Il 5 dicembre (il quinto tra i Ten Days of Human Rights) cade la Giornata Internazionale del Suolo, ricorrenza nata nel 2014 dalla Food and Agricolture Organization (FAO) delle Nazioni Unite (ONU).
Tra i suoi vari obiettivi, questa giornata nasce per far prendere consapevolezza del suolo, della sua importanza, ma soprattutto di come tutelarlo dallo sfruttamento eccessivo
Il consumo di suolo
Prima di tutto, cosa si intende con consumo di suolo? In generale si intende il processo umano che prevede la progressiva trasformazione di terreno naturale (o agricolo) in terreno con strutture e infrastrutture, e dove si presuppone che il ripristino allo stato originale sia difficile, se non impossibile, da realizzare.
Tutto questo è correlato allo sviluppo della civiltà umana durante i secoli, ma solo dal ‘900 in avanti l’impronta urbana e lo sviluppo di città hanno portato a un consumo di suolo così elevato da portare molti problemi che stiamo riscontrando oggigiorno, in modo elevato: crolli, terremoti, maremoti, inondazioni, tempeste….
Come si correlano tutti questi elementi?
L’equilibrio tra suolo e ambiente
È opportuno tenere in considerazione la complessità di funzioni ambientali che il suolo svolge, l’artificializzazione dei suoli ha almeno quattro grandi effetti negativi, o esternalità, a carico della società e dell’ambiente:
- frammentazione del paesaggio con conseguenze su flora/fauna, ecosistemi, assetto idrogeologico;
- danneggiamento in senso socio-culturale, poiché il paesaggio è anche percezione umana ed identità culturale;
- depauperamento della qualità sociale dal momento che questa forte frammentazione porta sovente alla creazione di aree isolate/emarginate;
- aumento dei costi di urbanizzazione e fornitura dei servizi. Secondo un recente studio americano volto a stimare i costi dell’urban sprawl, le aree a crescita incontrollata rispetto a quelle a crescita pianificata portano a costi economici di realizzazione, e di fornitura dei servizi significativamente maggiori.
Considerando questi quattro punti, è automatico pensare che il consumo di suolo intensivo porta più danni che benefici. Ecco perché si sta lavorando per l’ottimizzazione del consumo e dello spazio, o almeno in teoria.
Il consumo di suolo in Italia
In Italia le “colate di cemento” non si sono fermate neanche con la pandemia: nel 2020, stato impermeabilizzato il 7,11% del territorio (6,76% nel 2006) ad un ritmo di 2 mq al secondo e ogni italiano ha “a disposizione” circa 360 mq di cemento .
Questo il quadro descritto dall’edizione 2021 del rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” realizzato dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), in un lavoro congiunto dell’ISPRA insieme alle Agenzie regionali.
Questo inarrestabile consumo di suolo ha anche un costo economico: tra 81 e 99 miliardi a causa della perdita dei servizi ecosistemici che si potrebbe registrare da qui al 2030.
Il consumo di suolo in Italia, nel 2021, ha portato alla copertura artificiale di altri 56,7 km2, ovvero, in media, più di 15 ettari al giorno.
Tali superfici sono sostituite da nuovi edifici e infrastrutture. La crescita delle superfici artificiali solo in parte è stata compensata dal ripristino di aree naturali, pari quest’anno a 5 km2, dovuti al passaggio da suolo consumato a suolo non consumato (in genere grazie al recupero di aree di cantiere o di superfici già classificate come consumo di suolo reversibile). In aggiunta, si deve considerare che 8,2 km2 sono passati, nell’ultimo anno, da suolo consumato reversibile, a suolo consumato permanente, sigillando ulteriormente il territorio italiano.
L’incremento maggiore di consumo del suolo si è registrato in Lombardia, che torna al primo posto tra le regioni con 765 ettari in più in 12 mesi, seguita da Veneto (+682 ettari), Puglia (+493), Piemonte (+439) e Lazio (+431).
Per un futuro più sostenibile
In Europa si è preso atto che dobbiamo agire con urgenza e che “è deplorevole che l’UE e i suoi Stati membri non siano attualmente sulla buona strada per rispettare i loro impegni internazionali ed europei relativi al suolo e ai terreni”. Il Parlamento europeo ha invitato esplicitamente la Commissione a prevedere “misure efficaci in materia di prevenzione e/o riduzione al minimo dell’impermeabilizzazione del suolo, al fine di conseguire l’obiettivo di non degrado del territorio entro il 2030 e di occupazione netta di suolo pari a zero al più tardi entro il 2050, con un obiettivo intermedio entro il 2030, per raggiungere un’economia circolare, nonché a includere il diritto a una partecipazione e consultazione effettive e inclusive del pubblico riguardo alla pianificazione dell’uso del territorio e a proporre misure che prevedano tecniche di costruzione e drenaggio che consentano di preservare quanto più possibile le funzioni del suolo, laddove sia presente l’impermeabilizzazione del suolo”.