È notizia di qualche settimana fa l’attacco alla coppia radiofonica Sergio Sormani e Giorgio Donders, coppia anche nella vita, che per rispondere alla campagna di “sensibilizzazione” di ProVita #StopUteroInAffitto (che in realtà celava un chiaro intento omofobico, link qui) si è vista recapitare messaggi d’odio.
Nelle grandi Città sono apparse, come tutti voi sapete, delle enormi gigantografie di dubbio gusto, che attaccavano spregiudicatamente le famiglie Arcobaleno. Il duo brianzolo, molto sapientemente, ha risposto a questa campagna d’odio, con la stessa moneta.
Nelle scorse settimane, purtroppo, dobbiamo segnalarvi il vile attacco nei confronti, non solo della coppia, ma anche del “Giornale di Vimercate” che aveva diffuso la notizia dell’attacco omofobo nei loro confronti.
Abbiamo deciso di incontrarli ed intervistarli.
Cosa hanno suscitato in voi le immagini di ProVita che giravano per Torino, Roma etc? Anche a livello emozionale, dato che voi siete sposati.
Si, dopo 27 anni ci siamo sposati appena è stato possibile. Ecco ci siamo posti subito un interrogativo: partendo dal presupposto che, per scelta, non abbiamo mai desiderato avere figli, perché riteniamo che sia una responsabilità enorme, e non non ce la sentiamo. Ci siamo posti un quesito molto semplice: possibile che sia colpa degli omosessuali se ci ritroviamo a dover combattere e dibattere sulla maternità surrogata?
A quel punto ci siamo un po’ informati. E abbiamo subito scoperto che praticamente il 90% delle persone che si rivolge regolarmente a questa pratica sono eterosessuali. A quel punto, non avendo avuto contatti con le associazioni in causa, quali ProVita e Generazione Famiglia, ci siamo fatti un giro sulle loro pagine Facebook e sui siti internet.
E abbiamo scoperto che, invece di occuparsi dei diritti dei bambini e dei minori, quindi di figli, si prodigano per la cancellazione dei diritti di ciò che non appartiene al loro stereotipo di famiglia. Che poi è quello riconducibile alla religione. Se non sei come loro sembra che non esisti in quanto persona.
Nonostante non abbiamo mai avuto problemi di discriminazioni, ci siamo chiesti se potevamo fare qualcosa per chi invece vive la condizione omosessuale come un disagio, anche nel 2019. E purtroppo non sono pochi. E abbiamo pensato a un post che andasse contro il messaggio lapidario dei cartelli, che, a questo punto, chiaramente cercava di criminalizzare le famiglie omogenitoriali. Di fatto quello che abbiamo sentito, tornando alla tua domanda, è stato un forte senso di ingiustizia, un fastidio epidermico, per un messaggio decisamente fuorviante. Che porta chiunque di passaggio a pensare cose che non rappresentano la realtà.
Per quanto riguarda la maternità surrogata, noi siamo contro, ma non tanto per un discorso etico, perché fintanto che è regolamentata va bene. In fondo ognuno ha il suo vissuto, e finché le cose sono fatte correttamente e da persone responsabili sono da valorizzare. Per noi sarebbe più logico favorire le adozioni, aprendole a tutti i tipi di coppie. In questo senso andrebbero privilegiati i bambini che sono già al mondo.
Mi parlate dell’effetto boomerang dei vostri post? Ho trovato lo spot “Due palloni non fanno un etero” tanto ironico quanto incisivo.
È accaduto che qualcuno ha cercato di far passare una cosa per quello che non era. C’è chi ha risposto in un modo che potremmo definire solidale con “Etero e gay giocano nella stessa squadra”.
Mentre gli stessi che, con i manifesti ProVita, accusavano i gay di voler comprare i bambini come al supermercato, ci hanno addirittura accusati di voler cancellare i diritti dei bambini e i bambini stessi, che noi avevamo sostituito con i palloni. E poi c’è stato chi, probabilmente mosso da omofobia, ha ritenuto assurdo che noi potessimo rispondere ad associazioni che si fregiano di difendere la famiglia. Come ci si permette di dire che ProVita sono “Pro-affariloro” o “Pro-odio”?
In realtà anche la scelta del pallone non è stata casuale. Nel mondo del calcio l’omosessualità sembra un tabù, come se si volesse precludere a un omosessuale qualsiasi accesso a quel mondo. O comunque indurlo a nascondersi. Abbiamo portato un riferimento allo sport, ma in realtà potremmo parlare anche di alcune realtà lavorative. Per questo abbiamo creato un altro spot sotto Natale proprio per dare un messaggio di emancipazione per coloro che devono fingere in famiglia e magari non si godono neanche il pranzo di Natale. E un altro che diceva “Entrare in chiesa non fa fede” rivolto all’ipocrisia che si nasconde nella Chiesa. Un’istituzione che dovrebbe diffondere pace e fratellanza, ma che spesso fa tutt’altro.
Abbiamo creato una serie di post che vanno contro l’ipocrisia nel senso più largo.
Effetto boomerang su effetto boomerang. Un giornale di Vimercate ha denunciato quello che è accaduto in seguito alla pubblicazione del vostro post contro l’omofobia. Cosa è accaduto in seguito a questa denuncia?
Il giornale di Vimercate ha saputo della nostra querela verso tredici persone che hanno commentato i nostri post con pesanti insulti. Ci hanno intervistati e sono usciti in prima pagina con un virgolettato che riportava uno degli insulti che ci sono stati rivolti: “I gay andrebbero messi negli inceneritori”.
Abbiamo pensato di portare una foto di noi con il giornale ben in vista, specificando che avevamo avuto l’attenzione della stampa locale. Insomma, a prova di imbecille, abbiamo scritto chiaramente che quello era uno dei commenti al nostro post, assolutamente non un’uscita del giornale di Vimercate.
Ebbene, a dimostrazione del fatto che ormai viviamo in un mondo in cui nessuno è più disposto a capire ed approfondire, ma neanche a leggere prima di commentare, è accaduto il paradosso: sono partiti commenti di condanna verso il giornale che avrebbe buttato in prima pagina un attacco ai gay, riesumando forni crematori. Una serie di commenti al post, che abbiamo cercato di contenere, accompagnati da email di protesta all’indirizzo del giornale stesso. Tant’è che poi loro sono usciti una settimana dopo, con un articolo a doppia pagina, che denunciava quanto i social siano antisociali.
Continuerete con la vostra battaglia mediatica?
Nonostante il nostro lavoro non si sposi bene con questa esposizione mediatica, dopo il titolo di Libero di oggi, non pensiamo di poterci tirare indietro a questo punto. Da coppia omosessuale libera e serena continueremo a dare il nostro contributo. In tanti anni non abbiamo mai avuto problemi, anche perché dovrebbe valere il principio per cui finché non ledi la libertà altrui non dovresti avere problemi. Quello che non capiamo è perché veniamo attaccati ora che ci esponiamo in favore di persone più deboli. Tutti questi attacchi fanno male a quelli che, magari in età adolescenziale, si affacciano ad un mondo che dovrebbe essere più aperto ma che in realtà spara bombe di cattiveria.
Cosa pensate dell’idea stereotipata che trasmettono i media del modo lgbt?
È una cosa fastidiosissima. È come se dicessimo che gli etero sono tutti uguali, senza caratteri e caratteristiche singole. Lo sdoganamento del mondo omosessuale nei media è falso perché viene sdoganato un modello che in realtà serve allo spettacolo, che fa ascolti. Quello che di solito è un personaggio colorato e divertente, ma che non è assolutamente rappresentativo. Può essere un modello che magari non piace a tutti. Bisogna considerare che la madre che scopre il figlio gay, abituata a quel modello, vede il figlio allo stesso modo. Non tutti hanno contatti con altre sfaccettature dell’omosessualità che non siano quelle frivole che di solito propongono i media.