“Ogni generazione di adolescenti è uguale alle altre. Cambieranno gli scenari, i tempi, ma i sentimenti comuni dell’adolescenza sono sempre indimenticabili per chi li vive e restano speciali per tutta la vita”.
Luca Bianchini introduce così un tema a lui molto caro, quello che ha dato vita a “Nessuno come noi” (Mondadori, 2017), il suo ultimo romanzo.
“Nessuno come noi” è ambientato nel 1987: l’epoca dei paninari, dei telefoni a gettoni e dei cremìni mangiati al bar. E delle storie d’amore e amicizia come quelle tra Vince, figlio di operai, Cate, la sua compagna di banco, Romeo, scavezzacollo di buona famiglia, e tanti altri personaggi figli di quell’epoca.
Abbiamo chiacchierato con Luca Bianchini per saperne di più:
Il tuo libro è ambientato negli anni ’80. Come mai hai deciso di raccontare una storia di questi anni?
È successo davvero per caso: ho ritrovato un mio diario di scuola del 1987, dei tempi in cui frequentavo il liceo scientifico a Moncalieri e ho iniziato a leggerlo. Ogni giorno appuntavo cosa facevo, cosa accadeva nelle mie giornate, cercando di spettacolarizzare una vita un po’ banale, com’è spesso quella di un adolescente di provincia. Da lì mi è venuta voglia di intraprendere questo viaggio nel tempo e di incontrare vecchi compagni di scuola che hanno ispirato i protagonisti del mio romanzo: l’amica dark, la sorcina – perché chiunque abbia la nostra età ha un amico sorcino che rivendica con fierezza il suo status di fan di Renato Zero – il compagno benestante, l’amica del cuore.
Poi, però, ho incontrato anche i ragazzi di oggi, cercando di ritrovare quei sentimenti di me adolescente nelle nuove generazioni: quindi ho compiuto questo doppio viaggio emozionale, nella memoria e nella giovinezza. C’è stata poi un’operazione di ricostruzione di tutti i marchi dell’epoca: il diario Best Company ad esempio… è stato molto divertente scrivere questa storia.
Due dei tuoi romanzi di maggior successo (“Io che amo solo te” e “La cena di Natale”) sono ambientati in Puglia, regione che anche dai social pari apprezzare particolarmente. Come mai?
Si è trattato di una curiosa combinazione di eventi. Ero stato invitato in Puglia per un incontro con i lettori, e a fine cena c’era qualcuno che parlava di matrimonio, delle vostre usanze che ho subito pensato fossero molto curiose, come le buste piene di soldi date come regalo, la fila per consegnarle agli sposi, i ricevimenti che durano fino a sera… ne sono rimasto affascinato. Una ragazza lì presente mi ha invitato al suo matrimonio. Da qui è nata l’idea di ambientare una storia d’amore e di grande passione in questa terra bellissima.
In Puglia tutto ha una luce diversa e bellissima. Mi sento sempre molto a casa, come raramente mi capita altrove. Quando ci torno devo sempre depistare tutti perché non riesco a gestire gli inviti, e al rientro a Torino sono sempre un po’ frastornato, però anche divertito. L’accoglienza in Puglia è “aprire la casa” agli ospiti: i pranzi, il caffè, il limoncello… ogni volta torno con una taglia in più. Ma come fai a dire di no?
Nel 2005 sei stato autore di “Eros – Lo giuro”, biografia autorizzata di Eros Ramazzotti- Torneresti a scrivere biografie? Se sì, di chi ti piacerebbe scrivere?
Non so se tornerei volentieri a scrivere biografie, perché credimi, è molto faticoso. Bisogna annullarsi come persone e correre dietro alle star, assecondare ogni loro desiderio, fare domande… non è sempre piacevole. Però se proprio dovessi farlo, sceglierei personaggi a me cari, forse Emma o Alessandra Amoroso a cui voglio molto bene.
Ci sono delle tematiche, non ancora affrontate, di cui vorrebbe scrivere nei prossimi libri?
Ce ne sono tante. Mi piacerebbe raccontare la vecchiaia e l’infanzia: sono due aspetti interessanti della vita, molto simili per certi aspetti, per quanto possano sembrare opposti. Di sicuro, però, continuerò a scrivere di personaggi femminili forti. Un libro di sole donne sarebbe anche interessante da scrivere, i personaggi vivrebbero una continua sfida. Immagino già unghie rotte e borsette lanciate ovunque.
Il tuo stile diretto è molto apprezzato soprattutto dai giovani: quali sono gli scrittori o i libri ai quali devi la tua formazione?
Quanto agli autori, certamente mi vengono in mente Philip Roth e Niccolò Ammaniti. Riguardo ai libri, non posso non citare “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino” di Christiane F. – ho amato quel libro follemente -, e senza dubbio “Il nome della rosa” che penso sia fondamentale un po’ per chiunque voglia fare questo mestiere.”
E invece oggi cosa ti piace leggere?
C’è tutta una serie di scrittori che pur non avendomi formato, leggo con piacere: il giallista Gianni Farinetti, Andrea Mancinelli, che tra l’altro è stato scoperto da Pier Vittorio Tondelli, e per la tematica queer direi Matteo B. Bianchi e Michael Cunningham. Consiglio a tutti di approfondirli!