Melodia, nipote del mafioso Vincenzo Rimi. Era il 1965, e per salvare l’onore della ragazza e della sua famiglia le nozze erano obbligatorie. Lei si rifiutò categoricamente, e trovò il coraggio di dire NO.

È grazie a lei se oggi, in Italia, è naturale pensare che sposare il proprio stupratore è un sopruso e che la violenza sessuale non è un semplice disonore pubblico o un “danno contro la morale”, ma un reato gravissimo a cui bisogna far fronte. Soprattutto perché frutto di una società patriarcale che rende le donne succube dal potere maschile.

Sembra una storia del medioevo, eppure il matrimonio riparatore, in Italia è stato eliminato solo 39 anni fa.

La Turchia ha abolito il matrimonio riparatore nel 2005 ma a distanza di pochissimi anni questa ingiustizia potrà essere riesumata e legalizzata. Dimostrazione del fatto che non bisogna mai abbassare la guardia e che bisogna ancora lottare. Non solo per acquisire nuovi diritti, ma anche, purtroppo, per proteggere quelli già acquisiti da chi, prima di noi, ha lottato per la parità dei sessi.

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Classe 1990, Pescarese di adozione. Attivista transfemminista e co-fondatrice del Collettivo Zona Fucsia, si occupa da sempre di divulgazione femminista. È speaker radiofonica e autrice in Radio Città Pescara del circuito di Radio Popolare con il suo talk sulla politica e attualità "Stand Up! Voci di resistenza". Collabora nella Redazione Abruzzo di Pressenza. È infine libraia presso la libreria indipendente Primo Moroni di Pescara e operatrice socio-culturale di Arci.

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