“La nostra società ha dei principi morali. E viviamo secondo questi principi sul comportamento delle persone. Ciò significa che la legge è rispettata e la legge è obbedita“.
Fanno rabbrividire le parole del Ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif, che pochissimi giorni fa, in una conferenza stampa tenuta in Germania, ha risposto alle domande di un giornalista tedesco che chiedeva la ragione delle esecuzioni dei cittadini omosessuali nel suo paese.
Omosessualità in Iran: il punto
Parole tanto crudeli quanto feroci, che non lasciano spazio all’interpretazione. L’omosessualità è considerata una condotta immorale in Iran, e la sodomia è un crimine punibile con la morte sin dalla rivoluzione del 1979.
Le associazioni internazionali a difesa dei diritti umani controllano periodicamente la situazione della comunità LGBT+ nel Paese, che dai report diffusi appare davvero scoraggiante.
Nell’aprile 2017, la polizia avrebbe arrestato 30 uomini durante un evento nella provincia di Isfahan, accusandoli di “sodomia, alcol e droghe psichedeliche“. E sarebbero più che frequenti le irruzioni in case private col fine di arrestare cittadini sospettati o colpevoli di attività omosessuale, che vengono trattenuti in carcere a tempo indefinito e, molto spesso, torturati dagli agenti in attesa del processo.
Human Rights Watch ha condannato con fermezza le illegittime intrusioni, nelle vite dei cittadini iraniani, delle forze di polizia locali, che godrebbero di ampi poteri concessi dalle autorità per far rispettare i “codici di moralità” predisposti dalle autorità iraniane. Poteri che si tramuterebbero, il più delle volte, in abusi di ogni tipo ai danni dei più deboli.
“Quando la polizia abbatte regolarmente le porte di un’abitazione per far rispettare uno standard di moralità, significa che è stato oltrepassato il confine per invadere la privacy delle persone in qualsiasi momento”, ha detto Joe Stork, direttore per il Medio Oriente di Human Rights Watch. “Il sistema repressivo dell’Iran di controllare l’abbigliamento, il comportamento e le vite personali delle persone viola i diritti fondamentali“.
Il rigido codice morale vigente nel paese prevede anche che si possa essere arrestati semplicemente per aver bevuto alcool (vietato dalla religione musulmana) o per aver indossato abiti del sesso opposto. La pena può consistere in punizioni corporali come frustate e multe da 10 milioni a 50 milioni di riyal (US $ 1.000-5.000).
Omosessualità in Iran: la sharia
La sharia regola (e punisce) tutti i casi in cui vi siano contatti fisici tra persone dello stesso sesso. In particolare:
Articoli. 114-119: la “sodomia” tra adulti consenzienti è punita con la morte. Il metodo di esecuzione è scelto dal giudice della sharia.
Articoli 121,122: il massaggio o sfregamento delle cosce o delle natiche commesso da due uomini è punito da 100 frustate: alla quarta infrazione, la punizione è la morte.
Articoli 123 e 124: se due uomini “stanno nudi uno sull’altro senza nessuna necessità” sono puniti entrambi fino a 99 frustate e se un uomo “bacia un altro con lussuria” la punizione è di 60 frustate.
Articoli: 127-130: atti di lesbismo tra donne adulte sono puniti da 100 frustate e dopo la quarta infrazione, la punizione è la morte
Dura vita anche per i transgender
Ma anche lì dove la legge si pone a tutela diritti acquisiti come la transizione di genere (che nel mondo musulmano gode di un certo valore religioso, come abbiamo visto nel caso del Pakistan), le convenzioni del machismo imperante e le gravi problematiche legate al ruolo della donna configurano un forte limite all’accettazione delle persone transgender nella società iraniana.
Nel 2018, un report di Human Rights Watch ha tracciato un quadro piuttosto inquietante sulla situazione dei transessuali in Iran, che subirebbero regolarmente violenze e pestaggi anche in famiglia, per poi essere ripudiati e rinnegati.
Il percorso di transizione sessuale in Iran è legale e garantito dal sistema sanitario nazionale. Sono trascorsi trent’anni da quando è stata rilasciata una fatwa (cioè una dispensa vincolante dell’autorità religiosa sciita) a favore degli individui transessuali, che ne chiedeva l’accettazione della comunità, ma molte donne trans sono costrette a vivere isolate in piccoli quartieri ai margini delle città.
Solo un anno fa, ha suscitato scalpore e indignazione un video girato in una città iraniana da un’attivista femminista, diventato poi virale, in cui una donna transessuale veniva aggredita nell’indifferenza della polizia.
Nel video, si sente una donna invitare il poliziotto in auto ad intervenire, chiedendo se sta ignorando l’attacco perché è trans ma ottenendo, per tutta risposta, spallucce e indifferenza.
Ciò che fa più male è il silenzio dell’occidente di fronte a violazioni reiterate dei più elementari diritti umani. Soprusi e umiliazioni di cui dovremmo farci carico, per dialogare e raccontare un mondo in cui nessuna legge possa essere al di sopra della libertà di amare o di essere ciò che si desidera.
Fonte: Pinknews