Ci sono volute due notti di lavoro e oltre 39 ore di seduta per approvare il provvedimento contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere della regione Emilia Romagna.
33 i voti a favore (da PD, SI e Movimento 5 stelle), 10 quelli contrari (Lega, FI e FdI) e un risultato che, seppure storico, traccia un solco tra la comunità lgbt e lo stesso PD, il quale ha dovuto cedere alle insistenze della minoranza cattolica per il passaggio sulla maternità surrogata.
Una legge regionale dalla gestazione lunghissima, biblica, nata addirittura in seno all’amministrazione Errani conclusa nel 2014 e portata finalmente a termine a pochi mesi dalle elezioni regionali del prossimo autunno, dopo un apro dibattito consiliare mandato avanti a oltranza dall’ostruzionismo di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. Qui il nostro precedente articolo.
Il nuovo testo
Oltre 1500, infatti, gli emendamenti presentati al testo dalle opposizioni, che negli ultimi tempi hanno visto nella vicenda di Bibbiano un motivo in più per contrastare la legge.
Una delle aggiunte al testo originario, voluta anche dal PD, è contenuta nell’articolo 12, dove si legge: “La Regione non concede contributi ad associazioni che nello svolgimento delle proprie attività realizzano, organizzano o pubblicizzano la surrogazione di maternità“. Decisione non apprezzata dalle 29 associazioni lgbt locali (tra cui Komos e Famiglie Arcobaleno) che in una nota congiunta hanno dichiarato “Non sono state accolte le nostre richieste di eliminare ogni riferimento alla pratica della Gpa, in nessun modo correlata alla legge in discussione. L’uso strumentale di questo tema lede ancora una volta le famiglie Lgbt e risulta un compromesso inaccettabile in una legge come questa”.
La legge regionale contro l’omotran-sfobia nasce per contrastare la violenza contro le persone gay, trans, lesbiche, bisessuali, queer, intersessuali. Trattandosi di una legge regionale non può introdurre nuovi reati, pertanto si limita ad agire sulle materie di competenza della regione, in particolare supportando le associazioni di stampo lgbt nelle campagne di sensibilizzazione contro il bullismo di matrice omofobica e nell’istituzione di centri d’ascolto per le vittime di discriminazione.
Immediata l’esultanza di Vincenzo Branà, presidente del Cassero Lgbti Center, che ha commentato su Facebook l’agognata approvazione «È Fatta! Abbiamo una legge regionale per le meravigliose creature – di ogni genere e orientamento – che abitano e attraversano l’Emilia-Romagna. Grazie a tutte le persone che ci hanno creduto e che si sono battute per ottenerla. Qualche giorno fa non aveva celato la sua amarezza aulle modifiche al testo, dichiarando che “Non è la che avrei voluto, ma è la migliore possibile“.
foto copertina: Vincenzo Branà