In questo mese sono state tantissime le notizie connesse alla libertà/diritto di manifestare, e questo flusso di notizie costante era sempre legato alla medesima pietra dello scandalo.
Il GAY PRIDE.
Ho letto di tutto sull’argomento, ed ho visto quanta poca conoscenza e voglia di conoscenza vi sia.
Si passa da articoli in cui si strumentalizza ogni singolo elemento, magari ricorrendo anche foto non rappresentative di quella manifestazione, ad articoli in cui la propria idea tutelativa è talmente evidente da far perdere forza a ciò che si scrive.
Le domande che mi sono sempre posta, in ambo i casi, sono state due.
La prima: qualcuno si ricorda che manifestare è un diritto?
La seconda: chi ha paura del gay pride?
La risposta alla prima domanda è stata molto più semplice da trovare rispetto alla seconda.
È palese come l’art. 21 della nostra Costituzione, al pari di molti altri, sia sconosciuto.
Posto che non si insegna più educazione civica, l’ignoranza di alcuni sarebbe anche giustificabile ma di certo non è giustificabile chi, non capendo e non conoscendo, vomita odio cavalcando luoghi comuni.
Cosa dice, effettivamente l’articolo 21 della Costituzione?
“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria [cfr. art.111 c.1] nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili.
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell’autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all’autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s’intende revocato e privo d’ogni effetto.
La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.
Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.”
Art. 21 Costituzione Italiana
Solo la lettura dell’articolo consente di mettere a tacere una delle contestazioni che più spesso vengono mosse nei confronti dei gay pride.
I gay pride non sono contrari al buon costume, ma manifestazioni autorizzate e molto spesso patrocinate da comuni e regioni, ed a ciò si aggiunge che in alcune città vengono effettuati ogni anno.
Appare di tutta evidenza che la contestazione suddetta sia priva di fondamento, anche perché insistere sulla stessa significherebbe affermare che ogni Sindaco, o altro soggetto, che autorizzi, indipendentemente dall’appartenenza politica, sarebbe in realtà compiacente a favorire manifestazioni contrarie al buon costume.
Chi sono i destinatari delle libertà sancite dall’art. 21 Costituzione?
Tutti i cittadini, siano anche stranieri, sia come singoli che in forma collettiva.
Per quali diritti e per quale idee si può manifestare?
Per tutte le opinioni, lo si può fare in qualunque forma e senza limitazione, salvo quella di non pregiudicare i valori costituzionali.
Come mai è così importante manifestare?
La libertà di espressione, tra cui quella di manifestare, è la condizione base per uno sviluppo democratico della società ed anche del singolo individuo.
Vengo, quindi, alla domanda successiva che è diretto corollario della prima.
Visto che i gay pride, al pari di moltissime altre manifestazioni, sono autorizzate e legittime, chi ha paura dei gay pride?
Magari la parola “paura” è forte ma non è utilizzata a caso.
Ogni volta che vedo post di disapprovazione, più o meno velata, sull’argomento mi rendo conto che chi scrive:
1. non ha mai partecipato al pride;
2. non si è mai chiesto perché la manifestazione sia così importante;
3. ricalca sempre le stesse contestazioni.
È mia idea, nonché parte del percorso per essere un buon Avvocato, che si può anche non comprendere l’idea altrui ma occorre rispettarla e se si vuol far capire il proprio punto di vista occorre essere in grado di spiegarlo con rispetto e comprensione.
Io sono un Avvocato, sono una Donna e sono eterosessuale (scritto volutamente in minuscolo), nonostante ciò ho sfilato al Pride anche se mi sono sentita dire, nell’ordine:
1. stai attenta chissà che gente ci sarà;
2. ma ti scambiano per una di loro!;
3. occhio che se lo scopre l’Ordine rischi di avere problemi;
4. si carini, simpatici ma certe cose non dovrebbero farle in pubblico.
Da queste frasi, e per le ragioni elencate in precedenza, ho compreso perché sia ha paura del gay pride e chi ha paura del gay pride.
Si ha “paura” di ciò che non si conosce e di ciò che non si comprende, e la stessa risposta vale per identificare chi ha paura.
Ogni manifestazione pubblica è una manifestazione autorizzata, è espressione di un ideale che in questo caso è di eguaglianza, art. 3 Cost, è rispettosa delle Leggi!
Soprattutto, posso dire che finché ci sarà qualcuno che sarà contrario al gay pride e a ciò che rappresenta, il gay pride rimarrà ed è giusto che rimanga!