Nessun divieto per le manifestazioni pro-lgbt nella capitale turca, Ankara.
Il tribunale locale ha accolto l’appello del gruppo lgbti+ turco “Kaos GL” contro il ban posto dal Governo di Ankara del novembre 2017, che aveva disposto il diniego di ogni attività propagandistica lgbt nel territorio della capitale per questioni di “moralità pubblica” e “sensibilità sociale“. A seguito del primo appello, andato a vuoto, dello scorso novembre, l’Associazione ha chiesto di essere riaccolta in udienza per addurre nuove argomentazioni, che sono state accettate.
Il tribunale, nello specifico, ha dichiarato che “deve essere assicurato un livello maggiore di sicurezza” anziché porre il ban su libere manifestazioni, che non possono essere vietate “neanche in stato di emergenza“: “Invece di negare i diritti e le libertà fondamentali per proteggere la pace sociale, hanno affermato che il gruppo vulnerabile a qualsiasi attacco dovrebbe essere protetto. Si può dire che la Corte abbia stabilito che lo Stato deve proteggere i diritti e le libertà fondamentali di LGBTI +” ha commentato l’avvocato di Kaos GL Hayriye Kara in una dichiarazione.
Grande soddisfazione da parte di Amnesty International, che ha così accolto la notizia da Ankara attraverso il suo portavoce Fotis Filippou, direttore delle campagne per l’Europa ad Amnesty International: “Questa è una giornata importante per le persone LGBTI in Turchia e un’enorme vittoria per gli attivisti per i diritti LGBTI. L’amore ha vinto ancora una volta.” e apre le porte ad un nuovo, storico Pride che, dopo i ban governativi di Istanbul degli ultimi due anni, potrebbe tornare a svolgersi nella capitale turca: “Le persone LGBTI e i loro alleati sono stati scandalosamente e illegittimamente banditi dal tenere eventi LGBTI da novembre 2017. Con la stagione dell’orgoglio che si avvicina il mese prossimo, celebriamo questa significativa sentenza della corte”.
Istanbul Pride 2018
Per quattro anni le autorità cittadine, fortemente influenzate da Erdogan, hanno vietato espressamente che nella città del Bosforo si tenesse il consueto Gay Pride (link qui), per non meglio precisate “ragioni di sicurezza“. Una marcia storica per il mondo musulmano, che per dieci anni è stata un punto di riferimento importantissimo per la comunità lgbt turca (registrando una partecipazione altissima che in alcune edizioni ha sfiorato le 100.000 persone) e nel 2012 ha visto, tra i partecipanti, anche i manifestanti di Gezi Park. Circostanze che hanno preoccupato il regime repressivo di Erdogan: mentre nel 2015 la polizia ha utilizzato cannoni ad acqua per disperdere i manifestanti, dal 2016 il Pride ha subito l’interdizione governativa.
Nonostante questo, il primo luglio dello scorso anno un migliaio di manifestanti hanno occupato alcune vie del centro sfidando la polizia in assetto anti sommossa. Gli arrestati, circa trenta, sono stati rilasciati dopo poche ore (Link qui).
Sarà giunto finalmente il momento per gli amici turchi di tornare a sfilare con le loro bandiere arcobaleno? Ce lo auspichiamo per loro.