La situazione nazionale dei contagi causati dal covid-19 sta migliorando in tutta la penisola. Il numero di persone vaccinate (con entrambe le dosi) sta aumentando di ora in ora. Il Ministro Speranza, con la nuova ordinanza, ha reso tutta la penisola “zona bianca”, eccezion fatta per la regione più piccola d’Italia: la Valle d’Aosta.
Da mesi assistiamo ad una preoccupante e continua segnalazione della Provincia- Regione a statuto speciale. Sembra quasi che i cittadini della regione alpina siano totalmente appestati dal dilagante contagio.
Ma quali saranno le reali motivazioni che rinviano l’allentamento delle restrizioni per cittadini valdostani?
Per rispondere a questa domanda, la ricerca è stata ardua e nebulosa. I dati ufficiali forniti dagli uffici regionali presentano delle pecche statistiche, non fornendo, quasi mai, i numeri assoluti dei contagi e dei ricoveri. Insomma a ragionar con le sole percentuali sembra quasi che si abbia a che fare con qualche furbo negoziante nel periodo dei saldi. I numeri assoluti sembrano indicibili nei palazzi regionali d’Aosta.
La regione Alpina ha vissuto sempre con almeno 7 giorni di ritardo le ondate di contagio. Ragion per cui la sua colorazione semaforica ha subito un effetto ritardante dall’inizio della pandemia.
Altro fatto di non poco conto sono i posti letto in terapia intensiva. Se pensiamo che l’ospedale principale della regione , il nosocomio Umberto Parini, ne conta solo 30, il ragionamento fila liscio.
La Valle d’Aosta in via del tutto prudenziale continua il suo percorso di timida riapertura verso una vita normale. Se dovesse realmente crearsi un cluster di contagi non basterebbero i lazzaretti da campo di manzoniana memoria!
Però il malcontento dei cittadini valdostani rimane sempre alto nei confronti del governo centrale. La critica però non è accompagnata da una solida argomentazione: la micro regione, così come il Tirolo del Sud e il Trentino, gode di amplissimi poteri decisionali anche sotto il profilo sanitario. Il Governo Regionale si nasconde dietro un dito ed il Governo Centrale incassa i colpi nella totale inerzia, in balia di politici locali. Il Presidente della regione, Erik Lavévaz, dell’Union Valdôtaine, negli ultimi mesi ha governato di soppiatto cercando di eludere i decennali problemi di un servizio sanitario ridotto al lumicino negli anni passati. Dal 2012 al 2020 i tagli alla sanità valdostana sono stati molteplici, addirittura il triplo della regione Molise. I sindacati locali da diverse settimane denunciano la situazione critica, ma i Media nazionali si fermano al solo colore semaforico della piccola regione, senza entrare nella complessissima realtà della sanità locale.
Questa situazione aumenta i dubbi, su scala nazionale, sulla reale gestione amministrativa dell’intero paese. Ogni Regione, anzi, ogni Governatore agisce come se il territorio che amministra sia una sorta di feudo personale creando disparità di trattamenti a tutti i cittadini. Esemplari sono i casi di Lombardia e Campania.
Che sia arrivato il momento di rivedere funzioni e statuti di tutte le Regioni Italiane?