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L’Italia è un paese di vecchi che vive in città


È stato appena pubblicato un interessantissimo report storico dal sito dell’Istat dal titolo “Storia demografica dell’Italia dall’unità a oggi” dove si delinea chiaramente la mutazione socio culturale del nostro paese.

Dalla ricerca emergono lampanti sia il miglioramento della qualità di vita, ma anche il declino demografico causato dal profondo mutamento del lavoro e all’accesso minimo alle risorse contemporanee.

Dall’Unità d’Italia a oggi la popolazione residente è passata da 26 milioni nel 1861 (ai confini attuali) fino a 59 milioni al 1° gennaio 2022.

Ma dal 2014 a oggi i residenti sono diminuiti di oltre 1,3 milioni. Le persone anziane, con 65 anni e oltre, tra il 1861 e il 2022 sono passate dal 4,2% fino al 23,8% della popolazione.

Nello stesso periodo, i giovani sotto i 15 anni sono diminuiti dal 34,2 al 12,7%.

Tutti i dati e i grafici sono consultabili gratuitamente cliccando QUI.

L’allungamento della vita e la contrazione della natalità hanno determinato l’aumento del numero di anziani e la riduzione di quello dei giovani. I flussi migratori internazionali, dopo avere contrastato la crescita naturale della popolazione per oltre un secolo, negli ultimi vent’anni ne hanno compensato la diminuzione e contribuito a modificarne le caratteristiche. È cambiata sostanzialmente anche la distribuzione degli abitanti sul territorio, con lo sviluppo delle città – in particolare nel Centro-nord – e l’abbandono delle zone più disagiate dell’interno: una tendenza che negli ultimi decenni si è evoluta, con l’espansione delle aree metropolitane.

Da questo studio si evince lo spopolamento totale delle aree montane e l’inurbazione selvaggia e conseguente sprawling delle città capoluogo. Questo termine inglese indica l’espansione urbana delle città. Attualmente, in Italia, le zone che stanno diventando veri e propri formicai urbani sono: da Firenze a Pisa (una FiPiLi di case e palazzi); Milano e la Brianza (non ci voleva questo studio per capirlo) ; Bologna e provincia (i colli rimarranno solo una strofa della canzone dei Lunapop) e tutta la zona adiacente a Torino (una colata di cemento ai piedi delle Alpi).

 I residenti nelle città con 250 mila abitanti e oltre sono 9 milioni (al 1° gennaio 2022), da 751 mila nel 1861. Ma il picco è stato di 11,2 milioni di residenti al censimento del 1971.
Gli stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2022 sono 5,1 milioni, oltre metà da Paesi europei. Tra il 2012 e il 2021, inoltre, hanno acquisito la cittadinanza italiana 1,3 milioni di residenti stranieri. Gli italiani all’estero e iscritti all’AIRE sono invece 5,8 milioni, oltre metà dei quali è concentrata in Argentina, Germania, Svizzera, Francia e Brasile.

Le trasformazioni demografiche nella storia d’Italia, associate anche ai profondi cambiamenti nelle caratteristiche e nei comportamenti delle persone, sono presentate insieme a quelle di Francia, Germania e Spagna, paesi storicamente collegati al nostro per destini e percorsi.

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Di origine Abruzzese, ma ramingo come un nomade. Di molteplici interessi ogni sabato su Bl Magazine con la rubrica BL LIBRI.

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