6 australiani su 10 si sono dichiarati favorevoli all’adozione dell’istituto matrimoniale anche tra persone dello stesso sesso.
È questo l’esito della consultazione popolare che per due mesi ha lasciato la comunità lgbt australiana col fiato sospeso, e che oggi finalmente produce un risultato netto, incontrovertibile e significativo.
Lo scorso settembre, dopo un’estenuante negoziazione tra associazioni lgbt e organi istituzionali, sono state spedite circa 16 milioni di schede elettorali per un sondaggio consultivo, e comunque non vincolante, che chiedesse ai cittadini australiani di pronunciarsi sul tema.
Una soluzione di ripiego per gli attivisti, che chiedevano un referendum vero e proprio sull’argomento, vincolante per legge (che fosse quindi in grado di modificare la legislazione vigente) e non una consultazione postale sui generis. L’esito è stato comunque schiacciante: quasi l’80% dei cittadini australiani ha inviato la sua scheda e, tra questi, il 61,6% dei votanti si è espresso a favore del matrimonio egualitario.
Adesso la parola spetta al parlamento che dovrà produrre una legge adeguata con un mandato popolare deciso.
“Il verdetto è inequivocabile e praticamente unanime” ha dichiarato il primo ministro conservatore Turnbull “gli australiani hanno votato sì per l’equità, per l’impegno e per l’amore. Ora spetta a noi fare il lavoro che ci hanno chiesto di fare”. L’impegno assunto è di legiferare entro Natale: i principali partiti del Parlamento australiano (che ha una maggioranza conservatrice) hanno comunque già espresso un accordo, di massima, su una nuova legge per i matrimoni gay.
I portavoce dei partiti contrari hanno invece dichiarato che, pur non ostacolando l’adozione della legge (si asterranno), potranno sottoporre all’attenzione del Parlamento degli emendamenti restrittivi.
Pare chiudersi così un lungo e doloroso capitolo per la storia lgbt australiana, cominciato nel 2004 con l’adozione di una forzatura dell’Australian Marriage Act del 1961, che il conservatore John Howard fece modificare la definizione di matrimonio “eccessivamente generica” specificando che questo fosse limitato “all’unione di un uomo e una donna con l’esclusione di tutti gli altri”.
La situazione dei diritti lgbt In Australia è invece diversa a seconda della regione considerata, trattandosi una monarchia federale: in quasi tutto il territorio è vigente una legge sulle unioni civili (civil union, domestic partnership agreement, registered relationship) e, a esclusione del territorio del nord, per un quarto composto da nativi australiani, vi sono leggi ad hoc per l’adozione congiunta dei partner omosessuali e la stepchild adoption (entrate in vigore tra gli inizi del 2000 e il 2016).
L’intero paese, invece, ha particolarmente a cuore la legislazione contro le discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale, tra le più avanzate del mondo sviluppato.