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“L’arminuta” di Donatella di Pietrantonio (Einaudi)


Non è la prima volta che incontro Donatella di Pietrantonio. Anni fa, quando ancora avevo i capelli, lunghi per giunta, lessi “Mia Madre è un Fiume”.  La Di Pietrantonio è un’autrice singolare. A vederla la si scambierebbe per una “Mary Poppins” made in Abruzzo: sorriso smagliante ed un ottimismo contagioso. Inoltre, consultando le pagine gialle, si scopre che è dentista pediatrica: non a caso il suo bellissimo sorriso.

Attendo l’autrice nell’ex Monastero di San Pietro a Roccamontepiano (Chieti) nel cuore del Parco Nazionale della Majella. Piove copiosamente. Il tintinnio aumenta un po’ l’ansia. Continuo a rileggermi passi dell’Arminuta intervallando la mia rilettura dialogando con Clara, che mi ha accompagnato, l’Assessore Marialucia ed un bislacco signore alticcio vestito come un autista con una cravatta dell’arma dei carabinieri: Giustino.

Finalmente Donatella Di Pietrantonio arriva. Sa che noi di BL MAGAZINE siamo lì ad attenderla. Incrocia il mio sguardo e mi dice: “Noi ci conosciamo! Giusto?” e lì spalanca il suo sorriso ed il suo delicato ottimismo che, “ come un fiume”, fa sentire tutti noi a nostro agio.

 

 

LA TRAMA

L’Arminuta ( La Ritornata in dialetto Abruzzese) narra di una bambina di tredici anni che viene rispedita dalla sua famiglia d’origine. Infatti la ragazzina era stata “data” ad una famiglia benestante. Lei non sapeva di non essere figlia biologica dei suoi genitori. Viveva in una città di mare (mai menzionata, ci piace immaginare una rampante Pescara anni ’70) dove la ragazzina viveva in maniera agiata, seguita in ogni aspetto della sua evoluzione personale: prendeva ottimi voti a scuola, seguiva lezioni di danza classica ed aveva delle amiche. L’Arminuta, da un giorno ad un altro, si ritrova in un paese dell’Abruzzo interno, in una casa piccolissima assieme ai suoi cinque fratelli, di cui non sapeva nemmeno l’esistenza.  A stento si riesce ad avere il riscaldamento e i soldi per mangiare, inoltre la prole non ha una propria stanza: dormono ammucchiati tutte e cinque i figli. Lei si ritrova a condividere il letto con la sorella più piccola che bagna ancora lenzuola e materasso tutte le notti.

Dal tutto al nulla.

Come se non bastasse il fratello maggiore, che non ha mai creduto al legame con questa sorella, la corteggia in maniera quasi maniacale. Lei non sa perché da piccina sia stata “ceduta” alla famiglia della città di mare, né, tantomeno, perché sia stata rimandata nella sua famiglia d’origine. Non sa cosa sia accaduto ai suoi genitori “adottivi”.

La verità è celata segretamente nel silenzio.

LA RECENSIONE

Il libro si fagocita in pochissimo tempo. Ma la sua magia è che ti viene subito voglia di rileggerlo. Sicuramente arriverà più facilmente a chi ha una sensibilità maggiore, ma l’angusta scelta di una stesura asciutta del libro risulterà gustosa a chi, come me è un po’ “cuore di pietra”.

Questo non è un romanzo di Narrativa. La Di Pietrantonio ha scritto della vera Letteratura.

L’Arminuta è un libro crudele, freddo, che spinge il lettore a condividere la sofferenza e l’angoscia fanciullesca di una ragazzina che è stata doppiamente sradicata: privata degli affetti due volte.

La spirale anaffettiva in cui il romanzo conduce fa sorgere nel lettore empatia e soprattutto ottimi spunti di riflessione su cosa sia una famiglia: mai tematica più attuale. Ci si spinge nella riflessione profonda che arriva alle radici di chiunque, alle fondamenta della persona.

L’Arminuta non è un romanzo da leggere: è un libro da possedere e custodire gelosamente.

La crudeltà espressa nel romanzo è una bussola dell’anima che vi porterà a conoscere meglio voi stessi, a conoscere meglio da dove venite per poter navigare nell’oceano della vita.

 

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Di origine Abruzzese, ma ramingo come un nomade. Di molteplici interessi ogni sabato su Bl Magazine con la rubrica BL LIBRI.

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