Con una risoluzione, il Parlamento europeo ha condannato il fallimento dei governi dell’UE nel rispettare i diritti di residenza e benefici dei partner dello stesso sesso all’interno di tutti i paesi dell’Unione.
Un testo approvato da 387 deputati (con 161 contrari e 123 astenuti) dispone che i matrimoni e le unioni registrate in uno Stato membro debbano essere riconosciuti in tutti gli altri, cosa che al momento non accade automaticamente.
La risoluzione è stata presentata in risposta all’eterogeneo scenario di politiche applicate nei confronti delle persone lgbt in tema di diritto di famiglia, e al mancato ottemperamento, da parte di alcuni Stati membri, delle recenti sentenze della Corte di giustizia europea (CGUE), arbitro del diritto dell’UE.
Sei Stati membri dell’UE non prevedono alcun riconoscimento legale
Tra i 27 Stati membri dell’UE, sei nazioni non prevedono alcuno strumento di riconoscimento delle coppie omosessuali: Bulgaria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Slovacchia (in Ungheria possono essere contratte le unioni civili dal 2009).
A seguito di una sentenza della Corte di giustizia europea nel 2018, in una causa intentata contro le autorità rumene da Adrian Coman e suo marito, Claibourn Robert Hamilton, i governi dell’UE sono obbligati a rispettare almeno i diritti di residenza dei coniugi dello stesso sesso che sono stati sposati in uno Stato dell’Unione.
Nonostante questo intervento, secondo un report del Parlamento europeo, la sentenza non ha portato a un cambiamento di politica da parte delle autorità rumene, che devono ancora rilasciare ad Hamilton il permesso di soggiorno ancora tre anni dopo la sentenza. Per contro, ben 12 Stati membri concedono il diritto di soggiorno a un coniuge omosessuale ma senza allegare il nome “coniuge”, status riservato a chi ha contratto il matrimonio eterosessuale.
Complicazioni
In generale, il mancato riconoscimento del matrimonio tra persone dello stesso sesso ha creato ostacoli alla richiesta di accesso al diritto alla pensione, alla concessione di un’assicurazione sanitaria congiunta e alla successione negli affitti. Difficoltà ancora maggiori sono riscontrate dalle famiglie omogenitoriali legalmente riconosciute in uno Stato membro che hanno visto mutare il loro stato legale semplicemente attraversando la frontiera.
Si dice che le difficoltà siano ancora maggiori per le coppie dello stesso sesso che sono genitori legali in uno Stato membro ma che non vengono riconosciute come famiglia lì dove il diritto interno ne esclude l’esistenza.
Su questo punto, pendono dinanzi alla Corte europea dei diritti dell’uomo due cause in cui coppie omosessuali sposate all’estero si sono viste negare la registrazione del loro matrimonio in Polonia, sulla base del fatto che ciò sarebbe contrario ai “fondamentali principi del diritto polacco”.
I matrimoni non sono riconosciuti in Polonia “per alcuno scopo legale”, il che significa che i diritti riservati ai coniugi eterosessuali sono preclusi alle coppie omosessuali.
La risoluzione dei deputati ha invitato la Commissione europea a “garantire che tutti gli Stati membri dell’UE rispettino la continuità del diritto per quanto riguarda i legami familiari dei membri delle famiglie arcobaleno che si trasferiscono nel loro territorio da un altro Stato membro“.
Fonte: The Guardian