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La riforma europea del copyright: cos’è e perché riguarda tutti gli utenti.

- 19/09/2018


In data 12 Settembre 2018 l’Europarlamento ha approvato la proposta di riforma del copyright. Parte così l’iter per l’approvazione definitiva che dovrà necessariamente passare dal Consiglio Europeo.

Questa notizia è passata del tutto inosservata ed ha destato preoccupazione solo in alcuni ambienti. Scopriamo insieme perché.

Tale reazione è più che giustificabile in quanto un normale utente, che si limita ad utilizzare facebook o youtube, potrebbe dedurre che una eventuale riforma del copyright non lo riguardi.

In realtà, se la proposta dovesse divenire definitiva gli effetti ricadrebbero su tutti.

Cosa dice la riforma

Questa proposta cerca di offrire tutela al diritto di autore, che ad oggi viene ancora ad essere tutelato con la Legge 22 Aprile 1941 n. 633: stante l’anno della sua approvazione, la legge ovviamente non tiene conto di tutte le evoluzioni che si sono avute soprattutto con l’avvento dell’era digitale.

Sebbene nel 2001 sia stata emanata una direttiva europea con lo scopo di aggiornare la normativa nazionale, andando ad integrarla, anche questa direttiva non fu ritenuta adatta alla nuova realtà digitale.

Analizzando la nuova proposta emerge che il diritto di autore non tutelerà più solo l’autore, ovvero il diritto di proprietà intellettuale, e gli editori che, ognuno in modo differente, operava per mettere l’opera a disposizione degli utenti finali ma anche numerose figure che solo “recentemente” sono nate.

Si fa riferimento a tutti coloro i quali operano sul web come ad esempio, a titolo esemplificativo e non esaustivo, gli influencer, i web editor oppure i copywriter, e chiunque abbia la possibilità di diffondere l’opera proprio come prima faceva l’editore.

Particolare importanza assumono, quindi, l’articolo 11 e l’articolo 13.

L’articolo 11, infatti, prevede un nuovo diritto in favore degli editori di pubblicazioni giornalistiche, al fine di ottenere un compenso per l’utilizzo digitale dei pezzi dai medesimi editati, mentre l’articolo 13 prevede che le piattaforme on line, come ad esempio Youtube, sarebbero obbligate a porre in atto misure idonee a monitorare i contenuti, per garantire la remunerazione del diritto d’autore.

Il timore che è stato generato da questi articoli è che la diffusione di contenuti possa essere sottoposta al pagamento e che piattaforme come Youtube, oltre che a monitorare, siano anche costrette a pagare una somma per la diffusione delle immagini e dei contenuti.

La stessa pretesa di pagamento, almeno in via ipotetica, potrebbe essere avanzata nei confronti di chiunque divulghi un contenuto anche semplicemente aggiungendo un link ai propri post su Facebook. L’effetto, se questi timori dovessero essere fondati, coinvolgerebbe praticamente chiunque.

Ad oggi, tuttavia, quelle che abbiamo esposto sono solo ipotesi e soprattutto non possiamo avere certezza che la proposta venga ad essere approvata, anche perché i singoli Stati membri dovrebbero successivamente preoccuparsi del rispetto della direttiva e della sua applicazione.

Il Parlamento Europeo


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Non faccio l'Avvocato ma lo sono. Calabra di nascita e "fiorentina" per adozione.

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