In un precedente articolo della rubrica BL Legalità avevamo accennato alla volontà di parlare di Elisa in maniera diversa da come sino ad oggi è stato fatto.
Della speranza di poter raccontare di lei, di quali fossero i suoi sogni e del tipo di ragazza che era.
Potreste chiedervi il perché di questa scelta, molti potrebbero dedurre che dipende dal già accennato rapporto di amicizia di chi scrive con la cugina di Elisa; in realtà non si ha la volontà di compiacere un’amica. Lo scopo di questo articolo e della volontà di far conoscere Elisa è diverso ma sarà chiaro ed enunciato solo alla fine.
Parlando di Elisa ci sono state alcune lacrime, da parte di Patrizia, la cugina di Elisa, e da parte mia, ma soprattutto sorrisi, tanti sorrisi.
Perché anche oggi Elisa regala un sorriso anche solo a pensarla.
Elisa ha studiato a Pisa e mentre si trovava lì prese con sé Zara, perché uno dei sogni di Elisa era diventare un’educatrice cinofila. Questo suo sogno è rimasto vivo anche se nella vita ha fatto tanti diversi lavori, proprio come capita a tanti altri ragazze e ragazzi.
Elisa ha svolto il lavoro di babysitter, perché ad Elisa piacevano i bambini e con loro ci sapeva fare, pensate che ha fatto da baby sitter, nel periodo in cui ancora studiava, anche ai bambini della sorella di un ex fidanzato. Ha lavorato per la 3 e piano piano è divenuta una responsabile.
Successivamente ha cominciato a lavorare alla Dixie, dapprima nel sottopassaggio della stazione di Santa Maria Novella, e poi è stata trasferita in Via Panzani e da pochissimo le era stato rinnovato il contratto. Il rinnovo del contratto l’aveva riempita di gioia perché questa avrebbe significato potersi dedicare ad una sua altra grande passione, quella dei viaggi.
Ad Elisa piaceva uscire, andare in giro con le amiche, era una ragazza mondana, era diventata vegeteriana in virtù della sua sensibilità verso tutto il mondo animale.
Elisa era una ragazza “tosta”.
Una ragazza che sapeva dire di no, gestire le situazioni e tenere a bada chi le stava intorno. Era una ragazza che amava ridere, era empatica ed anche molto sensibile al malessere altrui.
Proprio questa sua sensibilità, questa sua indipendenza nel momento in cui la storia col suo assassino ebbe termine la portò a cercare una forma di dialogo.
I parenti, gli amici le consigliavano di denunciare, ma lei pensava di poterlo gestire, in fondo le dispiaceva per quel ragazzo. Era consapevole, tuttavia, che qualcosa non andava. L’umanità e la sensibilità di Elisa non l’hanno salvata, lui non ha esitato a picchiarla e dopo ad ucciderla.
Da quel giorno le vite di chi amava Elisa si sono trasformate.
C’è chi sta seguendo un percorso, c’è chi vuole farcela da solo, c’è chi non ha versato una lacrima ed ha avuto un coraggio enorme nell’affrontare tutto quello che succede in una famiglia dopo una tragedia di così grande portata, c’è chi ascolta i cantanti preferiti di Elisa e le manda messaggi pur sapendo che non potrà più rispondere.
Poi accadono cose inspiegabili, come quello che è successo a Zara, il suo cane. Zara ha paura delle scale, eppure quando è andata a dare l’ultimo saluto alla sua padrona, con cui dormiva, le ha fatte.
Il dolore è forse la cosa più personale del mondo, non esiste un modo generico per superarlo, per metabolizzarlo.
Ognuno di noi trova la propria strada e questo perché quando incontriamo persone che come Elisa riempiono la vita di risate, che fanno sentire la propria essenza, queste persone non ci lasciano mai.
Proprio per questo motivo nel raccontare di più che lacrime sono comparsi sorrisi, proprio per questo il sorriso di Elisa sarà inestingubile.
Ed ora, come promesso, vi dirò perché ho voluto parlarvi di lei, anche se non sono riuscita a trasmettervi le sensazioni che ho provato, anche se non sono in grado di spiegare la luce che ho visto negli occhi di Patrizia mentre mi parlava di Elisa.
Elisa, come avete visto, era una ragazza vivace, determinata, sicura di ciò che voleva ed era circondata dall’amore non solo della sua famiglia ma anche dei suoi amici; eppure questo non l’ha salvata.
Vedete io sono Elisa, Patrizia è Elisa come lo siete anche voi.
Quando si incontrano persone che condizionano la nostra esistenza, quando arriva qualcuno che pretende di controllare la nostra vita dobbiamo fare solo una cosa: andare via, salvarsi.
Molte volte quando pensiamo alle vittime di violenza riteniamo che a noi non capiterà mai, che le vittime non hanno avuto forza, che in qualche modo sono state deboli.
Elisa non era cosi eppure è stata una vittima, mi piacerebbe che venisse ricordata non come una vittima ma per come era in vita, che divenisse un esempio ed un monito per aiutare chi si trovasse a vivere una situazione come la sua.
Ringrazio la famiglia di Elisa, ringrazio Patrizia Congiu, ringrazio chi di voi ha avuto la pazienza di leggere tutto l’articolo e chi la ricorderà, e chi veramente la prenderà come un esempio.
Ringrazio, infine, la redazione di BL Magazine che mi ha dato la possibilità di scrivere non da Avvocato, ma da Donna.