L’omofobia non conosce confini geografici. Dobbiamo purtroppo prendere atto dell’ennesima aggressione di stampo omofobico nel nostro paese, questa volta in Trentino, ai danni di una coppia di uomini.
“Una vera e propria aggressione fisica e verbale” come denunciato dal circolo Arcigay locale “a testimonianza della difficile situazione presente anche sul nostro territorio. Una tranquilla passeggiata domenicale di una coppia per le strade della propria città è stata interrotta da violenti insulti, urla e minacce a sfondo omofobo da parte di un gruppo di assalitori“.
Secondo la ricostruzione dei fatti l’aggressione è avvenuta domenica 29 settembre a Mezzolombardo, in pieno centro abitato. La coppia gay, ivi residente, è stata inseguita da un furgone vetrato da cui sono scese alcune persone che hanno inveito contro la coppia con frasi omofobe e minacciose.
Un episodio gravissimo che riflette ancora una volta la tensione di un clima da caccia alle streghe, con episodi di intolleranza dilaganti in tutto il nostro paese e avallati da una cattiva politica, che in virtù dello spauracchio “gender” sta smantellando i finanziamenti per le azioni in contrasto all’omofobia su tutto il territorio nazionale.
Nessun fondo per il contrasto all’omofobia
È quanto accaduto proprio nella provincia di Trento, la cui giunta, un mese fa, ha deliberato la “modifica dei criteri e modalità per la concessione dei contributi e la realizzazione di interventi di educazione, promozione e sensibilizzazione“, a cui è seguita la cancellazione dei fondi per iniziative di contrasto all’omofobia e l’azzeramento dei corsi per promuovere la parità di genere.
Del tutto vani sono stati gli interventi del Comitato Arcigay, che in una ha ricordato quanto “l’omofobia sia un problema presente e tangibile, e la scuola ha un ruolo cruciale“.
“In questo modo – continua Arcigay – la Provincia non può prevenire episodi di questo tipo. Anzi queste decisioni vanno nella pericolosa direzione opposta. Come si può pensare di sconfiggere i ‘mostri’ che l’ignoranza genera, se non si fa nulla per rendere più inclusivo il nostro tessuto sociale e culturale. Il contrasto all’omo/bi/transfobia non può più ricadere unicamente sul lavoro volontario e gratuito dell’associazionismo locale: sono necessari impegno ed interesse anche degli enti pubblici locali, per superare gli slogan ‘copia/incolla‘ e le semplici dichiarazioni d’intenti che, per quanto positive, non trovano poi riscontro nella realtà con azioni vere e proprie“.