Del caso Index e dell’ufficializzazione della dittatura in Ungheria.
(Budapest) L’intera redazione della testata Index si è dimessa in massa dopo che l’ex direttore è stato destituito. In un editoriale dell’ex direttore del giornale ungherese si leggeva di “forti pressioni esterne” e di “volontà di allineamento” di Index. Il licenziamento di Szabolcs Dull è arrivato dolo due giorni fa.
Index era rimasta praticamente l’ultima testata indipendente dello stato magiaro. Viktor Orbàn mal digeriva i contenuti di Index tanto da aver creato una ostracizzazione popolare al sito. Infatti la testata era letta al 85% da IP di altre nazioni per comprendere la situazione dell’Ungheria. Alcuni mesi fa, inoltre , Miklos Vaszily, imprenditore molto vicino a Orbán, ha comprato il 50% delle azioni della compagnia che controlla la pubblicità e i ricavi di Index.
Il leader Orban, compagno di merende di Salvini e Meloni, nell’emergenza coronavirus ha fatto in modo di avere “pieni poteri” su ogni aspetto della repubblica Ungherese. Per quanto sia riuscito a contenere i contagi , ha unito alle normative per la tutela sanitaria anche una serie di leggi che con il Covid19. Spicca l’inasprimento nei confronti delle persone transgender o il controllo statale dei contenuti social dei cittadini.
Negli anni la deriva dittatoriale di Budapest ha creato non pochi problemi ai paesi membri della UE. Nella crisi migratoria Siriana, Orbàn fece costruire chilometri di recinzioni spinate sparando a vista sui profughi.
Inoltre i precedenti in Ungheria sulle limitazioni alla libertà di espressione sono ormai numerosi: nel 2016 era stato chiuso il più grande giornale ungherese, Nepszabadsag, acquistato da un oligarca alleato di Orbàn. Due anni prima Origo, importante sito web di informazione, era stato venduto ad una società di media collegata al partito Fidesz, con la sua linea politica immediatamente diventata filo-governativa.
Nonostante questo da Bruxelles non sono state ancora previste sanzioni al dittatore Viktor Orbàn. La possibile causa di questa mancanza muscolare della commissione europea è l’intensificazione della delocalizzazione di moltissime industrie ed imprese nella nazione magiara.
I diritti dei cittadini ungheresi calpestati dal sistema economico.
La reazione avvenuta nelle scorse ore ha sicuramente destabilizzato Orbán e Vaszily. Oltre 80 giornalisti di Index si sono dimessi come gesto di solidarietà nei confronti dell’ex direttore. Poche ore dopo alcune migliaia di persone si sono riunite sotto la sede della presidenza ungherese per chiedere libertà di espressione per i media.
Le dimissioni degli 80 redattori di Index devono essere un monito per la comunità internazionale. Un gesto così clamoroso non deve lasciare nell’indifferenza i cittadini della comunità europea e del mondo.