L’appuntamento é alle ore 17.
– Ermanno, scegli tu il posto…
– Vediamoci in Piazza Cadorna, sotto le coperture verdi della Stazione.
– Perché proprio lí?
– Non ti preoccupare… quel posto ha tante storie, tanti incroci di vite…
– Mi fido di te.
Così ci diamo appuntamento sotto l’Agone di Piazza Cadorna.
Siamo puntuali entrambi, ma, come nel piú classico dei Film di Totó e Peppino, ci stavamo aspettando in punti diversi della piazza. Nella moltitudine delle persone incrociamo lo sguardo e ci raggiungiamo a vicenda.
Ermanno Accardi, giornalista poliedrico di indubbia professionalità, ha un volto nuovo. Un sorriso scintillante, una gioia contagiosa: da poco é diventato papà e mi mostra orgoglioso le fotografia della piccola Accardi.
Ci Rifugiamo in un bistrò meneghino. Ordiniamo e cominciamo a chiacchierare sul suo ultimo lavoro scritto a quattro mani con Domenico Megali.
Ci tiene a precisare che i racconti non sono volutamente firmati.
“É volutamente un enigma riuscire a capire chi sia l’autore di questo o quel brano… Sia io che Domenico ci siamo fatti reciprocamente l’editing dei testi.”
LA TRAMA
Per amare la città ci vuole poco, per capirla un po’ di più, per conoscerla una vita non basta. Come con una donna. Milano è femmina, vezzosa e rigorosa, ma con un cuore tenero e riservato, che svela luoghi e atmosfere meritevoli d’esser ricordate. Basta sbirciare oltre i suoi portoni e si scopre un mondo. Per appropriarsi delle sue intimità bisogna provare a carpirne i segreti. Una moltitudine di razze, lingue, usanze, odori, sapori, con cui il milanese doc (ce ne sono ancora molti) riesce a trovare sempre un compromesso, la via per scherzare, ironizzare, sdrammatizzare e fare anche un po’ di filosofia.
L’INTERVISTA
Partiamo dal principio : raccontaci la Genesi di questo tuo ultimo libro…
Facciamo un passo indietro lungo cinque anni, cioè quando è uscito il mio libro “Milano Meravigliosa” (Edizioni Della Sera), nel quale il mio cammino personale e professionale si incrocia con la storia della città che mi ha adottato fin da quando avevo due anni e mezzo (sono siciliano di nascita). Quel testo, quei racconti hanno avuto un discreto successo (anche attraverso presentazioni-spettacolo), fino a diventare serate ed incontri a tema, tratti dai singoli capitoli del libro e poi addirittura un marchio registrato in decine di categorie merceologiche. Molti racconti scritti da me non sono entrati per ragioni di spazio in “Milano Meravigliosa”. Quando ne ho parlato con Domenico (che conosco da trent’anni, con il quale ho lavorato e che incontrato di nuovo qualche anno fa), abbiamo deciso di pubblicarli, insieme a qualche racconto nuovo e ad altri scritti da lui…
Perché lo avete intitolato Milano è Femmina?
Milano è femmina perché è vezzosa e rigorosa, ma con un cuore tenero e riservato, che svela luoghi e atmosfere meritevoli di essere ricordate. Per appropriarsi delle sue intimità bisogna provare a carpirne i segreti. Milano è femmina perché femmina è il suo principale simbolo: la Madonnina, che illumina la città e il suo popolo. Milano è femmina perché femmine e al femminile si declinano tutti gli altri simboli di questa città. A partire dalla Scala, tempio della lirica di fama mondiale, della danza e della musica. La Galleria Vittorio Emanuele è un altro un esempio di monumento al femminile non solo per la maestosità, ma anche per come si è agghindata, vestita in questi secoli di vita. Milano è femmina perché le sue femmine sono femmine vere. Un coinvolgente e appassionato “mix” di austerità austro-ungarica e fantasia del Sud. Le donne di Milano, adottate da Milano, cresciute a Milano, contengono un concentrato di bellezza unico al mondo. E se dici donna dici borsa e quindi, come fai a non pensare che Milano sia femmina anche per la sua Borsa, quella economica? E poi Milano è femmina come la nebbia, che a Milano è romantica. Milano è femmina per la Circonvallazione, con i suoi interminabili viali. Milano è femmina per le sue arterie, quelle del Centro Storico e quelle delle periferie. Milano è femmina per la sua Storia e per le sue storie. Alcune di queste, abbiamo provato a raccontarle. Storie cittadine che s’incrociano con le nostre storie di vita. Perché con noi Milano è sempre stata romantica, accogliente e molto disponibile. Un po’ mamma e un po’ puttana, appunto…
Come avete deciso di dividervi il lavoro?
Molti racconti che avevo già scritto non sono entrati per ragioni di spazio in “Milano Meravigliosa”. Poi ne ho aggiunti alcuni nuovi e anche Domenico ha aggiunto i suoi. Quello che caratterizza le storie è appunto il comune denominatore femminile. Per dire: tra i simboli femminili di Milano, ma in negativo, c’è anche la mafia, che molti scoprono soltanto oggi, la mafia finanziaria, quella dei colletti bianchi che si mescola con la mafia criminale. Ma la mafia a Milano (e un po’ in tutto il Nord Italia) arriva subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, con la prima legge sul confino che porta i capi mafiosi e in loro fedelissimi a soggiornare in diverse località settentrionali, tra cui Milano, appunto. Questo per tenerli lontani dal loro territorio, nella convinzione di impedirgli di delinquere. Fu un errore madornale di valutazione, perché i boss ricostruirono la loro rete di attività criminali proprio al Nord e a Milano. Dove peraltro c’erano più soldi e ricchezza. Milano è femmina” è nato come libro, proprio come è accaduto con “Milano Meravigliosa”. Ed esattamente nello stesso modo (grazie ai titoli, a sentir dire gli esperti di comunicazione, molto azzeccati) si sta sviluppando. I due nomi e i due marchi sono a questo punto inscindibili, nel senso che stanno percorrendo la stessa strada, fatta di presentazioni, serate-spettacolo, attività di marketing e self marketing dei due autori. Ed è arrivato anche il blog “Milano Meravigliosa”, che ha in seno, appunto, anche “Milano è femmina”. Un blog che ha lo stile di un magazine cittadino, fatto di sezioni come “Milano si racconta”, “Milano Arte, Cultura e Spettacolo”, “Milano e lo Sport”, “Milano a tavola” e molti altri argomenti specifici…
Ermanno, come vedi Milano Ora?
Milano sta tornando, con tutte le difficoltà che vediamo ogni giorno, a causa di un tessuto sociale completamente cambiato e schiacciato socialmente ed economicamente verso il basso, ad avere il ruolo che le spetta, cioè quello di una delle capitali della cultura europea, dell’offerta culturale. Quest’aria la si respirava già tra gli anni ‘70 e ’80; poi però, nel decennio successivo, si è rinchiusa in un inspiegabile e ingiustificabile provincialismo. Ho parlato esclusivamente di cultura perché per me è scontato che per innovazione, finanza, impresa, moda e commercio Milano ci sia sempre stata. Milano la trovo viva, non a caso è la città ideale per i trentenni e i quarantenni. Credo che l’innovazione sia arrivata nel vivere quotidiano con benefici per tutti, a parte le solite e negative esagerazioni dei singoli approcci. Poi c’è questa nuova frontiera di Milano città turistica; dopo l’Expo di quattro anni fa è meta di moltissimi turisti che arrivano da tutto il mondo. Milano non è una città dalla bellezza sfacciata, come le città d’arte italiane. Le bellezze di Milano le devi andare a cercare in mezzo alla grande urbanizzazione tipica dei centri industriali. Ed è una città da amare per le sue storie, che trovi raccontate nei suoi quartieri, nelle sue strade, nei suoi cortili.
Milano Caput Mundi viene quasi da dire….
Quello che avviene a Milano è spesso di interesse nazionale o addirittura internazionale. Milano ha sempre avuto un respiro più ampio dei suoi confini. Oggi più che mai Milano è in grado di interpretare questo ruolo. È vero che le tradizionali e ricche famiglie della borghesia milanese sembrano non avere più interessi verso la loro città, ma in realtà non è così. Milano, come il resto del mondo, vive i processi di mutamento non sempre positivi dovuti alla globalizzazione, che spesso è anche finanziaria. Imprenditori, finanzieri e banchieri si sono impadroniti degli immobili. Però Milano è fatta soprattutto dai milanesi, la differenza la fanno loro. Almeno lo spero… Milano è sempre stata una città aperta. Penso alle ondate migratorie dal Sud Italia degli anni ‘60. Milano ci sta mettendo del tempo ad integrare i nuovi arrivati perché il fenomeno è incontrollato a livello nazionale. Di conseguenza c’è il problema sicurezza, che non è frutto di “percezione”, ma di dati di fatto. Basta leggere le cronache cittadine. E poi la cosiddetta “multiculturalità” è ancora al di là da venire. Ma sono fiducioso che con il tempo le cose si aggiusteranno.
LA RECENSIONE
Per chi, come me, ha deciso di spostarsi a vivere nell’area milanese, troverà degli spunti gustosissimi di vita vissuta e potrà rivivere uno spaccato di realtà altamente verosimile. Milano è una città dove ci si incontra e ci si scontra. La freschezza dello stile del libro lo rende Super leggibile. Accardi e Megali vogliono proporre una cronistoria di eventi accaduti in ordine sparso, ma ne viene fuori una narrazione frenetica e molto simile al vissuto comune milanese.
Ci si sente favolosamente partecipi delle vicende del tassista sudamericano di “Hugo 21”, o del barbone Finlandese Jurgen e della campana indiana dei barboni.
Un libro molto bello che mi ha fatto elaborare le seguenti affermazioni sul capoluogo lombardo:
♥Si cammina velocemente… ma non si perdono i dettagli.
♥Non sai mai chi puoi incontrare dietro l’angolo.
♥Ti rendi conto che gli effetti della globalizzazione sono reali.
♥Tutto può succedere a Milano.
♥Se una cosa la vuoi, prima o poi l’ avrai.
♥Milano è favolosamente femmina!