La rubrica di oggi prende spunto dalla scelta operata da Facebook e Instagram, che seguono la stessa policy poiché appartenenti al medesimo gruppo, di oscurare alcune pagine tra cui quella di CasaPound.
Indipendentemente dall’ideologia politica, su cui non mi esprimo poiché consapevole che ognuno è libero di seguire l’orientamento e le idee che vuole, dal mio punto di vista posso affermare “era anche ora!”.
La mia affermazione, per alcuni criticabile, di cattivo gusto, faziosa e capziosa, si basa in realtà sul rispetto di quella policy che accettiamo iscrivendoci su Facebook e Instagram e più in generale delle norme che regolano il nostro ordinamento.
Più volte io stessa ho scritto che la libertà di pensiero può incorrere in dei limiti, così come vi incorre il diritto di cronaca.
E su questo punto in molti cadono in errore.
Vedere oscurati alcuni commenti o immagini non equivale ad essere censurati. Occorrerebbe, in realtà, porsi delle domande, poche e semplici, in modo tale da non rendersi ridicoli.
Basterebbe chiedersi se il post che si sta pubblicando ha contenuto offensivo, se quelle parole non siano contrarie a qualche Legge oppure a norme imperative oppure se quella foto non sia disdicevole per vari motivi.
Se anche solo una delle risposte è affermativa allora abbiamo la prova di non trovarci innanzi alla censura ma ad un atto dovuto. Torna, quindi, la domanda originaria.
Cosa è la censura?
Col termine censura si intende una forma di controllo e limitazione della comunicazione da parte dell’Autorità.
La censura ha, infatti, lo scopo di evitare la diffusione di idee diverse da quelle governative ad esempio, oppure tramite la stessa si vuole controllare ogni tipo di informazione per avere un maggiore controllo sulla popolazione o ancora vi si ricorre per evitare la diffusione di argomenti, per cosi dire, sgraditi.
Esempi pratici di questa realtà ci vengono forniti da paesi come la Cina, l’India oppure la Corea del Sud o anche da quanto recentemente accaduto in Brasile dove il sindaco di Rio de Janeiro ha censurato il bacio gay tra Avengers.
Alla luce della definizione di censura e dei suoi esempi pratici appare abbastanza evidente come la decisione presa da Facebook e da Instagram relativamente alla pagina di Casa Pound, oppure delle varie pagine tipo “Sesso, Droga e Pastorizia” non configura censura, come in molti vogliono far credere, ma un atto dovuto.
Perché si parla di atto dovuto?
Proprio in virtù delle risposte da dare alle domande che ho indicato in precedenza.
Viene bloccato un profilo oppure cancellato un post avente contenuto offensivo?
Non è censura, e se proprio vogliamo dirla tutta meglio l’eliminazione del post che incorrere in una denuncia per diffamazione, o di essere accusati di cyberbullismo.
E’ sicuramente un atto dovuto bloccare/oscurare un tale contenuto perché viola la Legge, e reca danno ad un altro soggetto.
Viene bloccato un profilo oppure cancellato perché contenente frasi o parole contrarie alla Legge o a norme imperative? Non è censura ma nuovamente atto dovuto per far sì che venga rispettata la Legge, poi se qualcuno preferisce magari un’accusa di apologia al fascismo… che dire…
Ed ancora, viene bloccato un profilo oppure cancellato perché contenente una foto “disdicevole”? Nuovamente non censura ma atto dovuto, perché la quantità di reati che potrebbe configurarsi in questi casi è talmente ampia da non potersi enumerare.
La censura è qualcosa di vergognoso che sicuramente non può essere condiviso, ma è ancora meno condivisibile l’idea di far passare i lupi per agnelli.
Non si può accettare che si parli di censura ogni qualvolta, anche dopo un lasso di tempo inaccettabile, si applichi semplicemente la Legge o il rispetto di una policy.